Roma. Più che aziende, voragini senza fondo che hanno massimizzato le perdite e minimizzato i guadagni. Stando all’andamento in borsa, le grandi Spa laziali non stanno facendo far bella figura al sistema imprenditoriale regionale. Il susseguirsi di performance infelici a Piazza Affari ha prodotto, in poco più di un anno, un immenso scialacquio: 25 miliardi di euro spariti nel nulla dal 24 settembre del 2010 ad oggi. Tra le peggiori, c’è la Maire Tecnimont, società di ingegneria che ha perso l’80% del capitale azionario, pari a circa 730 milioni di euro. L’Acotel, con sede a Torrevecchia, invece, ha visto andare in fumo il 53% (110 milioni) mentre Finmeccanica, la cui sede centrale è a Prati, ha perso il 40% (circa due miliardi). C’è l’Enel, che ha visto sparire il 30% (11 miliardi di euro) mentre non vanno particolarmente meglio Caltagirone Spa, Caltagirone Editore e Cementir, con decrementi compresi tra il 20 e il 26% e una perdita pari a circa 250 milioni. Eni, infine, ha subito un calo leggermente più contenuto, pari al 5,86%. Cosa sta succedendo alla imprese della Capitale e del Lazio? Lo abbiamo chiesto a Giuseppe Pennisi.



Quali sono le ragioni del trend ribassista?

Anzitutto, il settore delle costruzioni, da sempre molto importante per l’economia della Capitale, è in crisi profonda. Si tratta, per lo più, di edilizia privata che, tuttavia, vive di contratti pubblici.

Quindi?

Per prima cosa, la amministrazioni pubbliche ne stipulano sempre di meno. E, laddove decidano, invece, di firmarne, si rivelano spesso insolventi nei confronti delle aziende creditrici. Semplicemente, cioè, non le pagano. C’è un altro problema.



Quale?

A Roma, per quanto riguarda il settore delle costruzioni, non ci sono problemi solamente relativamente alla famigerata Metropolitana C. Le aziende private più piccole non lavorano, infatti, perché, semplicemente, non si costruisce più.

Il comparto edilizio, tuttavia, non è l’unico in cui si denota un andamento negativo

Sono messe male anche diverse aziende del settore chimico e farmaceutico. Anche in questo caso, perché le amministrazioni pubbliche delle quali sono fornitrici non pagano.

Pure diverse aziende che hanno sede a Roma ma che, da sempre, sono considerate di rilevanza nazionale hanno subito un netto calo. A partire da Finmeccanica



La crisi che sta vivendo è determinata, tra le altre cose, preminentemente dagli scandali giudiziari in cui rimasti invischiati alcuni dei vertici.

Anche l’Enel non viaggerebbe in acque tranquille

Da diverso tempo ha un grande problema di indebitamento, tanto che sul finire del 2008 aveva dato inizio ad una serie di dismissioni.

C’è l’Eni, infine

Prevalentemente, risente dello scorporo da Rete Gas previsto dal decreto sulle liberalizzazioni che impone la separazione completa delle due aziende. L’operazione potrebbe incidere parecchio sul suo futuro.  

In generale, crede che l’andamento sia determinato anche da fattori comuni?

Dopo la forte contrazione del Pil del 2009, la stagnazione del Pil del 2011 e una contrazione prevista per quest’anno sino al 3 per cento, è evidente che le aziende non possano andare bene.

Le perdite subite in Borsa sono necessariamente legate alla salute reale dell’azienda stessa?

Non necessariamente. Le valutazioni del mercato possono prescindere dalla reale situazione dell’impresa considerata.

In ogni caso, le perdite di cui si parla equivalgono a soldi realmente evaporati?

No, si tratta di quotazioni che salgono e scendono. Il problema si verifica in caso di consolidamento delle perdite; quando, ad esempio, un’azienda, dopo che le sue azioni sono fortemente calate, decide di venderle.

Come si valuta, quindi, la solidità effettiva di un’impresa?

Con ben altre, più complicate e più approfondite analisi che non tengono in considerazione solamente la quotazione in borsa ma una serie di parametri, quali il margine operativo lordo, il tasso interno di rendimento o la redditività del capitale proprio, solo per citarne alcuni.