“Il porto turistico di Roma è un’infrastruttura fondamentale per l’Italia, che si estende nel Mediterraneo per tutta la sua lunghezza e dipende dall’economia del mare non solo per il turismo ma anche per diversi altri settori, dall’industria all’allevamento. Purtroppo nel nostro Paese vige un sistema di leggi quasi borbonico, che complicano la vita agli imprenditori invece di consentire loro di operare con serenità”. Giancarlo Cremonesi, presidente della Camera di Commercio di Roma, commenta così la travagliata vicenda del porto turistico di Roma, per il quale era stato previsto un investimento di 400 milioni di euro, ma la cui realizzazione è ancora in alto mare. Soprattutto dopo l’arresto dell’immobiliarista Francesco Bellavista Caltagirone, in carcere in seguito all’accusa di truffa aggravata per i lavori relativi al porto di Imperia.
Cremonesi, come valuta i continui rallentamenti nella realizzazione del porto turistico di Roma?
Il sistema portuale turistico è fondamentale per una nazione come la nostra, che si estende nel Mediterraneo in tutta la sua lunghezza e che punta sull’economia del mare in modo importante non solo per il turismo ma anche per una serie di altri settori, dalla nautica all’industria conserviera e all’allevamento. Sono svariati gli addetti che lavorano nell’economia del mare, che produce un fatturato importante, e quindi dobbiamo sempre affrontare le problematiche che la riguardano con grande attenzione. Il porto turistico di Roma era una necessità sentita da moltissimo tempo dal territorio, dalla città di Roma e da chi ama il mare e la nautica. Ma anche da parte di quei turisti che, attraverso il Mediterraneo, avevano la possibilità di visitare Roma, e avrebbero potuto trovare un approdo moderno, sicuro e con i servizi adeguati, che purtroppo spesso mancano sul nostro litorale. Se operiamo un confronto tra il nostro litorale e quello francese, e basta compiere un giro intorno alla Corsica per rendersene conto, il grado di maggiore efficienza infrastrutturale della Francia è notevole e anche dal punto di vista portuale subiamo un gap importante rispetto ai Paesi con cui dobbiamo competere.
Quale dovrebbe essere il valore del nuovo porto turistico nell’economia complessiva di Roma e dell’Italia?
Il porto di Fiumicino era ed è una pedina importante in questo scacchiere, perché è ubicato nelle vicinanze e ben collegato con Roma che noi riteniamo essere non solo la capitale d’Italia, ma anche del Mediterraneo. Inoltre il nuovo porto andava a sopperire a una carenza di infrastrutture portuali turistiche che abbiamo nel nostro Paese. Il fatto che ci siano dei rallentamenti nella realizzazione ci preoccupa, perché significa che i benefici che auspichiamo purtroppo li cominceremo a vedere più tardi del previsto. Una delle ultime problematiche del porto turistico è stato l’arresto di Bellavista Caltagirone.
Ritiene che le regole in Italia tendano a penalizzare chi costruisce e a favorire chi non fa nulla?
Avendo lavorato per tanti anni nel settore edilizio, ed essendo anche stato il presidente dei Costruttori Romani, non posso che dolermi di questa abitudine tutta italica per cui chi fa rischia e chi non fa nulla fa arretrare il Paese senza rimetterci nulla del suo. Certo è che ci sono delle leggi, che tutti devono rispettare con grande trasparenza. A volte le leggi e le regole sono eccessive e di difficile interpretazione da parte degli imprenditori. Se ci fossero meno regole e più semplici, e un maggiore senso di rispetto nei loro confronti, si potrebbe svolgere attività imprenditoriale con più serenità. Mentre l’opinione pubblica potrebbe nutrire una maggiore certezza nel fatto che non ci siano né vantaggi né scorciatoie. La semplificazione amministrativa è fondamentale nel nostro Paese, e quindi va perseguita con decisione, in quanto non si può andare avanti con un sistema quasi borbonico composto da leggi che si sovrappongono tra loro.
Che cosa ne pensa della decisione del governo Monti di tassare le imbarcazioni?
E’ una decisione che non aiuta. In un primo momento il presidente del Consiglio aveva previsto una tassa di stazionamento, poi fortunatamente è stata modificata trasformandola in una tassa sulla proprietà delle imbarcazioni. Il dato di fatto è che in questo modo si va a colpevolizzare e a incidere notevolmente sulla proprietà delle nostre imbarcazioni, e su chi del mare fa un momento di svago, di turismo ma anche di attività imprenditoriale. Basti pensare a tutte le società che fanno noleggio di imbarcazioni e a che cosa significa questo settore anche dal punto di vista dell’attrazione turistica.
(Pietro Vernizzi)