L’acqua erogata attualmente nelle carceri del Lazio contiene alte percentuali di arsenico (in alcuni casi supera anche i 50 microgrammi per litro), che la rende cancerogena. L’emergenza quindi continua, nonostante il provvedimento 7605/2010 della Commissione europea che vietava all’Italia la deroga al consumo di acque potabili con alti contenuti di metalli nocivi.  L’acqua all’arsenico viene erogata nelle carceri di Velletri, Civitavecchia, Paliano, Latina e Viterbo, dove i detenuti, non potendo bere l’acqua che esce dai rubinetti, sono costretti a pagare per acquistare bottiglie di minerale, ma in molti non possono permettersi queste spese.  Fuori le mura delle carceri sono state installate fontanelle e distributori di acqua pulita per tutti i residenti delle varie zone, eppure negli istituti di pena arriva solo quella “corretta” all’arsenico. Questo è solo l’ennesimo problema che riguarda le carceri del Lazio, oltre a quello del sovraffollamento: basti pensare che, secondo gli ultimi dati pubblicati dal Dipartimento per l’Amministrazione Penitenziaria, nel “Mammagialla” di Viterbo i detenuti sono oltre 740, ma la struttura ne potrebbe ospitare solo 444. A denunciare questa grave situazione è stato Angiolo Marroni, Garante regionale dei detenuti, che IlSussidiario.net ha intervistato: «Il problema riguarda principalmente il carcere di Viterbo, dove c’è una forte presenza di arsenico nell’acqua. L’amministrazione comunale ha provveduto a installare distributori di acqua potabile fuori dal carcere, ma non è stato previsto nessun accorgimento per portare questa acqua sana anche all’interno dell’istituto. Quindi i detenuti hanno a disposizione un’acqua che i cittadini di Viterbo non bevono più, vista la presenza dell’arsenico, e si è creata una situazione allarmante che ho voluto denunciare per far capire che anche chi sta scontando una pena in carcere ha diritto a bere un’acqua che non sia avvelenata». L’acqua potabile, come spiega Marroni, “viene spesso distribuita in bottiglie, ma spesso i detenuti non hanno le possibilità per acquistarle quotidianamente. Inoltre l’acqua minerale viene  spesso venduta a prezzi esagerati, anche a tre euro a bottiglia, molto più alti di quelli che troviamo all’esterno del carcere, tant’è che c’è una circolare del Dipartimento che chiede di vigilare affinché i prodotti acquistati dai detenuti siano pagati ad un prezzo almeno pari a quello che devono sostenere tutti gli altri cittadini”.



Il Garante Angiolo Marroni parla poi dei pericoli che corrono oltre tremila detenuti: «L’arsenico non produce danni immediati, ma è un veleno che colpisce nel tempo, e spero che qualcuno intervenga, anche perché il carcere di Viterbo vive già una situazione di grande crisi, in cui questo è solo l’ennesimo problema. La struttura è priva di un direttore ed è retta da un responsabile a mezzo servizio, il dirigente del carcere di Civitavecchia, quindi entrambe le carceri non hanno un controllo a tempo pieno, e credo che la strada verso la soluzione di tanti problemi possa intanto essere quella di assegnare un direttore unico al carcere di Viterbo». Un carcere come detto sovraffollato, come tutte le altre strutture della regione. Infatti, spiega Marroni, “in tutto il Lazio i detenuti affollano le carceri in misura superiore a quelle che sono le presenze cosiddette regolamentari, e sono quindi sempre in numero maggiore rispetto a quello che la struttura può accogliere, eccetto quello di Rieti, dove c’è ancora posto ma solo perché non c’è abbastanza personale per far funzionare al meglio la struttura”. Infine Angiolo Marroni spiega che “le carceri vengono troppo spesso abbandonate e purtroppo questo fa ormai parte della cultura generale del Paese: il mondo carcerario viene spesso non considerato perché c’è questa convinzione che il detenuto debba essere punito ulteriormente per i suoi sbagli, e a nessuno importa se questo risulta ancora più severo della legge stessa. Il sistema carcerario italiano dovrebbe essere cambiato profondamente ma per il momento non se ne sente parlare, se non attraverso qualche misura sporadica che in realtà non porta nessun risultato”.

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