ANNA LONGHI – IL RICORDO – È morta venerdì pomeriggio Anna Longhi, caratterista e attrice, la mitica “buzzicona” di Alberto Sordi. Un monumento alla comicità e al sano cinismo del popolo romano. Se n’è andata giovane, a 76 anni, per le complicazioni insorte dopo un infarto.
Anche nel finale di partita segnata dalla sua taglia extra large, infatti, c’è l’impronta della sua abbondanza vissuta con simpatia e felicità, fino all’ultimo. Ho avuto il piacere di conoscerla e lavorare con lei, all’inizio di uno dei contenitori popolari della tv, Mattino 5, quando mi occupai dello start-up di quella trasmissione.
Anna era esattamente quello che appariva in tv: una ex sarta che si considerava miracolata da un pigmalione di eccezione, Alberto Sordi. Lui, Albertone, l’aveva tirata su dal baraccone del cinema e ne aveva intuito le potenzialità comiche ed espressive, facendole interpretare sua moglie. Ve la ricordate? La venditrice di ortaggi al mercato, moglie di Remo-Sordi, che riceve dai figli, ormai acculturati ed evoluti, un programma di vacanze intelligenti (“Ma noi non le abbiamo mai fatte le vacanze…”) che comprende una visita alla Biennale di Venezia, dove la stessa Longhi viene scambiata per un pezzo di arte contemporanea… Resta una delle sequenze più esilaranti della commedia brillante italiana.
La Longhi era diventata, col tempo, un personaggio davvero pop, e portava nei salotti televisivi il punto di vista popolano e saggio di una cultura romana ancorata con semplicità e ironia ai valori di sempre. Criticava i tradimenti e la leggerezza di tante ragazze di oggi, predicava fedeltà ai mariti, fulminava con le sue battute geniali chi cercava di farla sentire inferiore o arretrata magari perché sovrappeso e di origine umile.
Smontava con immediatezza la prosopopea di tanti piccoli borghesi del piccolo schermo… Con lei se ne va l’ultima maschera di una dinastia di donne romane che hanno fatto la storia della commedia all’italiana, a cominciare dalla mitica Sora Lella, sorella di Aldo Fabrizi, e indimenticabile nonna di Carlo Verdone.