Un’Area C anche a Roma: è questa la proposta lanciata nei giorni scorsi dal coordinamento “Di traffico si muore”, secondo cui è fondamentale istituire anche nella capitale una zona a traffico limitato, sul modello di quanto fatto a Milano. «Ciclisti, pedoni e insomma tutti coloro che hanno a cuore la vera vivibilità della loro città, – si legge sul sito Internet del coordinamento – e in questo caso di una città come Roma, che non solo è bella ma ha nei secoli stabilito quali siano i canoni della bellezza urbanistica, dovrebbero chiedere a grandissima voce l’istituzione di un’Area C anche nella capitale». Il coordinamento vuole quindi che «Roma segua l’esempio di Milano, che finalmente riconosca il suo centro come una preziosità che deve essere tutelata, e non violentata quotidianamente da auto e bus turistici, e torni ad essere un luogo all’altezza di ciò che è stato fino all’avvento della motorizzazione di massa. Un posto dove non più tentare di sopravvivere ad ogni attraversamento pedonale, ma dove vivere serenamente come tutti meritiamo e meritano». «Ha iniziato Londra, – conclude la nota – hanno seguito altre capitali, ha iniziato Milano, serve che Roma si svegli». A riguardo Ilsussidiario.net ha contattato Antonello Aurigemma, Assessore alle Politiche della Mobilità di Roma Capitale.
Assessore, cosa pensa della proposta di introdurre un’Area C, quindi una congestion charge, anche nella città di Roma?
Roma, soprattutto per ciò che riguarda il suo Centro Storico, ha caratteristiche storico-urbanistiche talmente particolari che ogni paragone con altre città risulta fuori luogo. Ciò premesso, non credo che in questa fase così delicata dal punto economico sia il caso di introdurre una nuova gabella per i cittadini. Anche perché, così come previsto a Milano, i residenti dovrebbero pagare anche per rientrare a casa dopo una giornata di lavoro o per qualsiasi spostamento fatto non per piacere, ma per necessità.
Quali potrebbero essere i vantaggi e i rischi di un simile provvedimento?
Credo che i rischi superino i vantaggi. Si rischierebbe di andare a penalizzare ulteriormente cittadini già interessati, ad esempio, dalla movida notturna: un fenomeno che condiziona comunque gli spostamenti di chi abita in determinate zone. Inoltre, si andrebbero a colpire soprattutto le persone con minori disponibilità economiche.
Dopo l’introduzione dell’Area C a Milano le polemiche non sono di certo mancate, soprattutto da parte di chi ogni giorno deve entrare in centro per lavoro o perché residente. Quali potrebbero essere i maggiori problemi per Roma e in che modo sarebbe possibile risolverli?
Roma ha un efficace sistema di zone a traffico limitato che limita notevolmente gli accessi nella parte centrale della città. Come Amministrazione capitolina siamo convinti che la fluidificazione della mobilità si possa incrementare solo con provvedimenti strutturali, come ad esempio la realizzazione di quelle opere di trasporto pubblico che la città attende da troppi anni: su tutte le nuove linee della Metropolitana. Entro la fine della consiliatura, quindi parliamo della primavera del 2013, la nostra città vedrà incrementare di oltre il 50% la rete della Metro grazie all’apertura della linea B1 e della linea C. Queste sono le risposte più concrete per creare mobilità alternativa all’uso del mezzo privato.
Secondo lei il fatto di interdire il traffico in centro potrebbe provocare maggiori problemi nel resto della città?
Migliorando le strutture e il servizio del trasporto pubblico il problema viene rovesciato dal punto di vista concettuale: se si riesce a raggiungere il centro di una città con un mezzo veloce, confortevole e non inquinante come la Metropolitana, la decisione di lasciare l’auto a casa o in qualche parcheggio di scambio viene naturale. Fondamentale è anche l’intermodalità: ad esempio la possibilità di avere una agile accessibilità al mezzo pubblico nelle zone dove ci sono parcheggi.
L’introduzione di una congestion charge potrebbe agevolare i lavori per altre linee metropolitane o rendere più efficiente il trasporto pubblico locale?
E’ chiaro che quanto incassato da questa tassa può essere reinvestito dal Comune, ma a Roma l’Amministrazione ha deciso comunque di puntare forte sulle infrastrutture del trasporto pubblico: nonostante la fase economica particolarmente delicata, sono stati investiti circa quattro miliardi di euro. E non abbiamo intenzione di fermarci, visto che sono già avviati i progetti di prolungamento delle linee esistenti della Metro: la B da Rebibbia a Casal Monastero, la A da Anagnina a Torre Angela e da Battistini a Torrevecchia, la C da Colosseo a Farnesina e la B1 da Conca d’Oro a Jonio.
(Claudio Perlini)