Il governo ha detto no. Nonostante i tanti appelli lanciati nei giorni scorsi da personaggi del mondo dello sport, ma non solo, il premier Monti ha fatto sapere nelle prime ore del pomeriggio di oggi che “il governo ritiene che non sarebbe responsabile, nelle attuali condizioni dell’Italia, assumere questo impegno”. Game over, quindi, per Roma. Finisce la speranza di vedere nuovamente i Giochi Olimpici in Italia dopo quelli del 1960. Un duro colpo anche per il sindaco Alemanno che, pur ammettendo la chiarezza delle motivazioni date da Monti, le ritiene “non condivisibili”. Davvero deluso Mario Pescante, presidente del Comitato Promotore: “È una grandissima occasione persa, ma non possiamo fare altro che accettare la decisione del governo: c’è tanta amarezza”, ha detto, aggiungendo che “la decisione del governo è stata molto ponderata ed è arrivata esclusivamente per motivi economici. Il nostro progetto per Roma 2020 era molto serio, ma il governo è stato irremovibile sui conti. Peccato, era un’occasione unica anche per dire ai giovani che abbiamo ambizioni importanti”. Per commentare quanto accaduto, IlSussidiario.net ha contattato il giornalista e scrittore Gianni Riotta, già direttore del Il Sole 24 Ore.
Cosa pensa della decisione del governo?
Non abbiamo purtroppo molti esempi di Olimpiadi che siano state vantaggiose a breve per i paesi che le hanno organizzate e, come sappiamo, per la Grecia hanno rappresentato addirittura un grave danno. Credo che proprio questo abbia spinto Monti, che ha come primo obiettivo quello di rimettere l’economia del Paese in sesto, a prendere questa scelta.
Quindi, secondo lei, un’Italia declassata da poche ore da Moody’s, che ha ancora molto da fare sul piano del risanamento, fa bene a rinunciare alla candidatura olimpica?
Io ero favorevole alle Olimpiadi milanesi proposte dal Sindaco Moratti, a quelle romane, seguite poi da una violenta campagna contraria, a quelle di Torino, per cui mi sono battuto fino all’ultimo e che poi si sono dimostrate un successo. Il problema è che le i giochi olimpici, come è stato per Roma 1960 e per Torino 2006, devono avere alle spalle un Paese intero, e non solamente il sindaco della città, il comitato olimpico e i personaggi dello sport. Tutti devono essere d’accordo, la maggioranza e l’opposizione, gli enti locali, il governo, le imprese, i sindacati e l’opinione pubblica, e in questo ha ragione Monti quando dice che in questa occasione non c’era una tale unanimità.
A suo giudizio questa decisione quali vantaggi potrà portare?
Certamente non ci sono vantaggi, ma solamente rischi evitati, come quello di un possibile indebitamento e della perdita di risorse. Inoltre in questo modo evitiamo di far credere al mondo che dopo tutto, sul piano del risanamento, non ce la stiamo passando così male e che, anzi, stiamo già pensando a nuove grandi opere. Non dimentichiamo comunque che un’enorme opera in corso già c’è, ed è l’Expo del 2015, quindi adesso l’unica cosa da fare è raddoppiare gli sforzi su questo progetto.
Quali sono invece le opportunità che hanno perso la città di Roma e l’Italia in generale?
Le Olimpiadi sono un evento meraviglioso e un’occasione unica. Facciamo degli esempi: Roma 1960 ha rappresentato la riammissione dell’Italia nel mondo civile dopo vent’anni di dittatura e dopo la sconfitta nella seconda guerra mondiale; Tokyo 1964 ha rappresentato la stessa cosa per il Giappone, come anche Monaco 1972 per la Germania, e quando il Sudafrica ha ospitato i Mondiali di calcio si è affermato come grande potenza; organizzando le Olimpiadi anche la Cina ha voluto annunciare al mondo il suo ritorno, e il Brasile vuole a tutti i costi i Mondiali del 2014 per gli stessi motivi. Sarebbe stato bello se anche l’Italia avesse potuto dire “Sono tornata” al mondo, ma evidentemente è ancora troppo presto per farlo. Ci tocca aspettare ancora, ma questo certamente lo rimpiango.
Quali sono le maggiori differenze con l’Italia che ha accolto i Giochi del 1960?
L’Italia che si è presentata alle Olimpiadi del 1960 era un Paese alla vigilia del boom economico, che aveva superato la dittatura, la guerra e che voleva far sapere al mondo di essere ancora presente. In più era un’Italia politicamente molto omogenea e, anche se i governi cadevano come in molti sostengono, la coalizione che li reggeva era sempre uguale. Era un Paese di straordinaria stabilità politica, e i nostri guai arrivarono con gli anni Settanta e Ottanta. Un Paese che è riuscito a organizzare un evento e un capolavoro tecnologico, perché in pochi ricordano che quelle del 1960 sono state le prime Olimpiadi al mondo trasmesse in diretta televisiva. E l’Italia ce l’ha fatta, nonostante le tante difficoltà.
Leggendo commenti e opinioni degli italiani, in particolare sul web, in molti credono che non organizzare le Olimpiadi possa almeno scongiurare il rischio di vedere infiltrazioni criminali all’interno dell’organizzazione. Cosa ne pensa?
Non condivido e anzi ritengo questo fatto squallido e deprimente. Non possiamo rinunciare alle Olimpiadi per paura di infiltrazioni criminali, perché allora non dovremmo organizzare nessuna grande opera, evento o manifestazione. Noi possiamo e dobbiamo fare tutto, ma nello stesso tempo impedire in ogni modo qualsiasi tipo di infiltrazione criminale o comunque illegale.
Secondo lei, è possibile pensare a una nuova candidatura italiana per le edizioni successive?
Le Olimpiadi prima o poi torneranno in Italia, su questo non c’è dubbio. Credo però che in questo momento sarebbe meglio concentrare le nostre forze su Expo 2015. Saranno poi i giovani a tentare di riportare in futuro l’Olimpiade in Italia, e sarà bello vederla, anche se è un vero peccato non essere riusciti a farlo in questi ultimi 50 anni.
(Claudio Perlini)