Da pochi giorni è stata inaugurata a Roma Piazza San Silvestro, appositamente ridisegnata per diventare un’isola pedonale. In realtà si tratta di una seconda inaugurazione perché il 5 marzo scorso la piazza era già stata aperta al pubblico, per la sola parte antistante la Chiesa di San Silvestro.
Ma questa volta, una vera e propria festa, accompagnata da una manifestazione musicale, ha consentito l’accesso completo a famiglie, bambini e anziani, a quella piazza che fino a qualche tempo addietro era uno storico terminal di autobus, dove tanti fidanzati e amici, che prendevano i mezzi pubblici, si davano appuntamento da una vita, per passeggiare nel centro di Roma.
Si deve pensare che San Silvestro, è una delle piazze di maggiori dimensioni nel centro storico della capitale e che dal 1890 era divenuta capolinea della prima tranvia elettrica, poi occupata da una serie di capolinea e autobus urbani.
In genere noi romani quando si realizzano segni nuovi nella città, facciamo sempre polemica sulle lungaggini dei lavori definendoli la “fabbrica di San Pietro”, ma in questa occasione non ci possiamo lamentare: il cantiere per la riqualificazione pedonale è iniziato il giugno 2011 ed è stato completato in 10 mesi, con turnazioni continue delle maestranze di 24 ore.
Se non sono i tempi di cantiere a destare dissenso, lo sono allora le polemiche di alcuni cittadini ed esperti, quando dicono “…come si fa a decidere di eliminare l’unico capolinea di autobus del centro storico di Roma senza un serio piano di viabilità alternativo e uno studio approfondito sulle ricadute urbanistiche”?
Ed anche qui il tempo farà capire l’impatto vero di questa pedonalizzazione.
Ma un punto fermo è stato messo, perché sabato scorso, alla presenza del Sindaco Alemanno e dell’Assessore al centro storico Gasperini, si è tenuto un concerto dell’Orchestra dei ragazzi dell’Accademia di Santa Cecilia ed una breve esibizione del famoso chitarrista acustico di origini australiane,Tommy Emmanuel, preceduto dal taglio del nastro e dalla benedizione.
Ma che cosa è cambiato rispetto a prima, oltre la pedonalità, laddove è stata lasciata un’unica corsia destinata agli autobus elettrici, oltre al fatto ancora che sono diminuiti i parcheggi per i taxi, da 20 ad 8, con il preventivabile insorgere dei taxisti?
Il progetto che realizza la piazza così come è oggi, ha avuto una storia singolare poiché, in corso d’opera, il restyling iniziale, che prevedeva un arredo semplificato con poche panchine sparse, degli alberi ed una fontana, è stato modificato.
E’ avvenuto quando il sindaco Alemanno ad agosto scorso, durante i lavori, aveva chiesto di creare un “nuovo disegno” meno scarno del precedente, sul modello della piazza all’italiana e aveva deciso di affidare la progettazione all’architetto Portoghesi, che oltre alla gratuità della prestazione, avrebbe garantito canoni più classici e romani nel progetto.
Ed è proprio Portoghesi che decide un disegno, sempre elementare, ma più accentuato, prevedendo due piazze nella piazza, una con disegno rettangolare ed una con disegno ovale.
Questi confini si leggono oggi nel percorso pedonale che divide l’ovale dal rettangolo, soprattutto nelle panchine di massello di travertino, che consentono circa 300 sedute e che creano dei confini tangibili.
Qui c’è chi dice che la piazza ora, vista dall’alto, ci mostra chiaramente la totale mancanza di dialogo tra il rettangolo e l’ovale: come affiancare in uno stesso invaso Piazza del Popolo e Piazza Farnese.
Ma Portoghesi è sempre stato un architetto attento agli inserimenti urbanistici ed alla storia dei caratteri e le tradizioni locali e certo non ci si poteva attendere un progetto di rottura con le piazze storiche romane.
Si tenga conto che la piazza prende nome dalla Chiesa di San Silvestro in Capite, fondata nell’VIII secolo da Papa Paolo I, che abitò nelle vicinanze: nell’Alto Medioevo, infatti, l’area era chiamata Catapauli, cioè “presso la dimora di Paolo”. La chiesa oggi è sede di un monastero di benedettini inglesi, tanto da essere considerata la chiesa “nazionale” inglese a Roma. Alcuni dicono che il curioso nome deriva dalla tradizione secondo cui il capo di San Giovanni Battista sarebbe stato temporaneamente conservato in una chiesa delle vicinanze dopo essere stato trasportato a Roma da alcuni profughi greci. Comunque sta il fatto che una testa attribuita a San Giovanni Battista, è tuttora esibita in una cappella della chiesa.
Così come una altra chiesa, un tempo antico oratorio, è presente al lato opposto della piazza.
La Chiesa dei Santi Claudio e Andrea dei Borgognoni, edificio consacrato nel 1731 a Claudio, martire del III secolo, e Andrea apostolo. Non si può fare a meno di annotare che dal 1886 la chiesa è officiata dai Padri Sacramentini, che vi tengono la adorazione solenne dell’eucaristia, e che sono gli stessi padri presenti nella Chiesa dei cosiddetti “Martiri Canadesi”, dove tanti anni fa nacquero le comunità neocatecumenali.
Anche l’arredo della piazza non rompe con il passato osservando i lampioni in stile e qui nuova polemica dei modernisti quando affermano che qualsiasi nuovo arredo a Roma deve essere perfettamente “finto antico”, come se avessero obbligato Michelangelo o Bernini a progettare in stile medievale.
I commercianti sembrano soddisfatti di questo cambiamento. Un po’ meno entusiasti quei cittadini romani, che si sentono limitati nell’utilizzo di questa piazza. Infatti, in piazza non si mangia a causa dell’ordinanza secondo la quale è vietato il consumo di bevande e alimenti sulle panchine. E, per la mancanza di aree verdi e zone d’ombra, pensando ai prossimi caldi estivi, non si potrà sostare più di tanto.
Per il futuro si prevede che l’ampio spazio di forma ovale sarà a disposizione per manifestazioni culturali, installazioni artistiche, esposizioni e concerti e qui si giocherà il risultato di tutta l’operazione di restyling, perché ogni segno di cambiamento deve fari i conti con l’utilizzo che ne fanno i cittadini.
E’ un fatto quindi che la piazza oggi è pedonale, ma altrettanto è vero che a Roma, la modernità architettonica, urbanistica e di riqualificazione, che tanto decide ormai il tessuto delle maggiori capitali europee, fatica a farsi spazio: non vorremmo che la modernità fosse rappresentata solo da progetti di pedonalizzazioni delle piazze.