Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, giovedì ha presentato il Protocollo della qualità urbana di cui ha deciso di dotare la capitale. Si tratta in sostanza di una carta della qualità dei processi di trasformazione urbana, il cui obiettivo è fare in modo che i cambiamenti della città soddisfino gli interessi di tutti. Il documento è nato dalla collaborazione tra il Campidoglio e l’Associazione per le aree urbane dismesse (Audis), presieduta da Roberto D’Agostino, grazie al monitoraggio da parte di Risorse per Roma spa. Il protocollo sarà uno strumento di lavoro cui conformare le attività sia dei privati sia degli enti pubblici, in modo da migliorare la qualità della vita di quanti risiedono nella capitale. Come sottolinea D’Agostino, l’obiettivo è “identificare i parametri e le procedure che definiscono la diversa qualità dei progetti per la trasformazione urbana. Quindi la qualità architettonica, quella ambientale, urbanistica, economica e la corrispondenza di questi elementi con gli obiettivi dell’amministrazione”.
D’Agostino, che cos’è Audis e quali sono i suoi obiettivi?
Audis è un’associazione costituita 15 anni fa da amministrazioni pubbliche, grandi imprese ed enti di ricerca, per affrontare i temi della riconversione urbana e del recupero delle aree dismesse. Nel 2008 abbiamo elaborato una cosiddetta “Carta della qualità”, approvata durante l’Eire di Milano, che definisce i criteri in base a cui i progetti di trasformazione urbana possono essere considerati di buona qualità.
Come è nato il Protocollo della qualità urbana e quali finalità si prefigge?
Il protocollo deriva da un’iniziativa del Comune di Roma e della società municipalizzata “Risorse per Roma”, volta ad affrontare i problemi della città nel gestire i progetti di trasformazione urbana. In primo luogo la valutazione della qualità dei progetti, degli obiettivi, della tempistica e delle procedure. La città si trova spesso a gestire dei grandi progetti, ma a non sapere bene come farlo. Questo comporta ritardi e mancanza di certezza delle procedure. Il Comune di Roma ha stabilito quindi un rapporto di collaborazione con Audis per ovviare a questi problemi.
In che modo il protocollo affronta il problema della valutazione dei progetti?
Mettendo insieme le necessità del Comune di Roma e il know how di Audis sulla qualità urbana, è stato fatto un accordo per elaborare un protocollo di valutazione, finalizzato a identificare i parametri e le procedure che definiscono la diversa qualità dei progetti per la trasformazione urbana. Quindi la qualità architettonica, quella ambientale, urbanistica, economica e la corrispondenza di questi elementi con gli obiettivi dell’amministrazione. Da un lato quindi c’è un grande Comune come Roma, con progetti di ampio respiro che faticano però a procedere ed essere valutati. Dall’altra c’è un’associazione di carattere pubblico, con un know how specifico sulle trasformazioni urbane che ha steso una carta della qualità. Grazie alla sinergia tra questi due soggetti, si è cercato di realizzare un protocollo con degli obiettivi di carattere culturale. Tra gli altri, fornire degli elementi ai vari operatori per potere orientare le loro iniziative; mettere insieme il pubblico e il privato attraverso un linguaggio comune; rendere chiari i parametri con cui i progetti possono essere scelti o respinti. Attraverso queste procedure più chiare è possibile quindi accelerare la tempistica delle decisioni.
Quali sono i suggerimenti di Audis per migliorare la qualità urbana di Roma?
In primo luogo, sono stati identificati gli aggettivi da dare al termine qualità. Si sono individuati quindi gli elementi di qualità che ciascun progetto deve raggiungere, tra cui la qualità architettonica, urbanistica, sociale, economica e ambientale. Si tratta di un preciso elenco dei punti di qualità che devono essere conseguiti, con i parametri di riferimento e i diversi requisiti in base a cui un determinato standard di qualità può essere raggiunto. Il Comune di Roma, nel momento in cui deve valutare se i progetti abbiano o meno questi requisiti, grazie al protocollo ha degli strumenti di giudizio che sono più sicuri. Nello stesso tempo i privati che realizzano l’iniziativa, sapendo quali sono i requisiti che desidera il Comune, sanno come orientarsi.
Quali saranno gli effetti positivi dell’introduzione del protocollo per la città di Roma?
Il protocollo permetterà di accelerare l’intera fase di valutazione, di giudizio e quindi di approvazione del progetto. Evitando di dover fare ogni volta un’istruttoria sulla base di criteri generici, con ciascun funzionario che decide in modo diverso dagli altri. Il Comune di Roma ha inoltre deciso di istituire un ufficio dedicato all’attuazione di protocollo, che diventa una sorta di sportello unico. Invece di farlo valutare da 30 uffici diversi, ciascun progetto è sottoposto a una task force che applica il protocollo e, a partire dal momento in cui esprime il suo parere, ciò che segue è sostanzialmente una serie di atti dovuti.
(Pietro Vernizzi)