Braccia incrociate per i lavoratori del trasporto pubblico e ancora una volta disagi per i cittadini; sia per quelli che, normalmente, se ne avvalgano che per quanti usano l’automobile. A seconda delle percentuali di adesione, infatti, potrebbero ritrovarsi imbottigliati in un traffico abnorme. L’origine della protesta è il mancato rinnovo del contratto nazionale, fermo dal 2007. Per far sentire le proprie ragioni, hanno aderito unitariamente Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, trasporti e Faisa Cisal. Si parte, quindi, dalle 21 di questa sera, e per le prossime 24 ore, con la mobilitazione degli addetti ai servizi ferroviari notturni. Domani, poi, sarà la volta di autobus, tram e metropolitane che si fermeranno con orari diversi di città in città. A Roma, in particolare, stop alle corse dalle 8.30 di mattina alle 17.30 e dalle 20.00 fino a fine servizio. Date le circostanze, i varchi delle Ztl diurne della Capitale non saranno attivi e l’accesso sarà libero. Tra le 7.30 e le 17.30 è stato inoltre, rafforzato il servizio taxi. Marco Capparelli segretario regionale della Filg-Cgil di Roma e Lazio, spiega a ilSussidiario.net le ragioni dei sindacati. «Va detto, anzitutto, che cinque anni senza un contratto è un tempo enorme; e che siamo profondamente stupiti e amareggiati per l’atteggiamento assunto dai ministeri che, ad oggi, pur essendosi impegnati a rinnovarlo, non hanno fatto nulla». Le motivazioni addotte sono bene note: «affermano che mancano le risorse. Lo sappiamo anche noi, ce ne accorgiamo tutti i giorni. Non è tuttavia normale che il contratto di un’intera categoria non sia stato rinnovato per così tanto tempo, sia sotto il profilo economico che da quello normativo». Dario Di Vico, dalla pagine del Il Corriere della Sera, si interrogava circa l’opportunità di indire, al giorno d’oggi, manifestazioni di questo genere: prive di qualsivoglia potere contrattuale – afferma Di Vico – e buone soltanto per ricordare al mondo l’esistenza delle associazioni dei lavoratori. «In realtà – replica Capparelli -, non è certo la prima volta che viene sollevata una questione del genere; e siamo consapevoli della sua legittimità. Tuttavia, a fronte di una situazione di estrema precarietà, della perdita di posti di lavoro e dell’assenza di forme significative di ammortizzatori sociali, non possiamo fare altro che constatare che siamo stati ignorati per ben 5 anni. Senza risposta alcuna». Ne discende, secondo il sindacalista, un’inevitabile conseguenza: «evidentemente, per testimoniare l’esistenza di un enorme problema, non abbiamo alternative se non quella dello sciopero, come previsto della leggi che lo regolano. Abbiamo fatti vari appelli alla cittadinanza e all’utenza, scusandoci per i disagi arrecati e di cui ci rendiamo perfettamente conto. Crediamo che, per questo, sarebbe estremamente più sensato che il governo, invece che continuare con i tagli lineari facesse tutto quanto è in suo potere affinché il lavoro venisse difeso».
Capperelli spiega che a Roma e nel Lazio, c’è una tensione è allarmante. «La gente sta subendo un tracollo che percepisce, oltretutto, come beffardo e insensato; il trasporto pubblico, infatti, non è un settore in crisi. Anzi, con la sfavorevole congiuntura economica che stiamo attraversando, i cittadini stanno sempre più spesso abbandonando l’automobile in favore dei mezzi. Significa, quindi, che ci sono più clienti. Significa che ci sarebbero le condizioni per fare dei seri investimenti nel settore».