Il Comune di Roma ha promosso un bando per l’affidamento dei servizi di consulenza tecnica e contabile al commissario straordinario nominato dall’esecutivo, il cui compito è quello di stabilire un piano di rientro dal debito pubblico cittadino. La cifra che si accaparrerà la società che vincerà il bando corrisponderà a 2.194.200 euro. Partirà dal primo dicembre, o dalla data di affidamento, e proseguirà per i 24 mesi successivi. L’amministrazione si riserva di prorogarlo per altri due anni, per 4.388.400 euro di spesa complessivi. In sostanza, si pagano dei consulenti esterni per appianare il buco in bilancio. L’opposizione, all’uscita del bando sul portale della Regione Lazio, è insorta; «I costi per l’amministrazione comunale sono enormi, chiediamo chiarimenti all’assessore al Bilancio e al sindaco», ha dichiarato il consigliere comunale del Pd, Dario Nanni.
C’è da immaginare che non saranno pochi quelli che si chiederanno se, invece che spendere quella cifra, l’amministrazione comunale non avrebbe potuto avvalersi dei propri di tecnici. Una domanda alla quale ha risposto per IlSussidiario.net Carlo Pelanda. «Il fatto che il Comune abbia deciso di avvalersi di un contributo esterno è, di per sé, positivo. O, perlomeno, è un segnale positivo l’orientamento che si evince, ovvero il convincimento del Comune di dover iniziare a fare le cose sul serio». In pratica, vuol dire che, data la situazione di enorme dissesto finanziario, Roma abbia capito che «queste procedure devono essere affidate a persone competenti, non a quelle scelte dalla politica».
D’altro canto, «significa anche – specifica – che il Comune non ha al suo interno queste capacità. Non si capisce, allora, cosa ci stiano a fare tanti impiegati e tanti burocrati. In ogni caso, quando si vogliono effettuare operazioni di analisi contabile o di architettura finanziaria, è sempre meglio rivolgersi a chi questo lavoro lo sa fare». In linea di principio, quindi, «il Comune fa bene a rivolgersi a chi possiede le competenze». Bisognerà vedere, tuttavia, «se il Campidoglio si rivolgerà effettivamente a chi dispone di tali competenze o se non sarà l’ennesima scelta a tavolino».
A naso, si direbbe che i 2.194.200 euro siano una cifra immensa, sproporzionata per eccesso rispetto al compito prospettato dal bando. Pelanda non la pensa così: «in realtà, è piuttosto bassa», spiega precisando che «non è una contraddizione che per ripianare il debito si spendano dei soldi affidandosi a consulenti esterni. Questo accade anche nel privato. Quando le cose si fanno serie, occorre rivolgersi a professionisti seri».
Per Pelanda, tuttavia, il Campidoglio avrebbe potuto individuare una strategia maggiormente premiante e incisiva: «Se fossi il Comune, invece che due milioni fissi, avrei messo a gara una remunerazione a successo; avrei pagato la società una percentuale rispetto all’obiettivo raggiunto. E, la cifra, forse, sarebbe potuta risultare anche più alta di due milioni».