“Quella degli indignados in Piazza San Pietro è stata una contestazione evidentemente ideologica, e non è da escludere che dietro a un’apparente spontaneità si celi in realtà anche qualche forma di strumentalizzazione, o addirittura di organizzazione nascosta”. Lo afferma Alberto Gambino, professore ordinario di Diritto privato all’Università Europea di Roma, commentando l’iniziativa di una trentina di giovani provenienti da diverse parti d’Europa, che si sono accampati nella piazza simbolo della Cristianità con le loro tende e sono stati sgomberati dalla polizia, che ha arrestato tre di loro. Per Gambino, “l’Italia è uno dei Paesi più democratici del mondo, chiunque può manifestare liberamente purché chieda l’autorizzazione. Peccato però che gli indignados non l’avessero chiesta. Se avessero provato a manifestare senza permesso nei loro Paesi d’origine, come Francia o Spagna, le loro autorità avrebbero reagito con molta più fermezza della nostra polizia”.



Professor Gambino, che cosa ne pensa della protesta degli indignados in Vaticano?

Non si tratta di un’iniziativa nuova. Abbiamo già assistito nel corso di questi ultimi tempi a più contestazioni da parte di questi cosiddetti indignados e non è un caso che lo facciano spesso anche in contesti cattolici come il Vaticano. Quella avvenuta in Piazza San Pietro è stata una contestazione evidentemente ideologica, e non è da escludere che dietro a un’apparente spontaneità si celi in realtà anche qualche forma di strumentalizzazione, o addirittura di organizzazione nascosta. L’impressione è che ci sia una forte matrice anti-cattolica in queste iniziative, che non corrisponde peraltro a una contestazione del sistema. Non si vede infatti perché una protesta contro le disfunzioni dell’economia, spesso legate soprattutto agli effetti della disoccupazione giovanile, debba andarsi a contaminare con una forte obiezione nei confronti di contesti legati alla cristianità. E’ questo il motivo che fa sorgere più di un sospetto che dietro a queste forme di apparente e spontanea contestazione, ci sia qualcosa di organizzato in modo ideologico.



Organizzato da chi?

Sono convinto del fatto che dietro a quanto avvenuto domenica in Vaticano ci siano dei cattivi maestri. Non ho elementi per dire chi siano, ma i corsi e i ricorsi storici ci fanno dire che spesso i giovani hanno una loro forza emotiva nell’aderire ad alcune impostazioni culturali, magari presentate con maggiore pacatezza nei toni ma non nei contenuti. Chi disegna scenari di contestazione sono spesso persone di età molto più avanzata.

 

Slogan come “il Vaticano paghi le tasse come tutti” sono stati utilizzati di recente anche da una precisa parte politica. Da quando in qua gli indignados copiano i partiti?



 

Quando qualcuno manifesta il suo pensiero secondo una certa matrice, poi via via questo suscita adesioni acritiche da parte di chi vede la contestazione come fine a se stessa. Si tratta infatti innanzitutto di un messaggio che non corrisponde alla verità. Questo attacco alla Chiesa, con riferimento al mancato pagamento delle tasse, è palesemente strumentale. Al di là di singoli episodi presenti un po’ ovunque, le leggi del nostro Paese prevedono che gli enti legati alla Chiesa paghino le tasse come tutti. Ciò non avviene per l’Imu solo nei casi in cui si tratta di attività senza fini di lucro. Partire da un dato falso per costruirvi sopra un’attività propagandistica produce delle inevitabili saldature anche con chi politicamente fa una bandiera della contestazione fine a se stessa.

 

Hanno ragione gli indignados a lamentarsi per il modo in cui la polizia ha reagito?

 

Quando si manifesta fuori dalle regole, è normale che la polizia intervenga. Gli indignados non avevano chiesto alcuna autorizzazione per questa manifestazione, pur trovandosi in uno dei Paesi più democratici al mondo ove di manifestazioni ne abbiamo più di una ogni giorno. In Italia non è affatto difficile chiedere un permesso per manifestare liberamente, come consente la nostra Costituzione democratica. Quindi quando non si chiede l’autorizzazione, si finisce per stare dalla parte del torto. E a quel punto risulta davvero difficile e incomprensibile pensare che si possa contestare un intervento dello Stato, rappresentato in quel momento dalla polizia. Nel momento in cui si manifesta senza il permesso dello Stato, non si capisce per quale motivo quest’ultimo non dovrebbe ripristinare la legalità violata.

 

Molti degli indignados presenti in Piazza San Pietro erano spagnoli o francesi …

A maggior ragione, essendo stranieri, dovrebbero rispettare le istituzioni italiane. E’ spontaneo chiedersi se queste persone avrebbero avuto gli stessi atteggiamenti nei loro Paesi d’origine. Anche in quei casi interviene infatti la polizia e talvolta in modo molto più aspro e duro di quanto avvenga in Italia. Mi sembra quindi davvero fuori luogo affermare che la polizia, che rappresenta lo Stato, non avrebbe dovuto intervenire.

 

Secondo padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa della Santa Sede, gli indignados “per le azioni compiute e le espressioni usate, hanno voluto utilizzare la piazza in modo evidentemente improprio, non coerente con la natura del luogo”. E’ d’accordo?

 

Non è un caso che sia stato scelto proprio Piazza San Pietro. Il motivo è infatti il suo carattere simbolico, e quindi gli stessi contestatori riconoscono la natura molto particolare del luogo. Questo non è un fatto indifferente, tanto è vero che è stato scelto quel luogo. Dovrebbe quindi esserci una maggiore protezione culturale di quei luoghi, anche da chi si trova su posizioni laiche. Chi è scevro da ideologie dovrebbe riconoscere che alcuni luoghi, che evocano simboli e valori religiosi, devono essere tutelati come patrimonio di tutti i credenti. Questo è anche lo spirito autentico del concetto di laicità. Il diritto e la libertà di professare la fede, evocato da alcuni luoghi come piazza San Pietro, rendono necessario che quella libertà sia difesa da attacchi spregiudicati e strumentali.

 

(Pietro Vernizzi)