Sessanta milioni di investimento in tempi di anoressia finanziaria pubblica sono di per sé una notizia. Se poi tanti quattrini finiscono per finanziare politiche rivolte alle famiglie, la notizia è ancora più significativa. Questa volta l’annuncio viene dalla Regione Lazio, confermando una vocazione antica delle istituzioni regionali, da sempre avanguardia innovativa sul fronte del welfare rispetto a uno Stato centrale che, oggi come ieri, non pare avere il coraggio necessario per ribaltare antichi paradigmi anti famigliari nelle politiche sociali.
Il Presidente Renata Polverini ha annunciato il Piano famiglia, un complesso di interventi che comprende un bonus bebè (500 euro) per tutti i nuovi nati di famiglie a reddito medio-basso, un robusto finanziamento (circa 35 milioni) per costruire nuovi asili con modalità innovative o per abbattere le tariffe di quelli esistenti, una significativa spinta alla diffusione delle Tagesmutter (le “mamme di giorno” di derivazione germanica, già sperimentate in varie zone del Paese), un servizio di supporto domiciliare per le neo mamme, interventi di regolazione e formazione per le badanti), interventi per sostenere i padri separati in difficoltà economica. Contestualmente, l’annunciata riforma complessiva delle politiche sociali introduce anche il “Quoziente Lazio”, finalizzato a un calcolo più equo delle tariffe per far contare maggiormente i carichi di cura presenti all’interno del nucleo.
Il Presidente Polverini ha rimandato l’approvazione del Piano a dopo l’estate, quando potremo capire meglio le modalità di attuazione di ogni intervento. Siamo comunque di fronte ad un Piano quantitativamente e qualitativamente rilevante, utile a colmare almeno parzialmente le profonde lacune che il sistema di welfare italiano mostra sul fronte dell’equità orizzontale.
Forzatamente questi interventi riconoscono per altro la famiglia quasi esclusivamente come oggetto delle politiche, finanziando interventi che in buona parte sostengono le famiglie rispetto a costi di servizio (asili, badanti, tagesmutter). Poco o nulla è stato previsto per il riconoscimento della famiglia come soggetto, sostenendola dunque in quanto tale, riconoscendo l’essere famiglia come un valore in sé da promuovere.
È evidente che questa seconda prospettiva può essere raggiunta principalmente sfruttando la leva fiscale. E su questo, come noto, le reiterate promesse avanzate dai governi di centro-destra in questi anni non hanno portato (e con ogni probabilità non porteranno) a nessun avanzamento significativo.
Più coraggio ci si potrebbe aspettare invece sul fronte del riconoscimento della libera scelta tra opzioni esistenziali: ad esempio il sostegno economico alle donne che decidono di avvalersi della maternità facoltativa per poter accudire i figli almeno fino al compimento del primo anno di vita, o l’azzeramento dei finanziamenti diretti ai servizi (soprattutto alle RSA), trasformandoli in buoni/voucher utilizzabili dalle famiglie anche per mantenere l’anziano al proprio domicilio.
Questa è la vera rivoluzione attesa, la strada che porta a politiche autenticamente family friendly. Ma in attesa della maturazione di queste scelte possibili, il Piano avanzato dalla Regione Lazio rappresenta comunque una significativa novità, da accogliere con favore. E forse anche come stimolo per scelte governative finalmente coraggiose su questo fondamentale versante delle politiche di welfare.