«È il nichilismo, l’ospite inquietante», commenta Marida Lombardo Pijola, giornalista, scrittrice e opinionista intervistata da IlSussidiario.net, citando il filosofo Umberto Galimberti. Quel nichilismo che “si aggira tra i giovani, penetra nei loro sentimenti, confonde i loro pensieri, cancella prospettive e orizzonti, fiacca la loro anima, intristisce le passioni rendendole esangui”. «Si tratta di alcuni dei nostri figli. Non tutti, solo alcuni e si tratta di fenomeni trasversali rispetto al ceto sociale e all’area geografica, perché avvengono prima di tutto sul web», continua l’autrice del best-seller “Ho dodici anni, faccio la cubista, mi chiamano Principessa – Storie di bulli, lolite e altri bimbi” e del recente “Facciamolo a skuola – Storie di quasi bimbi”: «Internet è diventato il luogo della loro vita parallela, ma soprattutto della loro formazione sia alla sessualità che più in generale alle priorità della vita. Una formazione orizzontale, in un mondo in cui gli adulti sono tagliati fuori anche per loro colpa, perché non hanno saputo comprendere l’importanza di questo strumento».



Nel suo ultimo libro, Marida Lombardo Pijola esplora il mondo dei giovanissimi e del “fast sex”, svendere il proprio corpo in cambio di piccoli favori: «Per combattere la noia, per non pensare, per fuggire, per aumentare sempre di più il livello dell’emozione, del rischio, della provocazione, della sfida alla vita». Sempre su internet viene definito il “fast sex”, come “una tra le tante modalità di fare sesso” e che “i luoghi ideali del fast sex sono posti e situazioni insolite, che servono a creare l’effetto sorpresa, luoghi quindi dove non lo si pratica solitamente”. Come, per esempio, la scuola: «Dai luoghi “tipici” delle trasgressioni come le discoteche – continua Marida Lombardo Pijola – si è passati all’interno delle scuole. Sempre più stremate, provate dai tagli, insegnanti demotivati e una svalutazione complessiva del concetto di cultura. La scuola è a portata di mano, dove i ragazzi passano gran parte della giornata. È diventato un luogo, o un non-luogo, in cui i giovani applicano le loro regole di vita, prevaricando quelle che provengono da formatori che non sono più in grado di colpire il loro cuore, il loro cervello, e che fanno finta di non vedere. E se segnalano ai genitori quello che sta accadendo, si trovano spesso davanti a un rifiuto categorico di prendere atto della realtà dei fatti».



Cosa spinge un “quasi bimbo” a vendere il proprio corpo?

Il fenomeno che racconto riguarda la fascia formata dai preadolescenti, o quasi bambini. Si vendono per poco perché pensano che sia giusto così, senza percepire i rischi che corrono e le conseguenze che questo potrà avere sulla loro identità, la loro sessualità e la loro vita, ma è altrettanto grave il fatto che ci siano anche ragazzi tra i 12 e i 14 anni che decidano di comprare. È arrivato loro questo messaggio prima dalla televisione, dal mercato e ora dal Web e dalla cronaca. Hanno appreso che vendendo il loro corpo si possono acquisire vantaggi di varia natura e non è presente da parte del mondo dei formatori e dei genitori un sufficiente grado di mediazione e di indignazione che possa fare da filtro e indicare questi modelli come pericolosi e fuorvianti.



Che fattori vengono a mancare?

Manca tutto, galleggiano in un vuoto di passioni, di progetti, di speranze sul futuro e in questo vuoto i messaggi che ricevono su come trovare e affermare la propria identità e conquistare il “successo”, si dilatano e diventano quasi coercitivi, non solo attraverso il web, ma attraverso una particolare forma di conformismo per cui bisogna essere tutti uguali, la diversità non è un valore e chi si differenzia viene escluso dal gruppo.

A Roma sono da poco entrate in vigore le cosiddette “ordinanze anti-sballo”. Cosa ne pensa?

Il fatto di essere più attenti e accorti nel controllo è sicuramente un bene, ma non credo che il problema si risolva con le politiche restrittive. Le soluzioni richiedono innanzitutto la capacità di capire perché buona parte di una generazione senta il bisogno di mettersi in fuga da sé stessa, dalla realtà e dal futuro con queste abitudini e questi rischi. E dopo aver capito perché, bisogna cercare di recuperare il loro entusiasmo, la loro progettualità sulla vita e recuperare un ruolo che non siamo stati capaci di avere come formatori. Non è giocando a guardie e ladri che si risolve il problema.

Allora come si può risolvere?

Io ho una mia idea che è quella dell’esempio, che può sembrare banale ma non lo è. Questi ragazzi riusciranno a cambiare solo se il mondo di adulti che lo circonda, che va dalla scuola alla famiglia come anche alla politica, sarà in grado di proporre altre strade in maniera persuasiva attraverso l’esempio, il carisma e progetti concreti. Immagino una specie di metamorfosi sociale di questi soggetti opachi, incapaci di indicare la direzione ai ragazzi, che alla fine se la trovano da sé.

Come viene vissuto da questi ragazzi il rapporto con la propria vita?

C’è sempre più il desiderio di aumentare l’emozione, per esercitare quello che sembra l’unico potere che abbiamo sulla vita: sfidarla e pensare “vediamo se sopravvivo”. C’è una grande disaffezione alla vita, alla salute, per la mancanza di “lezioni di felicità”: come si fa a essere felici, a cosa serve la vita, come si può manipolare e orientare per sfruttarla per quel bene prezioso che è. Se queste lezioni non arrivano e se la vita è un vuoto, in qualche modo perderla diventa un’ipotesi accettabile. Questo è anche confermato dall’aumento dei suicidi, ma soprattutto dall’aumento dell’elogio al suicidio. Ne parlo molto anche nel libro e spesso ho anche trascritto fedelmente l’elogio di questi ragazzini nei confronti del suicidio, come se fosse la soluzione, e addirittura forniscono indicazioni pratiche su come realizzarlo.

Come vede il futuro?

Non sono ottimista e ho paura. È per questo che continuo a scrivere libri e a raccontare quello che sta succedendo. Lungo il percorso che questi ragazzini in età sempre più precoce stanno intraprendendo verso il niente, l’adulto deve essere in grado di proporre delle strade alternative, carismatiche e persuasive per far capire che è possibile vivere in un altro modo e che il successo non è questo, ma è un altro e può identificarsi con i propri sogni e la propria vita. Se non accadrà nulla di questo temo che la deriva sarà irreparabile, degli adulti prima ancora che dei ragazzi.

(Claudio Perlini)

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