«Credo che Roma Nascosta sia un evento molto positivo. Viene organizzato ogni anno e ottiene sempre un grande successo di pubblico. L’edizione di quest’anno in particolare comprende dei luoghi interessantissimi, tra cui un buon 50% di Roma sotterranea e il resto di ambienti normalmente chiusi al pubblico. Non posso che parlarne bene anche se, visto che mi occupo principalmente di ipogei, avrei preferito un maggiore numero di ambienti sotterranei. Il pubblico ha voglia di vedere la Roma sotterranea, più di piccoli ambienti medievali o altri che sono compresi nelle visite di quest’anno, e me ne sono reso conto nelle migliaia di visite guidate che ho tenuto in trent’anni di attività». Carlo Pavia, intervistato da IlSussidiario.net, è archeologo e fotografo, autore di numerose opere e studi sui maggiori monumenti antichi di Roma, ma anche di film e documentari. Insieme a lui commentiamo la terza edizione di Roma Nascosta che ha condotto i turisti e i cittadini romani alla scoperta di 43 siti sotterranei aperti per l’occasione.
Perché ci sono ancora così tanti luoghi sotterranei chiusi al pubblico?
La risposta è molto più semplice di quanto si pensi. Per prima cosa spesso manca l’impianto elettrico o un adeguato livello di sicurezza. Poi ci sono luoghi che non tutti riescono a raggiungere facilmente, per cui vengono per esempio richieste tecniche particolari di discesa. Infine ci sono ambienti per cui è richiesta una preparazione speleologica molto avanzata. Curiosamente gli ambiente più belli e affascinanti appartengono proprio a questa ultima categoria.
Ci può fare un esempio?
Per accedere ai Privata Traiani, la casa romana dell’imperatore Traiano degli inizi del II secolo, bisognerebbe bloccare il traffico a piazza del Tempio di Diana, transennare il chiusino e scendere per circa quattordici metri al di sotto del piano stradale, e non c’è modo di creare un’altra apertura più comoda per potervi accedere.
Come spiega invece la chiusura degli ambienti non sotterranei?
Il problema degli ambienti sopra la terra, cioè il 50% di quelli che vengono proposti proprio in questo periodo, non è di certo la sicurezza, ma la carenza di personale, perché si tratta di luoghi che potrebbero essere sempre tranquillamente aperti al pubblico. Nei miei libri ho pubblicato fino a ora 360 ambienti sotterranei e ne ho altri 150 ancora da pubblicare, per un totale di circa 500, e un numero così alto di luoghi sotterranei non è facilmente gestibile.
È proprio impossibile creare nuovi accessi?
Se si provasse a creare un varco per accedere a un monumento verrebbero trovati altri ambienti e ci ritroveremmo al punto d’inizio: Roma nell’antichità era vastissima, con oltre un milione di abitanti, ed è andata avanti così per mille anni, quindi se si scavasse si troverebbe inevitabilmente qualcosa. Per esempio, in molte zone di Roma, proprio per questo motivo è praticamente impossibile creare le stazioni della metropolitana, cioè quei varchi che circa ogni due chilometri devono garantire l’entrata e l’uscita ai passeggeri.
Come fa allora il pubblico a conoscere questi luoghi?
Ci sono associazioni culturali che si occupano proprio di questo e regolarmente il sabato e la domenica accompagnano gruppi di persone in questi ambienti sotterranei e le assicuro che c’è sempre il pienone.
C’è poi la Pontificia commissione di archeologia sacra che si occupa esclusivamente degli ambienti sotterranei di gestione del Vaticano, quindi catacombe, ma anche tantissimi ipogei sepolcrali, ma più difficilmente in questo caso vengono organizzate gite di questo tipo. La vera difficoltà è proprio questa: troppi enti gestiscono i vari monumenti di Roma, con visioni culturali troppo diverse.
Come si potrebbe risolvere questo problema?
Semplicemente creando un solo ufficio che gestisca Roma sotterranea, cosa che ho proposto più volte tempo fa ma che non è mai stata accettata. Preferirei lo facesse lo Stato, perché gli ambienti gestiti dal Comune sono comunque statali. Questo singolo ufficio dovrebbe però garantire a Roma nascosta un buon numero di personale e, detto francamente, questo sarebbe anche un buon modo per far entrare un bel po’ di soldi nelle casse.
Già adesso i biglietti per entrare nel Foro romano o nel Colosseo hanno un certo costo, che mi sembra giusto per le meraviglie che poi si vanno a vedere. Però il pubblico resterebbe ugualmente impressionato dalla vista di una Domus Aurea o dei Privata Traiani, tutti regolarmente chiusi. Quello che comunque voglio dire è che dei 500 ambienti sotterranei che conosco, almeno 250 possono essere resi pubblici, e gestirli potrebbe non essere così complicato.
Qual è la prima regola che si potrebbe porre per una buona gestione?
Bisogna capire che esplorare questi luoghi non è come passeggiare in una prateria, ma possono essere anche molto impervi. Si tratta di ambienti spesso bui, con buche e entrate basse contro cui si può sbattere la testa. Quindi nel momento in cui il visitatore entra, dovrebbe firmare un foglio con cui si assume ogni tipo di responsabilità, cosa che oggi secondo le normative vigenti è impossibile, e proprio per questo gli ambienti più belli restano chiusi.
Dalla mia esperienza ho poi notato che spesso può risultare anche avventuroso e affascinante entrare in questi luoghi con un caschetto e vestiti adeguati: ho guidato spesso delle famiglie in cui i bambini giravano con le torce elettriche e non immagina quanto si siano divertiti. Qualcuno è pure caduto, ma i genitori sapevano che sarebbe potuto accadere e di certo nessuno ha denunciato me o il Comune che ci ha permesso di entrare in quei luoghi.
Quali sono i luoghi che tutti dovrebbero visitare almeno una volta nella vita?
Come già detto, i Privata Traiani, ma anche il tempio di Giove Dolicheno, la Domus Aurea, il ninfeo delle Terme di Traiano, il Mitreo di via de’ Cerchi o di via Giovanni Lanza, l’Ara massima di Ercole, il Tempio di Mercurio, ma ce ne sono così tanti che potrei elencarli fino a domani, e tutti importantissimi da ogni punto di vista, da quelli più piccoli, di pochi metri quadrati, a quelli giganteschi. Mi sento estremamente fortunato, come studioso ma anche come visitatore, di aver visto in tutta la mia vita le meraviglie sotto Roma, perché ora non sento assolutamente il bisogno di girare il mondo per vedere le altre: le ho tutte qui, proprio sotto i miei piedi.
(Claudio Perlini)