I fidanzatini di Sabaudia. Non è il titolo di un film neorealista né di un romanzo psicologico sentimentale alla Moccia. Lui ama lei che non lo ama, e ama un altro. Complice il mare al tramonto e l’aria che sa di crema al cocco lui si dichiara, lei dice no ed esplode la rabbia, cieca, assurda, come in ogni tragedia d’amore. Ferito nell’orgoglio prende il primo coccio di vetro che trova sulla sabbia, le sfregia il volto. Solo che gli innamoratini poco alla Peynet, l’avrete letto,  hanno entrambi 12 anni, e non appartengono neppure ai più bassi e fragili strati sociali. Lui, almeno, figlio di un noto avvocato della Roma-bene, che naturalmente tutela l’onorabilità della famiglia, mette mano al portafoglio, accontenta i genitori della giovane in lacrime, e in ospedale, e tutto è bene quel che finisce bene dato che la ragazzina, tirando su col naso, dice che perdona lo spasimante, e magari ci rifà un pensierino.



Che dire? Si possono sprecare analisi sociologiche sull’amore adolescenziale, sulla mancata educazione all’affettività (oggi si usa parlarne così), sulla precocità dei nostri ragazzi che il mondo adulto non riesce più a comprendere e gestire. Perfino sul degrado dei nostri lidi, che diamine, i vetri in spiaggia in una località vip non dovrebbero esserci. Solo che in questa storia di fine estate non funziona nulla. Né l’utilizzo de termine amore, o fidanzati, né quello di genitori e famiglia. Dà un po’ la nausea leggere la commozione indulgente o la deprecazione moralista dei più. Se fossero stati due maschietti, e l’uno tirava un pugno in faccia all’altro, e gli rompeva il setto nasale, sarebbe stata la stessa cosa. Se si trattava di due pestifere ragazzine, e l’una gettava lo smalto per le unghie sui capelli dell’altra, bruciandole chioma e sottocute, sarebbe stato lo stesso. Ovvero, i ragazzi non sono buoni, a 12 anni sanno perfettamente cos’è bene e cos’è male; normalmente poi, se gli ormoni cominciano ad agire, sono un po’ isterici e lunatici, e tocca tenerli a bada.



Dunque non si sorride quando si menano o infastidiscono il compagno più debole,  a scuola o in spiaggia, e soprattutto non si comminano pallosissimi sermoni. I nostri nonni parlavano di ceffoni e castighi. Date i ceffoni, senza dirlo, che vi denunciano, ma soprattutto vietate gelati, pizze, uscite serali, paghette. E magari un po’ di facebook e televisione, dove il ricorso ala violenza, di qualsiasi tipo, è una ricorrenza abituale. Il male è davvero banale, e troppe tragedie capitano, sembra così, per caso.

Seconda ovvia osservazione, i ragazzi a 12 anni, ma pure a 15, non si amano. Scimmiottano falsi e recitati amori adulti, e questo fa male al loro equilibrio, alla loro giovinezza che passo dopo passo sboccia, al loro cuore. Basta quindi domandare alla bambina di terza elementare se ha il fidanzatino, o chiedere con aria ammiccante al bimbo che si atteggia se c’è qualche amica speciale. Date ai figli un pallone, degli amici, non solo soldi e creme solari. Comprategli i vestiti all’Oviesse, non da Abercrombie. Per risparmiare in cervello, non in denaro. E a proposito di denaro, chi rompe paga, e quindi che l’avvocato facoltoso paghi cure e chirurgia estetica alla parte lesa, è il minimo. Ma mentre si firmano assegni una riflessione su che figlio stiamo crescendo, e che fare per rimetterlo in pista, pare doverosa. Anche correndo il rischio di non sistemare le cose per bene, di lasciare aperta una ferita, non visibile stavolta, ma necessaria per spurgare bruciando la sicumera e le nostre certezze di essere una famiglia a posto, che per il proprio figlio fa tutto il possibile eccetera eccetera.



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