La cronaca spicciola la saltiamo volentieri, se non gronda lacrime e sangue, ed è un peccato, perché così ci perdiamo le poche buone notizie, o quelle apparentemente trascurabili, eppure utili a pensare, al di là di un frettoloso sospiro sulle stranezze del mondo. Ieri Repubblica, cronaca di Roma, dedicava giustamente ampio spazio alla vicenda di C.F, 74 anni, sorpreso a rubare una bicicletta dall’oratorio di una parrocchia del quartiere bene di Prati, e arrestato in flagranza su segnalazione di due ragazzini, proprietari del mezzo.  “Che vuole che le dica? Con poche centinaia di euro di pensione a Roma non si campa, non arrivo alla fine del mese”. Pover’uomo, vien da pensare, anche perché il titolo del pezzo tuonava: “Ladro di biciclette per fame”, e mentre la memoria commossa cercava un appiglio, la cronista si premurava di ricordarci che trattavasi di “un vecchio ben più malandato del protagonista del celebre film di De Sica”.



Che altro dire? C’è grossa crisi, e non è solo tema di satira stantia, stavolta è vero. Eppure. La stessa cronaca supporta la vicenda con puntigliosi particolari, che cambiano il quadro, mi pare.  Poiché le sigle non si addicono agli uomini, il nostro furfante disperato lo chiameremo Claudio, per raccontare meglio la sua storia.



Claudio dunque non era alle prime armi: solo quel sabato si era già premurato di rubare un’altra bicicletta, e di nasconderla in un giardinetto da dove farla sparire al primo calar delle tenebre. Claudio è stato portato a Regina Coeli, dove al suo arrivo gli hanno dato del tu e pacche sulle spalle: era infatti l’ottava volta in due anni che saliva i ben noti tre scalini che rendono un romano del tutto verace. In due anni: perché la prima denuncia per ricettazione risale al 1986. Ora, facendo due calcoli, 25 anni fa il Nostro aveva 49 anni: un po’ pochi per la pensione, anche se erano altri tempi, e qualcuno a 49 anni riesce perfino a trovare un lavoro onesto. Faticoso, magari, ma onesto. Basta vedere la mattina all’alba, ai tanti mercati rionali o generali di qualsivoglia città, quanti stranieri di ogni paese e colore sono già sudati a caricare e scaricare casse di verdura e quarto di bue.



All’alba, sudore, appunto. Claudio invece è un professionista, un mezzo artista dello scasso: possiede un mazzo da banda bassotti di chiavi alterate, di tutte le misure, lucchetti, cavetti di accensione di motorini (non è un nostalgico delle ruote a pedali, dunque), e sa spiegare perfettamente i meccanismi e i trucchi della compravendita in seno alla mala capitolina. Impariamo ad esempio che una bici buona rende al massimo 50 euro, un casco una decina, ma con le bici al titanio ci fai perfino 400 euro, e vale la pena.  Perché “i guadagni sono ridotti all’osso e bisogna avere intuito, occhio, mestiere nella scelta del pezzo”.  Si dirà: facile giudicare, un uomo solo al mondo, e magari un po’ fuori di testa. Ma il ladruncolo appare lucidissimo, dovizioso di spiegazioni, e perfino di pentimenti. Perché ha un figlio, che fa un lavoro importante, che si vergogna di lui, un figlio che è il suo orgoglio… Ha una moglie, anche, che invece dev’essere una gran rompiscatole,  perché quando torna a casa dal carcere o dal girovagare per oratori lo guarda con disgusto, pensate. 

Chissà perché tante storie, tanto in galera alla sua età non lo tengono,  e una bici al titanio alla settimana e hai risolto i problemi quotidiani, ci sta perfino il parrucchiere per la signora.  Ora, ad onta di sembrare censori e moralisti, tocca dire basta con questo buonismo politically correct che giustifica i ragazzi che picchiano i compagni, le mamme depresse che si pippano la coca, i lavoratori che si mettono in finta malattia  e pure i vecchietti che rubano ai ragazzini. Ciascuno di noi ha padri e nonni che hanno sofferto e non pianto miseria, che hanno costruito con fatica e sacrifici questo paese immemore e debosciato. Sarà fuori moda, quando è più facile imputare i nostri reati e peccati alla società, allo Stato, ricordare la responsabilità dell’individuo, e la sua voglia, il suo desiderio di essere un uomo, con dignità e quell’orgoglio che ci vuole.  Che poi, alle soglie della disperazione, prima di rubare c’è la possibilità di chiedere, con umiltà. A Roma è pieno di associazioni e parrocchie, che fanno giocare i bambini in oratorio, per fortuna, e aiutano le famiglie in difficoltà. Ci ha mai provato, il nostro Claudio? Simpatico furfante, più buono per una maschera di Verdone, che per gli affranti e dolenti poveri di Ladri di biciclette.