«Mi auguro che l’intervento per il restauro del Colosseo risulti il più invisibile possibile. Ho piena fiducia nelle capacità di Della Valle perché è un uomo di gusto, proprio per questo mi auguro che non si astenga da un controllo di merito. In particolare, la realizzazione di una grande Centro servizi sulla piazza del Colosseo rischia di alterare il rapporto perfetto tra il monumento antico, la strada e tutto quanto sorge intorno». E’ il commento di Vittorio Sgarbi al progetto per il restauro del Colosseo, sponsorizzato da Tods-Della Valle, che al termine dei lavori accrescerà la superficie visitabile del 25 percento.



Sgarbi, come valuta il progetto di restauro del Colosseo?

Mi riservo di conoscere tutti i dettagli relativi all’intervento. In linea generale non ho alcuna fiducia nelle capacità progettuali dell’amministrazione, ma al contrario ho fiducia in Della Valle. Spero quindi che di fronte al rischio di un intervento che non sia rispettoso dell’identità del luogo, l’imprenditore sia in grado di scegliere un consulente archeologico o architettonico che gli possa fornire i corretti riferimenti. In particolare gli suggerirei di rivolgersi a Roberto Peregalli.



Lei quali suggerimenti si sente di dare a chi restaurerà il Colosseo?

Gli aspetti fondamentali, quando si restaurano gli edifici antichi, sono le patine delle superfici e la conservazione dell’immagine così come si è consolidata nell’immaginazione collettiva. Per cui una pulizia eccessiva può essere controproducente, e un intervento come quello pensato per i fornici alla base va studiato nel dettaglio, per essere assolutamente invisibile e consolidare la struttura senza alterarne l’immagine.

Ritiene che il progetto sia in buone mani?

Come dicevo, Della Valle è una persona di gusto. Quando un imprenditore della sua cifra interviene per ragioni di mecenatismo, evidentemente mostra amore e passione per la cultura e, proprio per questo, deve prodigarsi perché il suo impegno non sia controproducente. Dico questo perché le sovrintendenze generalmente sono disastrose e tendono a devastare le chiese e gli altri monumenti: per esempio, sembrerebbe che il progetto di questi giorni per il presbiterio della cattedrale di Reggio Emilia sia disastroso. Da questo punto di vista del resto se ne sentono di tutti i colori e si vedono le cose più turpi che si possano immaginare. E allora, se lo Stato non è prudente, occorre che lo siano i privati. Proprio per questo, ritengo che il protagonismo di Della Valle possa essere un correttivo di possibili errori e spero che non si astenga da un controllo di merito che in linea di principio non toccherebbe al mecenate. Ma che mi sembra implicito nel fatto che se uno investe i suoi soldi, ha il diritto quantomeno di esigere che nessuno compia interventi surrettizi o in grado di variare l’assetto del luogo. In sintesi, direi che più l’intervento di restauro sarà invisibile, e meglio sarà.



A presentare il progetto sono stati il commissario straordinario Roberto Cecchi e la soprintendente Anna Maria Moretti. Qual è il suo giudizio sul loro conto?

Anna Maria Moretti è una specialista, Cecchi è un architetto oltre che un buon presidente del premio Campiello di Venezia. Ritengo quindi che Cecchi vada bene per il suo ruolo, anche se non so se è in grado di fornire le garanzie necessarie per la verifica degli interventi architettonici, in modo da garantire che non vengano compiute delle proposte capricciose. Cecchi infatti è una persona prudente, ma che tende a valutare sempre le proposte che vengono dai progettisti. Mentre io ritengo che si debba dire no a chiunque non rispetti l’integrità del monumento. E se per ipotesi ci fosse una proposta di una grande firma, come Fuksas o Gae Aulenti, li tratterei con assoluta severità, perché per il Colosseo occorre al contrario un architetto o un progettista anonimo, che non abbia nessuna ambizione di alterare l’assetto originale.

A Roma da questo punto di vista ci sono stati dei precedenti che possono giustificare delle preoccupazioni?

Sì, Carlo Aymonino si è reso responsabile dell’intervento per il Marco Aurelio in Campidoglio, che è l’allestimento più turpe del mondo a parte l’Ara Pacis. Ma quello è un intervento che evidentemente è stato autorizzato… Per quanto riguarda però il Colosseo, non conoscendo tutti i dettagli confido nel fatto che il progetto sia buono, che Cecchi sia vigile, che Della Valle abbia la capacità di intervenire per impedire qualsiasi capriccio.

E’ favorevole al Centro servizi da 1600 metri quadri nella piazza del Colosseo?

Molto dipende dai materiali con cui sarà realizzato. In linea generale mi sembra un’aggiunta pericolosa, occorre quindi valutare che sia fatto senza alterare l’attuale rapporto, che è perfetto, tra il Colosseo, la strada e tutto quanto si trova intorno. Ma la verità è che è difficile compiere degli interventi che non turbino l’ordine esistente. Inoltre non c’è nessuna necessità di costruire una biglietteria sulla piazza, e non riesco a immaginare come l’intervento sarà concepito.

E’ favorevole al fatto che i fondi per il restauro provengano da un privato, che poi metterà anche il suo marchio?

Ritengo che non ci sia nulla di male, il privato non interviene in quanto privato bensì in quanto mecenate. Così come non c’è nulla di male se un museo ha la necessità di acquistare un dipinto di Masaccio o di Piero della Francesca, e i soldi sono elargiti da Berlusconi, De Benedetti o Agnelli. Il privato compie quindi un atto giusto e nobile e va ringraziato. Poi se Della Valle desidera che la cosa sia risaputa, anche da questo punto di vista non ho obiezioni, e anche la pubblicità che gliene deriva è legittima. Mi sembra ovvio che poi il mecenate, in quanto tale, non ha nessun intento di compiere interventi a suo vantaggio, come costruirsi una casetta al Colosseo in cui andare ad abitare. Ma semplicemente dona dei soldi e contribuisce a un intervento per cui lo Stato non ha finanziamenti sufficienti.

(Pietro Vernizzi)