«Una brutta abitudine degli italiani è quella di pensare che la rete idrica domestica non abbia bisogno di protezione, e spesso si fa controllare più la propria automobile che la propria abitazione». Il professor Massimo Labra, docente all’università della Bicocca di Milano, commenta in questa intervista per IlSussidiario.net l’allarme lanciato da tanti cittadini romani, che denunciano la fuoriuscita di sabbia dai rubinetti delle proprie abitazioni. Questo problema riguardava fino a poco tempo fa solo il Litorale e parte del quadrante Nord, ma oggi sono interessati anche quartieri centrali come il Flaminio e il Rione Trevi. L’Acea, immediatamente avvertita della situazione, spiega in una nota che proseguirà a «monitorare, in accordo con le Asl competenti, la qualità dell’acqua dalle fonti di approvvigionamento lungo le reti di distribuzione fino ai punti di consegna agli utenti, ovvero ai contatori aziendali», ma resta il fatto che «gli esiti dei controlli analitici eseguiti fino ad oggi sulle acque hanno confermato la piena conformità ai limiti fissati dalla normativa vigente per le acque destinate al consumo umano e, pertanto, non esiste alcun tipo di problema legato alla potabilità della risorsa idrica a Roma». In tutti i casi, spiega Acea, «questo fenomeno non inficia in nessun modo l’ottima qualità dell’acqua erogata dal sistema acquedottistico romano». Il Professor Labra ci spiega invece che «una cosa da tenere sempre sotto osservazione nella nostra abitazione sono per esempio i miscelatori: una decina di anni fa c’erano i classici rubinetti separati, dell’acqua calda e fredda, mentre oggi con i miscelatori l’acqua subisce continuamente cambiamenti repentini di temperatura, dal freddo al caldo e viceversa. Spostando l’acqua dal freddo al caldo, il carbonato di calcio precipita, e lo fa quasi sempre sul frangi getto, che tutti i rubinetti moderni ormai hanno. L’italiano medio pulisce il frangi getto solamente quando ormai l’acqua non esce più, e questa è in generale una pessima abitudine, perché la formazione di calcare non porta solo a trovarsi dei sassolini nell’acqua, ma soprattutto il fatto che poi su quella particolare patina di calcare si formano dei batteri. Quindi il principale rischio dell’acqua non è dato dal fatto che cambiano i parametri chimici di qualità, ma dal fatto che possiamo andare incontro a contaminazioni batteriche.
Fortunatamente il nostro organismo non è un ferro da stiro che si intasa a causa di una certa quantità di calcare nell’acqua, anzi, soprattutto per gli sportivi o per chi ha problemi osteoporotici è un bene che l’acqua sia abbastanza “dura”. Le pubblicità e il mercato ci hanno abituato al fatto che l’acqua leggera sia più salutare, ma in realtà l’acqua deve avere la sua giusta dose di “durezza”. In questo particolare caso di Roma, sembra che in molti casi la sabbia sia come quella marina, e devo ammettere che è molto strano che una sabbia di quel colore esca dai rubinetti, a meno che non ci siano stati dei lavori di manutenzione della rete, perché la presenza del calcare è testimoniata al massimo da piccoli sassolini bianchi, ma stando a sentire le testimonianze dei cittadini potrebbe trattarsi anche di una rottura della rete idrica, anche interna. In generale, c’è un ente che si occupa della gestione dell’acqua e un ente che si occupa della gestione della rete idrica e, quando ci sono delle rotture, le centrali rilevano delle variazioni di pressione nella rete, quindi si interviene spesso anche molto velocemente. Inoltre l’analisi della qualità dell’acqua viene fatta da due enti dipendenti, quindi dalla Asl e dall’Acea, quindi se ci fossero dei problemi verrebbero fuori e proprio per questo non credo che l’Acea stia nascondendo qualcosa. Di certo il problema non è legato, come qualcuno dice, ai sistemi di trattamento per eliminare l’arsenico, che al massimo avrebbero proprio l’effetto contrario, grazie al trattamento a carboni. In conclusione, un cittadino che vede che dal proprio rubinetto uscire della sabbia rossastra deve innanzitutto rivolgersi all’Asl di competenza, che insieme al gestore è obbligata a effettuare i controlli. Va però specificato che l’Asl deve svolgere questi controlli fino al contatore, cioè fino al punto in cui la rete idrica pubblica diventa privata: dopo questo punto la competenza è totalmente del cittadino, quindi dei condomini e dell’amministratore condominiale».
(Claudio Perlini)