Il “Laziogate” sui fondi ai gruppi del Consiglio regionale si allarga. E prende sempre più piede l’ipotesi che il “marcio” della politica romana non abbia un unico colore ma sia piuttosto qualcosa che riguardi il sistema intero. Dopo l’arresto del capogruppo pdiellino Franco Fiorito con l’accusa di peculato, infatti, è stato indagato ieri anche il capogruppo Idv Vincenzo Salvatore Maruccio che ha rassegnato le dimissioni. “Le risorse del gruppo sono state usate da me solo per fare attività politica”, si è difeso, “rispetto alle accuse che mi sono mosse chiarirò ogni cosa nelle sedi opportune e ai magistrati inquirenti”. E ha concluso: “da oggi (ieri, ndr) sono un privato cittadino e intendo, come tale, difendermi nel procedimento a mio carico”. Per fare chiarezza su quanto sta emergendo alla luce del sole dalle parti della Pisana a seguito delle indagini del Nucleo valutario della Guardia di finanza abbiamo intervistato per voi il giornalista Rai Luciano Ghelfi, esperto di politica e di politica romana.



Pare che anche Maruccio, capogruppo Idv della regione Lazio, sia stato pescato con le mani nella marmellata dei contribuenti italiani: fino ad ora s parla di 700 mila euro tra assegni e prelievi irregolari. Cosa aggiunge questo fatto allo scenario fino ad ora emerso?

Non è altro che la conferma del fatto che il sistema di appropriazione del denaro pubblico nel Lazio non era circoscritto al solo gruppo Pdl ma che sostanzialmente coinvolgeva un po’ tutti i partiti. Del resto anche il capogruppo del Pd Esterino Montino ha rilasciato un’intervista dove ha ammesso che i soldi erano tanti e che avevano fatto male tutti a prenderli. Poi, è ovvio, c’è una grande differenza tra chi il ha usati legittimamente per fare politica e chi invece se li è intascati per fare altro.



Maruccio dice di averli impiegati per fare politica.

Le accuse dicono il contrario.

Staremo a vedere.

Certo, ma quello che sta emergendo con sempre maggiore chiarezza è che nel Consiglio regionale del Lazio, così come in svariati altri Consigli regionali, c’era a disposizione dei gruppi un fiume di denaro, sicuramente una quantità esagerata rispetto alle reali esigenze del fare politica. E questa è stata una tentazione molto forte per alcuni.

Spesso si sente dire che non sarà mica di oggi questa scoperta…

No, assolutamente. Ci sono leggi e articoli che dimostrano quanti soldi erano a disposizione delle regioni. In proporzione erano di più di quelli a disposizione dei gruppi parlamentari. E questo fa molto pensare perché così si è anche aggirato il referendum sul finanziamento ai partiti. Si parla di finanziamenti all’attività corrente di importo tale da poter essere facilmente sperperati o messi “in cassa” propria per comprare… che so, il lampadario di casa tanto per fare un esempio.



Le indagini apriranno altri segreti tesoretti in mano ai politici regionali?

Nel Lazio, secondo me, l’inchiesta è solo all’inizio. Mi aspetto dell’altro, non credo che finirà qua. Anche se questa è tutta benzina buttata sul fuoco dell’antipolitica. Credo che l’effetto sui partiti tradizionali sarà terribile.

 

Il governo è intervenuto.

 

Il governo, azzerando quasi i contributi, ha dato una bella sterzata. È indubbio. Dal mio punto dio vista però c’è davvero da ripensare il federalismo così come si è venuto costituendo. Il problema è che i tempi sono strettissimi per fare quattro letture con testo identico e dove non si può ricorrere al voto di fiducia, tratta dosi di una riforma costituzionale. La fine della legislature è dietro l’angolo: ad essere generosi mancano 5 mesi allo scioglimento delle camere, se non meno. Vuol dire che la prima lettura deve essere quella buona e poi più nessuna modifica. Ma mi sembra difficile. Credo che questa riforma non vedrà la luce per una questione di semplice tempistica parlamentare. Ma la riflessione sul titolo V, per come scritto e come attuato, è necessaria.

 

(Matteo Rigamonti)