«Riguardo a “Roma Capitale” non c’è ancora una convergenza tra Comune, Provincia e Regione. Per questo sono stato al Consiglio regionale del Lazio e ho consigliato a tutti di lavorare a un’intesa, utilizzando uno strumento snello come quello del decreto legislativo». Il Presidente della commissione parlamentare bicamerale per l’attuazione del Federalismo fiscale, Enrico La Loggia, fa il punto con IlSussidiario.net sullo stato dell’arte della riforma federale a Roma. «Il tempo stringe, ma si può ancora approfittare della proroga di sei mesi, dal 21 maggio 2011, assegnata per l’esercizio della delega al governo per l’attuazione dei diversi decreti, l’ultimo dei quali dovrebbe essere proprio quello relativo a “Roma Capitale”».



Perché l’intesa è così difficile da raggiungere secondo lei?

Roma Capitale va oltre i poteri, le funzioni e i compiti che normalmente vengono assegnati ai comuni. Di conseguenza questo comporta una diminuzione dei poteri della provincia e della regione. Rinunciare a qualcosa, lo capisco, è sempre un dispiacere. Bisognerebbe però tenere presente che se riuscissimo a rendere più efficienti i servizi ai cittadini sarebbe un successo per tutti.  



Prima di iniziare la riforma federale secondo lei sarebbe stata utile una razionalizzazione istituzionale, eliminando ad esempio le province?

In linea teorica certamente sì. Ci sono troppe piccole province, così come vi è un enorme numero di piccolissimi comuni: 5.600 sono al di sotto dei 5.000 abitanti. In questi luoghi abitano 12 milioni di persone, circa il 20% della popolazione italiana, in larghissima parte sprovvisti di Lep e Lea, i livelli essenziali minimi in termini di prestazioni e assistenza. Proprio per questo, su mia iniziativa, è stata approvata una modifica secondo la quale a questi piccoli comuni viene assegnato il 20% in più dal fondo di riequilibrio.



Ad ogni modo, prima faceva riferimento a un miglioramento dei servizi per i cittadini. Quali saranno gli effetti concreti che gli abitanti di Roma potranno avvertire grazie a Roma Capitale, visto che per molti ad oggi rappresenta poco più di una sigla?

Da un lato aumenteranno le funzioni e i compiti aggiuntivi rispetto a ciò che può fare oggi il Comune di Roma, dall’altro diminuirà la tassazione statale. Di conseguenza i cittadini pagheranno, nel totale, meno tasse, mentre la loro città avrà più risorse. Gli effetti positivi di questa cambiamento si rifletteranno sui servizi, la mobilità, la raccolta dei rifiuti, ma anche su una migliore fruizione dei tantissimi beni archeologici e artistici che questa città contiene. A questo proposito si potranno predisporre manutenzioni indispensabili che creeranno ulteriore sviluppo e lavoro.

L’Atac sta attraversando un momento di grave difficoltà. Roma Capitale potrà contribuire secondo lei anche a favorire una gestione virtuosa delle municipalizzate?

Nell’ambito nella nuova fiscalità municipale ci sarà una maggiore responsabilità degli amministratori a fronte di una possibilità di avere tributi in più. Con più risorse e meccanismi di responsabilità e controllo potrà migliorare certamente anche la gestione delle municipalizzate.

Tornando alle tempistiche, come si inserisce “Roma Capitale” nel quadro delle scadenze complessive della riforma federale?

Abbiamo appena concluso il decreto sugli incentivi al Sud e la perequazione infrastrutturale, un passaggio estremamente importante perché permette finalmente di utilizzare un’enorme quantità di risorse che le regioni non hanno utilizzato. Per intenderci stiamo parlando di circa sette miliardi di euro e in un momento come questo non possiamo permetterci di sprecare una cifra simile.
Abbiamo poi all’esame il decreto sull’armonizzazione dei bilanci, per poter meglio controllare come le risorse vengono utilizzate. Allo stato attuale, infatti, esistono modelli diversi che rendono estremamente complicata una comparazione. Subito dopo passeremo al decreto premi e sanzioni: scioglimento dei consigli, commissariamento, ineleggibilità assolute, denunce automatiche alla Corte dei conti. Insomma tutte quelle sanzioni necessarie a far sì che le cose cambino davvero…

Dopodiché sarà il momento di Roma Capitale?

Esatto. L’obiettivo deve essere quello di consentire al governo di emanare il proprio decreto al più tardi entro il 30 giugno. Suggerisco a tutti di fare il possibile per raggiungere un accordo entro quella data. Ulteriori ritardi rischiano di toglierci questa grande opportunità.

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