Ottime notizie per i gestori dell’aeroporto di Fiumicino. Un po’ meno per i passeggeri. Venerdì il governo ha dato l’ok all’aumento delle tariffe che passeranno dagli attuali 16 euro a passeggero a 26,50 euro. Serviranno per ampliare lo scalo, raddoppiandone l’area, in modo da renderlo competitivo con la concorrenza internazionale. Qualcosa non quadra, a partire dal termine della concessione, fissato al 2044. Abbiamo chiesto a Marco Ponti, professore di Economia Applicata al Politecnico di Milano, di illustrarci le sue perplessità.
Professore, cosa ne pensa dell’operazione?
Vede, il Diavolo sta nei dettagli. E nessun dettaglio, al momento, è noto. Salvo alcuni elementi che inducono una legittima perplessità. L’aumento, infatti, è straordinariamente consistente, gli investimenti che dovrebbero finanziarlo dell’ordine di 12 miliardi di euro rappresentano una cifra enorme, mentre il periodo di concessione è estremamente alto. D’altro canto, l’autorità di regolazione, presente nell’agenda di governo di Monti, è stata rapidamente dimenticata a causa dei fortissimi interessi di chi dovrebbe essere regolato. Ovvero, autostrade, aeroporti e ferrovie, che preferiscono interloquire direttamente con il proprio referente politico.
Secondo lei, in ogni caso, gli investimenti su Fiumicino sono necessari?
Probabilmente, lo sono. Tuttavia, non sta scritto da nessuna parte che si dovesse per forza erogarli in blocco, aumentando, di conseguenza, in misura così drastica le tariffe. Si sarebbe potuto procedere gradualmente. E consentire concessioni più brevi, prevedendo gare successive. La durata stabilita, invece, renderà praticamente impossibile intervenire ai regolatori successivi.
Si poteva optare per misure alternative all’aumento delle tariffe?
E’ indubbio che gli investimenti si sarebbero potuti ripagare attraverso un aumento di efficienza e di traffico, mantenendo le tariffe attuali. Tutto, invece, lascia supporre che si sia scaricato il peso degli investimenti interamente sulle tariffe, senza che il regolatore ne abbia esaminato in maniera scrupolosa l’efficacia e l’utilità.
Cosa intende dire?
La regolazione dovrebbe servire proprio a proteggere i passeggeri dalle spese sovente disinvolte dei concessionari; valutando se esse siano realmente funzionali al miglioramento della qualità del servizio. Qui, invece, è evidente l’assenza è la necessità di un ente serio e indipendente, capace di tutelare gli interessi dei consumatori.
Le risulta che l’aeroporto di Londra abbia le dimensioni di Fiumicino, ma che il traffico gestito sia incommensurabilmente superiore?
Certo. E la differenza consiste proprio nel fatto che lì il regolatore è estremamente severo.
Pare che a Fiumicino si stia producendo un enorme conflitto d’interessi
Esatto: come se non bastasse, l’Adr, società che gestisce l’aeroporto romano, partecipata dai Benetton, dovrà comprare i terreni dalla Maccarese spa. Di proprietà dei Benetton. E nessuno ha denunciato il conflitto.
Lei, in ogni caso, come si spiega il fatto che il governo abbia dato l’ok a una manovra del genere a poche settimane dalla fine della legislatura?
Dal momento che, ormai, la creazione di una seria autorità di vigilanza non è più procrastinabile, e dovrà essere per forza istituita dal prossimo governo, va notata una certa solerzia nell’accelerare operazioni molto discutibili da parte dei soggetti monopolisti. Operazioni a vantaggio degli investitori e a discapito dei cittadini. In ogni caso, non esagererei con il pessimismo. Può darsi, invece, che l’analisi economico-finanziaria sia stata estremamente rigorosa. Anche se il contesto lascia intendere l’esatto contrario.
(Paolo Nessi)