Cittadini senza acqua potabile perché il gestore è indebitato. Succede a Sezze, un Comune con 25mila abitanti in Provincia di Latina, dove operano due società, una mista e una privata. Si tratta di Acqualatina spa, cui è stato affidato l’Ato (ambito territoriale ottimale) di Latina, e Costruzioni Dondi, che acquista l’acqua dalla prima società e la eroga ai residenti. Dondi spa nel tempo ha però contratto un debito da un milione e 100mila euro con Acqualatina, e quest’ultima ha quindi deciso di ridurre al minimo l’erogazione di acqua potabile ai cittadini. Come sottolinea Antonio Massarutto, professore di Economia pubblica all’Università di Udine, “il referendum di un anno fa, propagandato come una consultazione sull’acqua pubblica, è stato una vera e propria bufala. I suoi sostenitori lo hanno presentato come se il quesito chiedesse se consentire o meno la gestione dell’acqua da parte di operatori privati, mentre non era affatto così. Come in tante altre campagne demagogiche, i referendari hanno cavalcato un messaggio facile, ma sbagliato”.



Professor Massarutto, dopo il referendum di un anno fa sull’acqua pubblica, come è possibile che esistano ancora dei gestori privati?

Il referendum di un anno fa sull’acqua pubblica era una vera e propria bufala, in quanto il quesito riguardava soltanto l’obbligo di andare a gara. Quindi questo significa che oggi non è più obbligatorio andare a gara, ma non che la gestione privata sia vietata. Quest’ultima è un’inesattezza che è stata propagandata dai comitati referendari, e in cui i cittadini hanno continuato a credere. Il quesito referendario riguardava in realtà un articolo della legge in base a cui la gestione poteva essere affidata a società pubbliche, appaltata con gara a privati o a società miste. La norma in questione aveva obbligato inoltre tutte le gestioni pubbliche a terminare il loro mandato entro una certa data e a bandire una gara. Il referendum ha abrogato quest’ultima parte, e quindi le gestioni pubbliche non sono più obbligate ad andare a gara. Questo non significa però che le gestioni private già esistenti, come la Dondi spa, siano costrette a diventare pubbliche. L’effetto pratico del referendum è stato quindi quello di lasciare tutto com’era prima, comprese le gestioni affidate a operatori privati.



Dunque il referendum sull’acqua è stato propagandato come qualcosa di diverso da ciò che era in realtà?

Come in tante altre campagne demagogiche, i referendari hanno cavalcato un messaggio facile, ma sbagliato, facendo credere alla gente che fosse in atto una cosa che invece non c’era. In politica purtroppo queste cose accadono.

 

Ma è legittima la scelta di Acqualatina spa, che ha deciso di ridurre al minimo la fornitura ai cittadini di Sezze?

 

Si tratta di una scelta tutt’altro che peregrina. Poniamo che ci sia un determinato Comune, che per qualche ragione ha deciso di chiamarsi fuori dalla gestione di ambito, magari perché intende continuare a pagare tariffe più basse. A un certo punto però il gestore, proprio perché le tariffe sono più basse, non riesce più a fare fronte ai suoi costi, tanto è vero che non paga le bollette di Acqualatina spa. La posizione di quest’ultima società, che ha deciso di ridurre la fornitura del servizio, è quindi totalmente comprensibile. Sta utilizzando questo come strumento di pressione per fare in modo che la gestione paghi il dovuto. E’ inoltre da verificare se il gestore Dondi non stia pagando Acqualatina perché non ha i fondi per farlo, in quanto non vuole aumentare le tariffe, oppure se si tratta di un contenzioso che risale ad altri tipi di cause. Diversi Comuni della provincia di Latina, in primo luogo Aprilia Marittima, hanno condotto una battaglia contro Acqualatina a colpi di cavilli e carte da bollo, per ragioni più politico-ideologiche che altro.



 

 

Da che cosa nasceva questo scontro?

 

Dal rifiuto di aderire alla gestione di ambito affidata ad Acqualatina. Il Comune di Aprilia Marittima è stato uno degli antesignani dei comitati che hanno dato fuoco alla miccia della questione referendaria. Aprilia Marittima quindi si è chiamata fuori e ha cercato tutti i modi legali per non essere costretta a entrare nella gestione di ambito ottimale. La città gestisce l’acqua a livello comunale, ogni volta che ha la possibilità di fare un dispetto ad Acqualatina lo fa, e ogni volta che la società dell’acqua può ostacolare il Comune non perde l’occasione di farlo.

 

Che cosa c’entra Aprilia Marittima con il referendum?

 

I comitati del Comune in provincia di Latina sono stati tra i primi a dare fuoco alle polveri, dimostrandosi come una delle realtà più combattive dalle quali poi sono nati con un effetto domino i comitati referendari.

 

(Pietro Vernizzi)