L’immersione in un’oasi senza tempo, l’arte, la storia, la cultura; e poi l’ospitalità. Cestinate tutto e dimenticatevi dell’immagine che avete di Roma. Se perfino uno scrittore come David Bezmozgis si scomoda per dire che la Città Eterna, in realtà, è «dura, sporca, sgarbata e inospitale», per lo meno la faccenda va presa sul serio. Il problema, infatti, come ormai sostengono in molti, è che solamente chi non ha problemi di soldi può permettersi di abitare felicemente entro i suoi confini, magari entro quelli del suo centro. A tutti gli altri cui tocca viverci, restano sporcizia, criminalità, prezzi esagerati e una congestione permanente del traffico. Come stanno realmente le cose? Lo abbiamo chiesto allo scrittore Aurelio Picca.
Roma è così sporca?
Come tutte le città “mediorientali”, a volte son pulite, a volte “zozze”
Cosa intende?
Già Moravia, negli Anni ’70, sosteneva che Roma fosse diventata un garage a cielo aperto. E se lo diceva allora, figuriamoci ora. Con una differenza.
Quale?
Paradossalmente, la città è meno rumorosa degli anni ’70. Vallanzasca, quando uscì dopo anni, fece una simile considerazione per Milano. Il fatto è che c’è più traffico, ma le auto di oggi hanno marmitte che non fanno più rumore.
Ok, è sporca. Ma è vero che i romani hanno perso la loro ospitalità?
Sa, i romani “de’ Roma” sono un riserva indiana. Oramai, gran parte dei romani sono tali di prima o seconda generazione; figli dei figli di non romani, o figli di stranieri trapiantati a Roma.
Dove sono finiti i romani?
Prevalentemente nelle periferie, per una questione di scelte e di quattrini; anche lì, tuttavia, sono sempre meno.
E il loro dialetto? Che fine ha fatto?
Sparito anch’esso. La parlata romana non esiste più. Quando ancora esisteva, si distingueva, addirittura, tra borgate e quartieri. Oggi è stato sostituito da un coatto volgare che non ha niente a che fare con quello di un tempo, quello dei burini del sud che provenivano dai Castelli romani. Per intenderci, la parlata vera era di “Quer pasticciaccio brutto de via Merulana”, cheCarlo Emilio Gadda scrisse all’Esquilino, mentre vedeva i Castelli di Roma delle famose gite “fuori porta” dei romani.
E Pasolini? Il suo non era vero romanesco?
Lui l’ho imparò non solo dalle borgate, ma ha grazie al suo maestro storico, Sergio Citti, “l’anima barbarica” di Pasolini. Ovvero tutte le cose più “barbariche” gliele insegnò lui.
Secondo lei è diventata una città per ricchi?
Sì. La verità è che per godere ancora qualche frammento della sua bellezza, occorre stare in centro. Ma il centro costa moltissimi. Se poi, dal centro, uno si deve spostare verso l’esterno, impazzisce letteralmente. Per non parlare delle borgate al di là e al di qua del Raccordo anulare. Dalle Batterie della Nomentana per arrivare in centro ci vogliono 40 minuti, per arrivare all’Eur un’ora e mezza.
Da cosa dipende?
C’è un caos continuo e ininterrotto, un traffico che scorre senza corsie preferenziali, mentre la speculazione edilizia è dilagata con nuovi quartieri che si sono aggiunti agli altri, determinando una vera e propria ridefinizione di quelli storici, come San Basilio o la Garbatella; quest’ultimo, tuttavia, a onor del vero, è diventato un quartiere preso d’assalto dai nuovi creativi, così come il Pigneto, dove ci sono gli studi dei pittori, a ridosso del famoso Mandrione, quindi, che arriva fino a Cinecittà. Ci sono, poi, quartieri come Spinaceto, Bufalotti, Casalotti, Acilia, Tor Bella Monaca, piccole città nella città, che si definiscono come Roma, ma che Roma non sono. Milano, al contrario, è facilissima.
Insomma…
In fondo, è un cerchio. Ad attraversarlo da parte a parte, se c’è traffico, ci si mette un’ora. Per attraversare Roma ci si mette due ore e mezza. Si fa prima ad arrivare a Napoli.
C’è infine, la criminalità
Secondo me, a Roma, da sempre, sono presenti tutte le gang e le forme di criminalità del mondo.
Ora, però, assistiamo ad una recrudescenza del fenomeno
La criminalità in certe fasi è silente, in altre è in esplosione. Adesso, probabilmente, siamo in una fase di riorganizzazione della criminalità, di gruppi che stanno cercando di affermarsi su altre, sui cani sciolti, magari, quelli che hanno fatto qualche sgarro e non son voluti stare alle regole.