«Certamente la rinuncia alla candidatura olimpica di Roma è stata un’occasione persa, perché poteva rappresentare uno di quei modi per creare sviluppo in una città così importante ma anche in tutto il Paese. Le Olimpiadi infatti avrebbero potuto coinvolgere tantissime realtà e, in un momento come questo in cui si parla di tutto tranne che di sviluppo, questa poteva essere una vera iniezione di fiducia. Credo però che il governo, con questa decisione, abbia ritenuto che Roma e l’Italia non hanno fiducia in sé stesse per poter proporre la propria candidatura ai Giochi». Giuseppe Roscioli, presidente di Federalberghi Roma e di Confcommercio Roma, in questa intervista spiega di essere convinto che la capitale, senza la candidatura ai Giochi Olimpici del 2020, abbia perso un’occasione importante di crescita e sviluppo.
Secondo lei a cosa dovrà rinunciare la capitale dopo la decisione presa dal governo Monti?
Purtroppo nel sistema italiano si investe in infrastrutture solamente in occasione di grandi eventi, e non in base a una prospettiva di investimenti futura e dettagliata nel tempo. Negli ultimi decenni abbiamo vissuto questa situazione, basti pensare al Giubileo del 2000, alle Olimpiadi invernali di Torino nel 2006 e all’Expo di Milano previsto per il 2015: tutti eventi importantissimi che, pur conservando anche negli anni successivi un buon incremento dal punto di vista turistico, rimangono occasioni per fare infrastrutture.
E nel momento in cui si rinuncia a questi grandi eventi?
Venendo meno queste occasioni, come le Olimpiadi del 2020, certamente verranno meno anche infrastrutture importanti sul territorio di Roma, perché non credo che da questo punto di vista siano previsti molti investimenti futuri. Questo è senza dubbio il dato più deludente di tutta questa vicenda.
Pensa che anche il turismo ne risentirà in qualche modo?
La città perde sicuramente una visibilità internazionale molto forte che invece ha avuto ospitando tutti gli altri grandi eventi del passato. Solo per fare un esempio, dal primo gennaio dell’anno successivo al Giubileo è stato registrato un incremento del 18% nelle presenze turistiche.
Grazie a cosa secondo lei?
All’effetto mediatico che l’evento ha avuto nel mondo e grazie al fatto che Roma, ancora una volta, ha dato prova di essere in grado di ospitare senza alcun problema grandi eventi come questi. Una città così importante avrà sempre un ruolo da protagonista nel turismo, grazie alla sua importanza e bellezza, ma certamente con la decisione di Monti ha perso una bellissima occasione.
Come mai allora tanti romani sono convinti che questa sia la decisione più giusta che Monti abbia mai preso?
Credo che sia normale, perché anche a causa di un esagerato catastrofismo degli ultimi mesi, la gente si sente sempre più sull’orlo del baratro e non valuta più serenamente e con la giusta obiettività quello che potrebbe accadere fra otto anni. Questo governo ha fatto certamente la scelta giusta oggi, ma tra otto anni il discorso sarebbe stato probabilmente molto diverso.
Come sta reagendo il settore alberghiero romano a questo periodo di tagli e manovre?
Questo settore ne esce meno colpito rispetto ad altri perché collegato fortemente a movimentazioni di tipo internazionale, quindi il fatto che molti altri Paesi non stiano vivendo una profonda crisi economica permette al settore alberghiero di avere più respiro. Qualche rallentamento si può invece ovviamente notare sul mercato interno e su quello europeo dove, sia in termini vacanzieri che di business, famiglie e aziende stanno cercando di ridurre le spese.
(Claudio Perlini)