Verso le dieci di ieri mattina gli operai Fiat di Termini Imerese sfilavano tra i palazzi della politica al centro di Roma in una manifestazione per chiedere interventi concreti in vista della fine delle attività dello stabilimento siciliano prevista per la fine dell’anno. Inevitabilmente il traffico ne ha risentito e per circa un’ora sono stati segnalati forti disagi alla circolazione, finché il sindaco Alemanno ha deciso di bloccare i lavoratori scesi in piazza: «Ho telefonato a Questore e Prefetto chiedendo una reazione immediata per bloccare la manifestazione che ha già mandato in tilt il traffico nel centro di Roma», ha detto il primo cittadino. «Pur comprendendo le ragioni dei lavoratori della Fiat di Termini Imerese non si può tollerare che una parte nevralgica della città come il centro venga completamente paralizzata causando danni e forti disagi ad altri lavoratori».
Alle 11 la situazione del traffico si sblocca, ma cominciano le polemiche: «Il sindaco di Roma, chiedendo al Questore e al Prefetto una reazione immediata per bloccare la manifestazione dei lavoratori di Termini Imerese, dimostra scarsa sensibilità sociale mettendo un’intera città e gli uomini delle Forze di Polizia contro operai che stanno perdendo il posto di lavoro – ha detto Giovanni Centrella, segretario generale dell’Ugl -. Si faccia almeno promotore presso il governo della loro legittima causa. Benché sia comprensibile il disagio dei cittadini di Roma, che accoglie ogni giorno proteste e manifestazioni, il sindaco in questo modo non fa un buon servizio né alla capitale né al Paese». Dura anche la reazione della governatrice del Lazio Renata Polverini, secondo cui «di tutte le manifestazioni che vediamo a Roma questa è probabilmente la più giustificata. Sono persone che temono di perdere il loro lavoro e temono per le loro famiglie, quindi vanno sostenuti». Ma Alemanno non ci sta, e spiega di aver «risentito telefonicamente il Questore il quale mi ha confermato che la manifestazione era autorizzata come “statica” a piazza Santi Apostoli. Successivamente, su richiesta degli organizzatori, è stata data autorizzazione per uno spostamento dei manifestanti sui marciapiedi, “alla spicciolata”, cioè non in corteo, a piazza Montecitorio. Quindi, non è mai stata autorizzata l’invasione della sede stradale, in particolare di piazza Venezia, che ha provocato forti disagi per oltre un’ora al traffico e a tutta la cittadinanza. Chiedo quindi che l’autorità giudiziaria intervenga perseguendo per manifestazione non autorizzata e blocco stradale i manifestantiche hanno compiuto quest’azione».
IlSussidiario.net ha contattato Aldo Carera, professore ordinario di Storia economica e Storia delle relazioni industriali nell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, per commentare la vicenda: «Si tratta di questioni che si ampliano e cambiano quasi la “natura genetica” della situazione, che riguarda una unità produttiva all’interno del territorio in una situazione che si può definire quasi di emergenza, e nel momento in cui la questione viene interpretata mettendo insieme l’azione della comunità locale e l’azione del sindacato ne esce un “mix” la cui caratteristica politica è formidabile, ma che fa passare in secondo piano quelle che devono essere le questioni concrete. Per cui viene tutto portato su un altro piano che porta solo all’instabilità, e non vedo come si possa così affrontare i problemi concreti. Quindi il primo argomento da affrontare è proprio la natura della manifestazione. Non voglio dire che non sia necessaria, ma il problema è come questo conflitto si distolga dal piano prettamente sindacale per andare invece verso altre direzioni.
Poi c’è tutta la questione della risposta che è stata data, con il sindaco di Roma che blocca la manifestazione: quando si entra in un gioco in cui è evidente la caratura politica, inevitabilmente forzatura risponde a forzatura, per cui da un lato questa manifestazione con carattere di mobilitazione di piazza sfugge di controllo forse anche agli stessi organizzatori, ma la risposta poi rischia di seguire la logica antica del braccio di ferro. Quello che non va bene in questa vicenda è l’incapacità purtroppo crescente nel nostro Paese di risolvere i problemi regolandoli, affrontandoli dove sono e per quello che sono».
Chiediamo poi al professor Carera un giudizio sulla decisione del sindaco Alemanno di bloccare la manifestazione: «Le nostre città anche in passato hanno sempre sopportato tantissimi disagi tra cui scioperi e manifestazioni, e credo che non sia questo il modo di risolvere la situazione. Sembra che ci sia proprio la volontà di accentuare i toni, ed è preoccupante questo atteggiamento generale da parte delle forze di governo, che gioca a dividere i sindacati e a esasperare le tensioni. Ci sono altri modi per affrontare un certo tipo di problemi, e il primo è la mediazione, per andare al concreto e avere una capacità di regolare tensioni e conflitti. Altrimenti resta solo l’autorità, ma credo che questo significhi che siamo meno liberi. La manifestazione di piazza è generalmente spinta dall’esasperazione, che ha sempre un che di ribellistico e che si muove su un piano molte volte ideologico. Può risolvere problemi politici, e sappiamo che con la piazza si buttano giù governi, ma dal punto di vista di un territorio rispetto al mercato del lavoro anche storicamente non ha mai portato grandi risultati. I veri risultati arrivano mettendosi al tavolo e parlando, mediando, che è certamente più faticoso ma senza dubbio più utile».
(Claudio Perlini)