Un operaio di 26 anni è morto nel cantiere della metro C di Roma dopo essere precipitato in un pozzo profondo 30 metri. L’incidente è avvenuto martedì e mercoledì l’uomo, Luigi Termano, è morto al Policlinico Casilino. I sindacati hanno proclamato una giornata di sciopero per venerdì, con l’obiettivo di protestare contro la mancanza di sicurezza nel cantiere della metro C. Una settimana fa alcuni quotidiani avevano pubblicato degli articoli in cui si denunciavano le continue irregolarità in galleria. Accuse che, nel corso di un’intervista a Ilsussidiario.net, sono in larga parte confermate anche da Andrea Cuccello, segretario generale di Filca Cisl Roma, che parla anche di episodi di caporalato da parte delle aziende cui sono affidati i subappalti.
Cuccello, ritiene che l’incidente sia avvenuto per una fatalità o per la mancanza di sicurezza nel cantiere?
Questo non sono in grado di stabilirlo, anche perché gli inquirenti stanno mantenendo il più stretto riserbo. L’unica cosa che sappiamo con certezza è che Luigi Ternano è caduto da un’altezza di 30 metri. Siccome il cantiere è stato posto sotto sequestro, non c’è stata la possibilità da parte nostra di valutare quali sono state le cause. Condivide però la denuncia di irregolarità nei tunnel della metro C che sono emerse nei giorni scorsi? Si può discutere sui termini utilizzati, ma è un dato di fatto che all’interno della tratta della metropolitana vi sono delle situazioni al limite della legalità. La Cisl ha denunciato più volte l’eccessivo turnover tra gli operai e il fatto che spesso di ricorre a personale non altamente qualificato e non all’altezza delle competenze che gli sono affidate. L’effetto della somma di questi fattori diventa molto pericoloso.
Quali sono i rischi che si corrono?
Non dimentichiamoci che quelli nel campo delle costruzioni sono sempre dei cantieri mobili. Se non si lavora rispettando le regole, con la giusta attenzione da parte dei dirigenti, dei lavoratori e dei loro rappresentanti, facendo venire a mancare il giusto coordinamento, la sicurezza diventa una chimera.
Quali sono quindi le richieste di Filca Cisl per evitare che si ripetano altri incidenti come quello avvenuto martedì, e nel quale ha perso la vita il 26enne Luigi Termano?
Occorre insistere di più per risolvere i problemi legati alla sicurezza sul lavoro, anche perché un cantiere così importante rimette in discussione le modalità con cui in Italia si lavora abitualmente. Di solito infatti il general contractor assegna i lavori a delle imprese affidatarie, e spesso poi si scopre che lo stesso general contractor non conosce nemmeno quali sono tutte le società che entrano nel cantiere. Quella della Filca Cisl quindi è una denuncia forte e invitiamo a mantenere alta la tensione.
Come è possibile che in un cantiere come metro C entrino delle aziende a insaputa del general contractor?
Diverse persone che si sono recate nel cantiere, mi hanno riferito che i dirigenti della metro C sono caduti dalle nuvole rispetto ad alcune prassi che si sono ripetute dall’inizio dei lavori in galleria. Si sono infatti verificati problemi con aziende, espulse poi nel corso del tempo, e che nessuno era in grado di spiegare come fossero entrate nel cantiere, mettendo quindi in atto vere e proprie forme di caporalato. La Cisl è impegnata a contrastare questi fenomeni con la massima fermezza, anche se spesso la grandezza del cantiere non ci permette di intervenire con sufficiente efficacia. Dal momento che i lavori avvengono sottoterra, non abbiamo la possibilità di avere accesso a tutte le parti del cantiere.
A che cosa è dovuto l’elevato turnover degli operai nel cantiere della metro C?
Un tempo cantieri come questo erano affidati alle grandi imprese generali di costruzioni. I lavori erano inaugurati da una società e si concludevano con al consegna del manufatto “chiavi in mano”. Nel corso degli anni è avvenuta una parcellizzazione sempre maggiore degli appalti, e questa spinta ha reso impossibili dei controlli seri. Quando le imprese di costruzioni aveva tra 300 e 500 dipendenti era tutto più semplice, oggi invece si tratta di aziende molto più piccole. Questo permette per esempio un utilizzo spinto dei contratti a tempo determinato, che servono a tenere la persona in una condizione continua di precariato, e con gli attuali tassi di disoccupazione si trova sempre qualcuno disposto a lavorare fino a 11 ore, soprattutto d’estate. La conseguenza è appunto il forte turnover degli operai, che permette alle aziende di avere sempre forze fresche, disponibili a lavorare sempre di più. Gli operai vivono quindi il cantiere come un momento di passaggio, che può essere tragico e funesto, quando non si hanno le competenze necessarie per il lavoro che si va a fare.
(Pietro Vernizzi)