La notizia del presunto sbarco in Italia del movimento neonazista inglese Blood and Honour, pronto – secondo alcune indiscrezioni filtrate in questi giorni – ad aprire una propria sede romana all’interno di uno stabile originariamente occupato dalla più “moderata” associazione Casa Pound Italia, apre forse un nuovo capitolo nella lunga e travagliata storia dell’estrema destra italiana. La spinta alla frammentazione gruppettara ha determinato nel corso dei decenni una proliferazione di sigle e marchi, quasi sempre a causa di divergenze personali (spesso anche fisiche) tra i vari leader più o meno carismatici. Proprio questa caratteristica ha rappresentato il più formidabile antidoto al rischio che l’estrema destra potesse assumere dimensioni preoccupanti per l’ordine pubblico: l’evocazione dello spettro nazi-fascista appare da almeno due decenni una formula retorica ripetitiva e ormai priva di contenuti reali, avendo perso anche valore sul mercato elettorale dopo le varie svolte effettuate dalla destra parlamentare da Fiuggi in avanti e la speculare espulsione dell’estrema sinistra dalle aule parlamentari.



Difficile per altro capire che cosa stia effettivamente accadendo negli ambienti metropolitani romani, del tutto unici rispetto al resto del Paese per quanto riguarda la diffusione di sensibilità a vario titolo riferibili al mondo della destra estrema. Stando ai rumors di questi giorni, il movimento Blood and Honour, tra i più oscuri e violenti dell’intera galassia europea, dotato di un’ideologia dalle forti accentuazioni razziste e antisemite, dovrebbe montare il proprio quartier generale nella Casa Monteverde, edificio a suo tempo occupato da un gruppo assai distante dalle tinte unite nenonaziste (Casa Pound Italia) e successivamente “ceduto” a uno dei tanti gruppuscoli della galassia skinheads.



Difficile però immaginare una continuità, sociale ed ideologica, tra queste due sigle. Di certo negli scorsi mesi Casa Pound è stata impegnata nel tentativo di costruire una rete di realtà europee, lavorando soprattutto sulla propria identità marcatamente anticapitalista per andare alla ricerca di nuove alleanze. Ma appare fortemente improbabile che sia potuto nascere una connessione organica con Blood and Honour o con altri movimenti ideologicamente contigui.

Al di là della secca smentita di ieri (“L’occupazione di Colleverde non e’ sede della Blood and honour ne’ di movimenti transnazionali di alcun genere”, si legge su una nota dell’associazione romana), Casa Pound nasce e si sviluppa con una fortissima identità sociale e popolare (fino a mutuare a partire dal 2003 il modello delle occupazioni di stabili tipico dell’area dell’autonomia di sinistra, declinato in forme originali e associato a campagne sociali per il diritto alla casa e contro l’usura), relativamente lontana dagli aspetti più foschi della mistica nazi (anche se percorsa ancora da una certa accondiscendenza nei confronti dell’uso della violenza come parte dell’azione politica), aperta all’incontro con elementi non provenienti dalle file dell’estrema destra, capace di produrre forme di creatività molto radicate nel tessuto romano (come nel caso del gruppo musicale Zetazeroalfa), liberi da ogni tentazione extraparlamentare e anzi connessi più o meno organicamente con esponenti politica de La Destra e del PdL. ACasa Pound fanno riferimento anche le liste del Blocco Studentesco, capillarmente diffuse nella capitale e capaci di una mobilitazione ampia e non episodica, come dimostrarono le mobilitazioni anti Gelmini del 2008 sfociate negli scontri di Piazza Navona, quando i ragazzi del Blocco furono presi d’assalto dagli studenti legati alle sigle dell’estrema sinistra.



Nonostante l’allarmismo di questi ultimi giorni, diffusosi via internet appare dunque ampliamente improbabile immaginare elementi di contatto tra questa realtà dai forti tratti di originalità politica e culturale e movimenti di derivazione neonazista. Più probabile è invece la nascita di un collegamento organico tra il movimento anglosassone e un pezzo del variegato mondo skin, la cui consistenza numerica appare comunque nel nostro Paese assai ridotta e dunque sostanzialmente irrilevante in termini sociali, culturali e politici.