«Con o senza Berlusconi resta il fatto che la richiesta referendaria è stata respinta perché inammissibile e, al di là delle motivazioni che potremo leggere tra poco, i costituzionalisti lo sapevano già». In questa intervista per IlSussidiario.net il Senatore Mauro Cutrufo, Responsabile Nazionale degli Enti Locali del Pdl, commenta la bocciatura da parte della Consulta di entrambi i quesiti presentati dal comitato promotore del referendum sulla legge elettorale. «È successo ciò che già era scontato – afferma Cutrufo -. Ora la responsabilità di cambiare la legge elettorale è nuovamente nelle mani del Parlamento e la spinta popolare che ha fatto notare anche il presidente della Repubblica non si può ignorare».



Qual è la sua proposta al riguardo?

La mia posizione la espressi un anno fa supportato da due disegni di legge, ed è molto semplice: bisogna eleggere un’assemblea costituente. Non si può fare una nuova legge elettorale se prima non cambiamo la forma di Stato e la forma di Governo. A suo tempo si creò un dibattito interessantissimo su questo tema.  Nessuno ci credeva veramente, ma noi ci schierammo a favore di questa proposta.

Per quale motivo?



Se pensiamo ancora una volta di determinare una forma di governo e una forma di Stato con un nuovo sistema elettorale allora siamo degli sprovveduti. Abbiamo tentato tre volte di cambiare la legge elettorale, con il Mattarellum siamo passati dal proporzionale al maggioritario, dopo di che siamo finiti su un impianto che, come si dice, non fa scegliere gli elettori.
Io ho sempre sostenuto che tra il Mattarellum e il Porcellum, sotto certi aspetti, non c’è alcuna differenza: sia nel collegio che con la lista bloccata gli elettori si ritrovano dei candidati calati dall’alto e quindi votano un candidato che magari è di Milano sul collegio di Reggio Calabria, perché appartenente a una certa area politica, non perché lo conoscono.
Questo naturalmente succedeva con il Mattarellum, per cui per esempio ci si candidava nel proprio territorio sul proporzionale, e poi si andava a prendere il collegio che già da prima si sapeva fosse sicuro per colore piuttosto che per l’altro.

Quindi per riequilibrare il rapporto tra elettori ed eletti non basta la preferenza.



Esatto, se i cosiddetti partiti della Seconda Repubblica si riuniscono e stabiliscono chi va nel collegio dove il 65% è di un certo schieramento non vedo molte differenze con le liste bloccate.
Per questo dico che a monte bisogna fare una scelta e scegliere se si vuole una Repubblica presidenziale, semipresidenziale o una rappresentativa com’era quella prima del ’94. Questo è l’elemento decisivo, dopodiché la legge elettorale è solo una conseguenza.
Un anno e mezzo fa Cicchitto, davanti alla mia proposta di una Costituente, disse: «Bella come favola, ma non si farà mai». Oggi però lo stesso Cicchitto riconosce l’elemento principale per il quale feci la proposta in passato: se prima non facciamo la riforma dello Stato e la riforma del governo non possiamo fare una legge elettorale, che rappresenta solo l’ultima fase.

Crede che questo progetto sia realmente attuabile?

Penso di sì. Il tempo c’è, soprattutto in un clima di collaborazione più generale. Utilizziamo perciò questa fase di dialogo mettendo in agenda le riforme istituzionali.

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