«In Europa non esiste nessuna grande città che abbia in termini percentuali lo stesso numero di piccole e piccolissime imprese di Roma, che segnano sempre più l’economia della città e che in questo momento stanno vivendo una fase molto difficile che le sta radicalmente trasformando». In vista della giornata di “Expandere With Matching” prevista per il prossimo 7 luglio al Palazzo dei Congressi di Roma, IlSussidiario.net ha intervistato Lorenzo Tagliavanti, direttore della CNA, la Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa. «Alla fine della crisi questo mondo sarà molto diverso da come l’abbiamo conosciuto, anche a causa del grande sforzo che i singoli stanno sostenendo in termini di riposizionamento, riuscendo comunque a dimostrare di resistere più delle grandi imprese».
In cosa consiste questo cambiamento?
Pensiamo ad esempio al settore dell’edilizia. Prima si pensava solo a costruire, puntando più che altro sull’aspetto quantitativo, mentre adesso si guarda più a quello qualitativo e alla riqualificazione degli edifici che già possediamo, con uno sguardo rivolto soprattutto alla green economy. La gran parte degli edifici di Roma è antecedente agli anni Ottanta ed è inadeguata da un punto di vista energetico. Per le piccole imprese sarà di certo un’occasione.
Altri esempi?
La presenza dell’imprenditoria immigrata, che a Roma ha raggiunto quota 20.000 imprese, a dimostrazione di quanto ormai la globalizzazione stia trasformando anche in termini sociali la città. Le persone che hanno trovato maggiori opportunità nel fare gli imprenditori, offrono spesso anche un’energia superiore per uscire dalla crisi di molte imprese con titolare italiano.
Ma quanto sono capaci le piccole imprese di fare rete in questo momento?
Ci sono tante trasformazioni, tante potenzialità e le imprese spesso si muovono per confrontarsi e stabilire rapporti, cosa che a mio parere non riescono a fare le istituzioni pubbliche, spesso autoreferenziali e appesantite da bilanci non brillanti.
E il mondo associativo, riesce a farlo?
Per niente, in questo momento è molto frantumato e per certi versi comincia ad avere i vizi della politica, con un eccesso di autoreferenzialità che non permette di rappresentare il mondo dell’impresa in quanto tale. Penso anche che le associazioni siano troppe, infatti l’Italia è l’unico Paese che ne possiede una trentina. In Francia, ad esempio, ce n’è solo una e in Germania due.
In questo contesto che contibuto può dare la giornata del Matching organizzata dalla Compagnia delle Opere?
Questo evento ha due grandi vantaggi: innanzitutto far vedere a tutti che esiste un protagonista silenzioso, costituito da tanti Mario Rossi, che non rilasciano interviste e a cui nessuno dedicherà grandi pagine, ma che ogni mattina si confrontano con i fornitori, i clienti e i propri collaboratori. In secondo luogo può essere un’importante occasione di dialogo anche per le associazioni, proprio perché parte dal basso: durante quella giornata si incontreranno imprese di varie associazioni, ma sarà del tutto irrilevante, la cosa interessante sarà lo scambio di opinioni, idee e opportunità. Si tratta di una linfa che parte dal basso, farla partire dall’alto risulta molto più difficile.
E dall’alto, la politica come potrebbe rendere la vita più facile alle piccole e medie imprese?
Sicuramente cominciando dalla burocrazia: un imprenditore perde ore ed ore per portare da un ufficio all’altro documenti che la pubblica amministrazione già possiede. Occorrono poi delle politiche di sviluppo delle nuove economie, come la green economy, e infine un aiuto alla internazionalizzazione, per fare in modo che le imprese vadano a conquistarsi altri mercati, visto che da qui ai prossimi tre anni quello italiano non crescerà. Già facendo questi tre passi in avanti la politica potrebbe sarebbe molto più vicina e utile alle imprese…