I teatri sono in crisi, anche se i festival estivi sono una cinquantina, trentacinque dei quali organizzati da impresari privati che portano nelle piazze, specialmente dei luoghi di villeggiatura, titoli del grande repertorio (Rigoletto, Traviata, Aida) con orchestre di una ventina di elementi, un minimo di attrezzeria scenica e cantanti reclutati in Europa dell’Est ed Asia centrale. Questi Carri di Tespi suscitano senza dubbio una dose di ironia, ma svolgono una funzione essenziale per tenere vivo il senso dell’opera tra le generazioni anziane.
Ma le nuove? Alcuni teatri (ad esempio, il Massimo di Palermo) hanno programmi appositi. Il più compito è quello curato dall’As.Li.Co (un’associazione lirica con sede centrale a Como) che rappresentano, sino ad ora, lo sforzo più compiuto di “Opera Domani”, programma per avvicinare i giovani (e i loro genitori) al teatro in musica. Dopo circa 20.000 spettatori in Lombardia e Belgio, e prima di salpare verso Trieste, Verona, Pordenone, Padova ed altre piazze, è sbarcata all’Accademia Filarmonica Romana la trilogia di “Nabuccolo”, raccogliendo in tre giorni 2.000 spettatori.
Nei tre spettacoli, l’opera verdiana (e dintorni) sono adattati a differenti fasce d’età: il primo è per i bambini delle scuole materne, il secondo per la scuola d’obbligo e il terzo per adolescenti delle superiori. Dato l’esito, l’anno prossimo verrà presentato, secondo lo stesso schema il mozartiano “Flauto Magico” (ben inteso in italiano e ridotto; a Milano nella grande sale dell’Arcimboldi).
Mentre la seconda serata (con un orchestra di 20 elementi e giovani cantanti) è una sintesi dell’opera e la terza è essenzialmente una versione celebrativa (nel 150simo anniversario dell’Unità), la prima puntata, per i più piccini, riduce i 4 atti in 45 minuti e la vicenda a quella di un re diventato cattivo a ragione di una corona malefica. Vuole impedire le nozze tra la principessa Fenena e il principe Ismaele sino a quando, con l’aiuto dei giovanissimi in sala, il maleficio viene spezzato. Un piano, un soprano, un attore e molte marionette tengono bene il gioco. Operazione del genere sono prassi in Germania e Usa ma stanno solo iniziando in modo organico in Italia.
Un altro aspetto sono le “micro-opere”. Di che si tratta? Di lavori per il teatro in musica brevi (a volte brevissimi) che richiedono un organico all’osso e cantanti – attori che sappiano se del caso pure danzare e suonare uno strumento; quindi a bassisimo costo. È interessante che ciò avvenga proprio nel Paese , l’Italia, dove mediamente la messa in scena di una rappresentazione lirica è pari al 140 per cento della media dell’UE a 15 ed al 250 della media dell’UE a 27. Subito dopo la seconda guerra mondiale, Benjamin Britten aveva lanciato l’allarme avvertendo che nel futuro il teatro lirico avrebbe dovuto ridimensionarsi , componendo lavori che possiamo chiamare “midi-opere” (ad esempio, The Rape of Lucrezia) ed adattando a mini organici anche un “grand-opéra” come Billy Budd.
Non mancano tentativi di andare oltre, verso micro-opere: Il Sogno di Arsenio di Marcello Filotei, presentato al Teatro Valle di Roma alcuni anni fa, ha girato nei teatri dell’Italia Centrale. Il giovane compositore calabrese, ma ormai lucchese Girolamo Deracco si è specializzato in questo genere: suoi lavori si sono visti e ascoltati, oltre che in Italia, in Austria e Germania.
L’anno scorso parlammo dell’esilarante Checkinaggio, un quarto d’ora di presa in giro di come si possono aggirare (con intenti terroristici) i controlli aeroportuali. Quest’anno è stata presentata al recente Festival Montegral a Lucca la prima assoluta di “REDazione”, sul caos di una redazione di un quotidiano dove imperversano i telefoni fissi e portatili e il direttore non tiene le redini della squadra: un percussionista, sei fiati, un concertatore – tutti anche in grado di recitare ritmicamente (come nei melologhi). Andrà al maggior festival lirico scandinavo in estate ed a Milano e Roma in autunno.