Tempo di tagli e di risparmi un po’ ovunque in Italia. Anche a Roma, o meglio a “Roma Capitale” come ormai si chiama l’area metropolitana e la sua amministrazione. Solo che, nella capitale come peraltro nelle stanze di Via XX Settembre, è difficile arrivare alla quadratura del cerchio. A differenza dei tecnici del Ministero dell’Economia, in Campidoglio non si può ricorrere all’espediente di spalmare i debiti su più anni. E allora, all’ombra del Colosseo, la manovra cittadina sarà davvero lacrime e sangue. Nelle stanze capitoline siamo alla stretta finale per limare i conti ed evitare strigliate di palazzo dal governo.



Quasi 400 milioni di euro per una manovra finanziaria che sconta quasi 160 milioni di mancati trasferimenti dal Ministero dell’Economia.
C’è chi, come commercianti e artigiani, scommette sull’aumento inevitabile delle tasse. E chi punta il dito in quei “dettagli” in cui, come si sa, si nasconde il diavolo. La manovra romana prevede un aumento dei costi per “amministrazione generale” – ovvero: la pletorica macchina della burocrazia – del 22,8% e un taglio agli investimenti di quasi il 26%.
Proprio oggi la giunta ha approvato un maxiemendamento che stanzia fondi per 100 milioni per opere pubbliche, cultura, ambiente, sociale. Ma il tutto verrà fatto a saldi invariati; l’assemblea capitolina sarà quindi chiamata a rispettare le indicazioni di austerity ormai improrogabili.



La cultura dovrà affidarsi solo al mecenatismo dei privati (anche se di Della Valle in giro non ce ne sono molti); i genitori dovranno fare a pugni per accaparrarsi un posto in asilo nido per i loro figli. E alla voce “infrastrutture” potrebbe comparire solo il capitolo “nuovo asfalto per le strade”.
È noto che i problemi di bilancio non si creano né si distruggono ma si trasformano. Sono anni che la Capitale ha questo problema. Ma in un clima diverso, forse più sereno ci sarebbe spazio per condividere, maggioranza e opposizione, un carnet di priorità da realizzare perché la città non si svuoti di lavoro, cultura, imprenditoria, turismo, creatività. Invece non sembra tirare quest’area. Il bilancio della città sarà lo specchio, quindi, di un fallimento annunciato.

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