Quel che è certo è che non sarà una passeggiata. Anzi, ci sarà da combattere fino all’ultimo, senza lasciarsi prendere da facili illusioni. Sarà una corsa lunga e difficile, anche per Roma, quella per l’assegnazione dei Giochi Olimpici del 2020. E’ vero, i bookie internazionali restano freddi sulla pista che porta fuori dall’Italia. E Roma, per i quotisti d’oltremanica, è ancora la favorita in lavagna, soprattutto perché non convince l'”austerità” della rivale madrilena, annunciata dal sindaco Alberto Ruiz-Gallardon, e perché gli scommettitori continuano a snobbare Istanbul, relegata più in basso. Eppure proprio sulla candidatura della capitale turca s’è sbilanciato ieri Mario Pescante, il presidente del comitato per Roma 2020. “E’ una rivale molto pericolosa – ha detto Pescante – In sede Cio, il Comitato olimpico internazionale, al momento della decisione finale sarà molto difficile strappare i voti islamici e farli convergere su Roma”. E poi ha spiegato: “La Turchia viaggia con un incremento del Pil dell’otto per cento, secondo solo a quello della Cina, e ha una leadership dei vertici istituzionali funzionalissimi”.
Questione innanzitutto di soldi, allora. Il budget previsto per realizzare le Olimpiadi a Roma nel 2020 si aggira sugli 8-9 miliardi di euro. Non saranno certamente molti di meno, anche se – come ha chiarito Pescante – “il 70 per cento degli impianti è già pronto”. E poi questione di unità di intenti. Una mozione parlamentare bipartisan per sostenere la candidatura di Roma è già pronta e Pescante spera che a firmarla per primo sia Walter Veltroni, ex sindaco della Capitale, in modo da dare chiara testimonianza di un paese unito. Sarà possibile?
L’amministrazione capitolina, per ora, sembra orientata a realizzare il villaggio olimpico nella zona di Tor di Quinto, anche se la storica e splendida caserma dei Lancieri di Montebello non sarà toccata. Per il progetto sarà indetto un concorso di idee internazionale. Un villaggio olimpico che dovrebbe sorgere su 34 ettari, una superficie di 200.000 metri quadrati, 700.000 metri cubi edificabili.
Un villaggio attrezzato in modo da ospitare 8-10.000 atleti, ma che sarà soprattutto eco-compatibile. Sì, perché sarà anche il cosiddetto “impatto zero”, il basso impatto ambientale, a far decidere per una candidata o per l’altra. Da Torino 2006 a Pechino 2008 e per le scelte di Londra 2012 e Rio de Janeiro 2016, sostenibilità ambientale e uso efficiente delle risorse sono stati elementi chiave del progetto olimpico. A Londra, per esempio, lo stadio è stato realizzato con cemento a basso contenuto di carbonio e tubi del gas riciclati e il velodromo utilizza un sistema di ventilazione naturale. A Rio le Olimpiadi saranno l’occasione per inaugurare nuovi stadi ecosostenibili e per lanciare un programma di riqualificazione ambientale a largo spettro. Roma potrebbe approfittarne – secondo tecnici del ministero dell’Ambiente – per la navigabilità del Tevere o per ridurre le auto nel centro storico.
Non saranno necessarie invece le Olimpiadi per rilanciare la partecipazione della città alla pratica sportiva. L’ultima indagine del Sole-XXIV Ore dice che Roma è in netto recupero e sale dal 35° al 14° posto in classifica, superando Milano, Torino e Napoli.