Le Idi di marzo del 44 a.C., una data che tutti, soprattutto gli studenti, dovrebbero ricordare. E’ il giorno in cui venne assassinato Giulio Cesare. Molte sono le ipotesi sul luogo in cui venne raggiunto dalle pugnalate dei congiurati. Ciò che è certo è che non fu ucciso né in Senato, fatto impossibile perché era stato bruciato, né nel Foro che è il posto dove invece venne cremato. Il dittatore fu ucciso da una sessantina di congiurati fra i quali Bruto e Cassio nella Curia di Pompeo, in prossimità dell’area sacra di Largo di Torre Argentina, presso la statua che lo ricordava, dove erano ospitate le riunioni del Senato. Parte di questo complesso che, comprendeva anche altri edifici, è ancora visibile in Largo Argentina, uno degli snodi più trafficati della capitale. Ora, l’archeologo spagnolo, Antonio Monterroso sostiene di aver individuato il luogo esatto dove cadde il grande condottiero: si tratta di una parte del podio a ridosso degli edifici sacri contrassegnati come B e C fra le rovine dell’area sacra.
Insomma, era lì da sempre ma nessuno le sapeva. L’ipotesi dell’archeologo spagnolo che studia da cinque anni il punto esatto in cui Cesare venne assassinato è ancora tutta da vagliare sebbene punti i riflettori su un luogo quasi trascurato dai volenterosi turisti che, fra cantieri e fermate del tram, si apprestano a visitare le aree archeologiche dell’antica Roma. “In questo caso direi che occorre molta prudenza e che tutto ciò non indica che si sia trovato qualcosa di nuovo. L’impressione che ho avuto – dice Alfredo Valvo, Docente di Storia romana ed Epigrafia latina all’Università Cattolica del Sacro Cuore – è che si proceda come nel commercio delle reliquie.
Il rinvenimento di qualsiasi reperto diventa un pezzo archeologico importante. Tutto sommato è stata ritrovata solo una pietra grigia e nulla di più. In pratica quello che è certo è ciò che hanno tramandato le fonti letterarie e cioè che Giulio Cesare è morto nella Curia di Pompeo. Si immagina che tutto ciò sia avvenuto in prossimità di un piccolo podio dietro gli edifici sacri dell’area archeologica di Largo di Torre Argentina. Però, parlare di elementi concreti che indichino il rinvenimento dello scranno dove era seduto Cesare mi sembra un po’ eccessivo”. Per Valvo, dunque, nulla che valga la pena di essere approfondito: “Sappiamo in maniera abbastanza precisa dove è morto poiché le fonti letterarie lo indicano esplicitamente ma ritengo improbabile che si possa ritrovare addirittura lo scranno dove sedeva Cesare quando fu trafitto dalle pugnalate dei congiurati”. Magari varrebbe la pena di puntare l’attenzione su luoghi di importanza apparentemente minore ma che racchiudono, invece, informazioni storiche considerevoli. 



“Vicino a piazza Venezia- spiega Valvo- dove si trovano e le due chiese gemelle e la Colonna Traiana, quindi in prossimità del Foro, durante gli scavi per i lavori della costruzione della metropolitana, è stato rinvenuto un luogo noto alle fonti ma di cui non si conosceva l’ubicazione. Si tratta dell’Ateneo dell’imperatore Adriano (117-138) una scuola filosofica che Adriano aveva riprodotto fedelmente a Roma a immagine di quella che c’era ad Atene. Un luogo di grande importanza storica”.
“Ci sono stati ultimamente- dice ancora Valvo- dei ritrovamenti casuali ma favoriti da alcuni lavori, ad esempio a Saxa Rubra, luogo dove Costantino sconfisse Massenzio. Lì è stata rinvenuto il sepolcro di un personaggio illustre, Marco Nonio Macrino, console romano del II secolo dopo Cristo”.

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