Un raid in pieno stile con lancio di uova, cachi e vernice gialla. E’ l’assalto nelle sedi delle Federazioni dei Metalmeccanici di Cisl e Uil in via Ruggero Bonghi a Roma di mercoledì, alla vigilia dello sciopro generale, da parte di un gruppo di una quindicina di facinorosi che hanno fatto irruzione incappucciati. I manifestanti hanno esposto anche alcuni striscioni contro i sindacati colpevoli, secondo gli slogan urlati “dello smantellamento del sistema dei diritti che già precariamente vige nei posti di lavoro”. “Un lavoratore, che si trovava all’interno degli uffici, è stato picchiato e un altro è stato strattonato, buttato a terra e cosparso di vernice”, ha denunciato Mario Bertone, segretario Generale Cisl Roma, interpellato da IlSussidiario.net che denuncia un clima di altissima tensione.
Bertone, come giustifica un gesto così violento?
E’ un momento di particolare tensione per via dei provvedimenti varati dal Governo Monti, la spending-review e un sentimento generale di disaffezione verso la politica. Non nascondo che qualche motivo vada anche ricercato nella ripresa del confronto con la Fiat che scalda gli animi dei più esagitati che pensano che attraverso questi sistemi si possa intimidire. E ieri la scena si è ripetuta a Bologna dove alcuni manifestanti hanno messo in atto un blitz contro la sede CISL di via Milazzo, nel corso di una tavola rotonda. I dimostranti sono entrati nella sede, urlando verso i sindacalisti presenti, tirato fumogeni e imbrattato l’ingresso con uova.
Perchè gesti così violenti verso un sindacato che, da sempre, cerca il dialogo?
Perchè questo è quello che la politica del momento vuol far passare. Noi come Cisl, uniti anche con Uil, abbiamo un atteggiamento di responsabilità verso le nostre azioni sindacali, alle nostre rivendicazioni che non sono mai verbose, ma mirate al dialogo e, tutto questo, viene venduto alla pubblica opinione come un atteggiamento tiepido e timido. Addirittura nel volantino, Bonanni e Angeletti sono stati definiti “servi” di Marchionne e il nostro sindacato è stato bollato come “giallo”. Il dato vero è che c’è un modo di fare informazione che non fa altro che sobillare chi è già sulle barricate quando, invece, Cisl è un sindacato che contratta ma che è attento ai diritti dei lavoratori e che cerca con tutti i mezzi di difenderli.
La stampa contribuisce a scaldare gli animi?
No, non mi riferisco alla stampa che è bene che sia libera e informi nel modo più corretto possibile.
A chi si riferiva prima?
C’è un modo di fare cultura che non aiuta a tranquillizzare il clima generale. Gli ambienti di estrema sinistra, i circoli e i centri sociali, usano questi mezzi per far parlare di sé: è più facile che finisca sulle pagine dei giornali un’azione violenta piuttosto che costruire, con sforzo ogni giorno, un dialogo costruttivo e proficuo e il consenso intorno alle scelte difficili per cui siamo chiamati a decidere. Occorre partire da un rinnovato senso di responsabilità per poter pensare di salvare questo Paese.
Ritiene che CGIL debba avere un atteggiamento più intransigente verso certi episodi?
Lo ha già avuto, manifestando la propria solidarietà e partecipando anche al nostro presidio davanti al Ministero dell’Interno. Non nego che ci siano alcune aree della CGIL, come la FIOM che, nella loro mentalità e nel loro modo di concepire le politiche contrattuali, determinano situazioni del genere. Abbiamo un dibattito molto aperto con posizioni differenti ma questo, però, non significa che la CGIL, tout court, sia coinvolta.
Perchè il dialogo è la via più corretta rispetto alla lotta e al muro contro muro?
Lo slogan, le contrapposizioni le azioni eclatanti servono al momento, ma non servono a costruire una buona politica di contrattazione.
Dove è possibile trovare le risorse necessarie per investire sul futuro e sulla crescita?
Occorre determinare le condizioni necessarie per cui i giovani e i cittadini ritrovino speranza nel futuro e le risorse possono essere trovate attraverso la lotta all’evasione fiscale e anche con nuove modalità che incentivino la solidarietà fra chi ha di più verso chi ha di meno e, da sempre, proponiamo la patrimoniale.
Quali sono le vostre richieste per le istituzioni?
In primis, che le istituzioni centrali e locali, siano a servizio dei cittadini e non dei singoli o dei partiti e che le scelte, ora orientate verso il rigore, rispecchino un criterio di equità sociale ed economica come, ad esempio, l’introduzione del salario di produttività che può facilitare la contrattazione di secondo livello che, a sua volta, può dare slancio alle imprese.