Sta viaggiando verso Rimini, Gianni Alemanno, dopo una giornata convulsa. Tra la linea che cade e le telefonate che arrivano è dura intercettarlo. Un altro omicidio in un quartiere della periferia, – un ragazzo freddato in una pizzeria da un killer – e si rinfocolano le polemiche sulla sicurezza nella capitale, una bandiera della battaglia vittoriosa del sindaco. “Strumentalizzazioni abbastanza patetiche, ogni volta – chiosa arrabbiato, ed è l’ennesima dichiarazione di questa giornata – sparate che accomunano reati del tutto diversi, senza distinguere tra quelli che riguardano la sicurezza urbana, di cui dovrebbe occuparsi l’amministrazione capitolina, e quelli che toccano alle competenze dello Stato. Ci sono stati sette omicidi dall’inizio dell’anno, tutti regolamenti di conti tra bande…Una volta si risolvevano i conti con una rissa, oggi con coltelli e pistole. E poi, come ha detto il criminologo Francesco Bruno, c’è una spinta culturale negativa data da tutte queste serie tv alla Romanzo Criminale… Chiamatemi Maroni!”.



Appunto, Maroni. Passa qualche minuto, il Ministro non si trova. Lo Stato latita? “Sì, ci deve delle risposte. Ci devono dire se si sta coagulando un fenomeno di criminalità organizzata a Roma, chiedo un’analisi e una spiegazione che può arrivare solo con una forte capacità di indagine, per sapere che cosa abbiamo di fronte. Solo così si può stabilire una strategia adeguata. Già paghiamo un prezzo altissimo nel Sud, Roma dobbiamo lasciarla fuori”. Maroni! E Maroni risponde, stop per qualche minuto. “Eccomi”.



In viaggio per Rimini, onorevole, per andare a litigare con Calderoli, a braccetto con Fassino? Prima la questione degli uffici dei Ministeri al Nord, poi la difesa strenua delle Province, che lei chiede di trasformare in unioni di Comuni, inseriti in macroregioni, la foga antiromana…La Lega le ha fatto passare un’estate davvero calda. “Sui Ministeri o quel che è al Nord neanche mi ci spreco. Il problema vero con la Lega è capire se hanno intenzione di ammazzare il federalismo in culla, proprio loro… con questa manovra, che stronca qualsiasi autonomia e possibilità di intervento di Comuni e Regioni. Farò di tutto, anche dal punto di vista politico, non solo come Sindaco, per lottare contro misure inique”.



Alfano promette incontri chiarificatori da cui ci si ritrovi uniti… “Ho un incontro programmatico con Alfano, insieme a Osvaldo Napoli e Roberto Formigoni. Ho chiesto anche un incontro a Maroni ( – e due! -), questa volta come responsabile istituzionale della configurazione Stato-città. Il dialogo non si chiude con nessuno, tanto più in un momento come quello che stiamo vivendo, ma siamo all’ultima stazione”. Tocca mettere mano alle pensioni? “Le pensioni! Non si capisce perché la Lega non voglia fare la riforma già approvata nel 2004 quando era Ministro del Welfare Maroni. La controriforma di Prodi ci è costata 10 miliardi, e ora la Lega la difende?” E perché, secondo lei? Per tener buoni i suoi elettori. “No, è un problema ideologico, la Lega sta diventando per noi com’era Rifondazione Comunista per il centrosinistra. Se mettiamo insieme una serie di provvedimenti come l’Iva, le pensioni e la patrimoniale, che è da fare, abbiamo le risorse per levare i tagli ai comuni, ma anche per un discorso sul quoziente familiare, e per aumentare le pensioni minime, che sono il vero scandalo del sistema pensionistico. C’è gente che va in pensione, e ci resta, con 400 euro al mese! Possiamo insomma fare una politica dei redditi e un ragionamento che porti allo sviluppo e all’aumento dei consumi”.

Le sue prime parole da Sindaco furono “Sussidiarietà come stella polare”. Mi fa un paio di esempi di come il Comune abbia delegato alla società alcune funzioni? “Ne faccio tre, di esempi. Il Banco Alimentare. Prima con Veltroni il Comune cercava di organizzare la raccolta di viveri in scadenza per i poveri, le comunità ecc. Questo sevizio, che stiamo implementando quartiere per quartiere, l‘abbiamo delegato interamente al Banco Alimentare, che rifornisce le mense dei poveri e centinaia di famiglie bisognose in tutta la città. Secondo, il quoziente familiare: con una delibera l’abbiamo applicato, in modo progressivo, a tutte le imposte e le tariffe comunali, dai rifiuti in poi. Terzo, abbiamo stabilito che in ogni appalto da realizzare nel Comune di Roma ci sia una riserva del 5% per le cooperative sociali di tipo B, cioè quelle con soggetti svantaggiati al loro interno, perché si possano dare risposte lavorative effettive a chi ne ha bisogno”.

Ancora 270 km a Rimini ed è già notte. La sussidiarietà qualche anno fa era una bella idea, oggi è una necessità? “Come insegnava don Giussani, ogni idea è bella se fa i conti con la realtà. L’idea di sussidiarietà o si applica o non vale nulla”.

Le sue prime parole da Sindaco furono “Sussidiarietà come stella polare”. Mi fa un paio di esempi di come il Comune abbia delegato alla società alcune funzioni? “Ne faccio tre, di esempi. Il Banco Alimentare. Prima con Veltroni il Comune cercava di organizzare la raccolta di viveri in scadenza per i poveri, le comunità ecc. Questo sevizio, che stiamo implementando quartiere per quartiere, l‘abbiamo delegato interamente al Banco Alimentare, che rifornisce le mense dei poveri e centinaia di famiglie bisognose in tutta la città. Secondo, il quoziente familiare: con una delibera l’abbiamo applicato, in modo progressivo, a tutte le imposte e le tariffe comunali, dai rifiuti in poi. Terzo, abbiamo stabilito che in ogni appalto da realizzare nel Comune di Roma ci sia una riserva del 5% per le cooperative sociali di tipo B, cioè quelle con soggetti svantaggiati al loro interno, perché si possano dare risposte lavorative effettive a chi ne ha bisogno”.

Ancora 270 km a Rimini ed è già notte. La sussidiarietà qualche anno fa era una bella idea, oggi è una necessità? “Come insegnava don Giussani, ogni idea è bella se fa i conti con la realtà. L’idea di sussidiarietà o si applica o non vale nulla”.

 

(Monica Mondo)

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