Il caso Lazio, dopo lo scandalo dei fondi pubblici distorti per uso personale e il conseguente scioglimento del consiglio regionale stesso, continua a tenere banco. A far discutere e litigare l’ex maggioranza e l’ex opposizione è adesso la data delle elezioni. Si stanno infatti scontrando due posizioni differenti: da una parte l’ex presidente Polverini a cui spetta guidare la Regione fino alle elezioni, che sostiene che vadano rispettati i tempi di novanta giorni dalle dimissioni per indire le elezioni. Dall’altra il Pd nella figura dell’avvocato Pellegrini che sostiene invece che le elezioni si debbano tenere nei novanta giorni successivi alle dimissioni. Secondo Aldo Loiodice contattato da Ilsussidiario.net, l’ex presidente Polverini sta interpretando la legge nel modo giusto: “Il decreto governativo sui tempi di voto dice espressamente che nei novanta giorni successivi alle dimissioni, va stabilita la data delle nuove elezioni. Non si dice che bisogna votare in quei novanta giorni”.  Per Aldo Loiodice un meccanismo elettorale è una macchina complessa che se non la si mette in moto con le dovute attenzione, può portare a situazioni di grave problematica.



Professore, si stanno scontrando due posizioni contrastanti sulla questione elezioni nel Lazio.

Bisogna stare molto attenti quando si mette in moto la macchina elettorale, attenti a che la prefettura sia disponibile, insomma una attenzione particolare a tutto il meccanismo elettorale per evitare di finire in situazioni problematiche.



Del tipo?

Si possono creare situazioni che portano al ricorso, c’è il rischio di presentazione tardiva di liste, insomma si può creare più danno che altro se non si rispettano tutti i passaggi.  

Cosa dice esattamente il decreto governativo sul tema? Un presidente può stabilire la data delle  elezioni anche l’89esimo giorno dei novanta disponibili?

Certamente. Il presidente della regione deve soltanto indire le lezioni, il decreto governativo dice così. Devono essere indette, ciò significa deve essere stabilita la data di svolgimento. L’indizione è quell’atto con cui si stabilisce la data delle elezioni. 



Ma l’avvocato Pellegrino sostiene invece che le elezioni si possono tenere entro quei novanta giorni.

Mi pare una esagerazione che crea una frettolosità nello svolgimento. Il decreto governativo dice chiaramente che in quei 90 giorni le elezioni devono essere indette e non tenute. Sono due cose diverse. 

Chi ha l’ultima parola in un caso come questo? Chi decide fra i due contendenti chi ha ragione?

Il presidente dimissionario della Regione ha l’ultima parola. Solo il Governo può fare un intervento sostitutivo commissionariando il presidente. L’articolo 120 dice che se il Governo ritiene che il presidente della Regione sta commettendo qualcosa contro l’interesse nazionale, allora deve intervenire e sostituisce il presidente.

Nessun organo giudiziario, dunque.

 

Assolutamente no, solo il Governo ha facoltà di mettersi in mezzo.

 

Sembra di capire che lei ritenga più ragionevole la posizione di Polverini.

 

Mi sembra la posizione di una persona che ha esperienza di amministrazione e di elezioni. Pellegrino è certo un avvocato di valore ma non ha nessuna esperienza della vita elettorale. 

 

Perché, come diceva all’inizio, troppa fretta rischia di compromettere l’esito stesso delle elezioni.

 

Certamente, bisogna mettere in moto le forze dell’ordine che devono essere disponibili, bisogna coinvolgere tutti i comuni di una regione grande come è il Lazio, si devono costituire i seggi. La prefettura deve dire quando è possibile fare le elezioni, non si possono fare alla ventura. Se poi qualcuno ritiene che si debbano fare, allora deve intervenire il Governo.