Una sentenza annunciata, quella con cui il Tar del Lazio ha azzerato, annullandola, la giunta di Roma. Lo Statuto capitolino, infatti, ha ben chiaro una norma in cui obbliga a una rappresentanza equa delle donne in giunta. “Farsi prendere in castagna su una cosa regolamentata dallo Statuto della città – commenta Paolo Franchi, editorialista de Il Corriere della Sera che IlSussidiario ha intervistato sul caso – e che viene dopo una lunga serie di grandi e piccoli guai conferma una forte difficoltà, al di là dei problemi del centrodestra. E’ una difficoltà romana di governo di questa giunta Alemanno, della città e dell’incapacità di stabilire un rapporto di forze”.
Il Tar ha dunque accolto il ricorso presentato dai Verdi, dalle consigliere comunali di Pd e Sel Monica Cirinnà e Maria Gemma Azuni, e dalle consigliere di Parità della provincia di Roma e della Regione Lazio, Francesca Bagni e Alida Castelli. Il sindaco Alemanno ha convocato una conferenza stampa in cui si è lamentato della sentenza definendola “ingiusta”, ma altresì ha detto che non avrebbe fatto alcuna opposizione alla sentenza stessa. “Prendiamo atto della sentenza, anche se non la riteniamo giusta. In giunta abbiamo solo una donna, in consiglio ce ne sono tre su sessanta, ma tra i 389 dirigenti comunali, 101 sono donne, il 34,5%, mentre per quanto riguarda le posizioni organizzative su 468 posti ce ne sono 292 donne, oltre il 60%”. E ha annunciato l’ingresso come assessore al turismo con delega alle Olimpiadi dell’ex presidente della Roma, Rosella Sensi.
Lei come giudica quanto sta avvenendo?
È l’ennesimo scivolone della giunta Alemanno visto che la sentenza del Tar era assolutamente scontata, esistendo una norma dello Statuto capitolino che regola la presenza femminile in giunta comunale. Va detto però che c’è stato un sovrapporsi di tempi tecnici. Una modificazione della giunta era infatti agli atti, i tempi del rimpasto della giunta per ottemperare allo Statuto nel frattempo si sono sovrapposti a quelli del Tar che nel frattempo è andato avanti con i tempi suoi. Diciamo che i tempi della giunta sono stati troppo lunghi rispetto ai tempi del Tar.Sembra che Rosella Sensi entrerà a far parte della giunta, come vede il suo ingresso in politica?
Penso che non abbia alcuna esperienza politica, però le va riconosciuta una grande forza di carattere, un carattere direi coriaceo che può ben sostenerla in una esperienza come questa. Ricordiamoci infatti che si è trovata alla presidenza della Roma in un frangente difficile e particolare, e qui ha dimostrato di avere delle doti, grazie anche a una serie di relazioni politiche in particolare con Gianni Letta e altri politici. Alla fine è riuscita a uscire piuttosto bene da tutta la situazione caotica in cui si trovava la sua società, è riuscita a regolare con Unicredit la questione e a uscirne discretamente risarcita, premiata forse meno di quello che avrebbe voluto, ma insomma era una situazione sul punto di precipitare ogni mattina.
Dunque ha le doti per entrare in politica?
Direi di sì visto poi che fare il presidente di una squadra come la Roma obbliga sempre a relazioni politiche importanti. Magari adesso con l’arrivo degli americani questa cosa cambierà, ma fino a oggi fare il presidente della Roma è stata una delle attività dove i contatti e le relazioni politiche contavano moltissimo. Per restare a tempi vicini, esempi come Franco Evangelisti presidente, il caso più eclatante, una presidenza come quella di Martini, poi lo stesso Viola che nell’anno dello scudetto, il 1983, si candidò e fu eletto senatore della Dc, grazie a canali andreottiani. Il vecchio Sensi forse non aveva questi grandi rapporti politici, ma della stessa Rosella si parlò, anche se la notizia non finì sui giornali, di una sua candidatura alle elezioni del 2008 nelle file del Pd, area Margherita. Una candidatura che non si concretizzò. Un conto, infatti, è candidarsi quando hai vinto lo scudetto come fece Viola, un conto quando la società è allo sbando.