«Negli ultimi anni stiamo assistendo ad un grande revival editoriale di Chesterton. Molti dei suoi titoli erano scomparsi dai cataloghi degli editori, mentre ora si sta tornando a pubblicare diversi suoi testi, anche assolutamente inediti. E’ certamente significativo questo ritorno di Chesterton, soprattutto perché a mio avviso si tratta di uno scrittore di cui oggi si ha più che mai bisogno». Paolo Gulisano, scrittore ed esperto di letteratura e cultura anglosassone, ci parla della vita e della carriera di Gilbert Keith Chesterton, scrittore, giornalista e aforista inglese nato a Londra nel 1874 e morto a Beaconsfield nel 1936. La Sala del Centro Culturale di Roma di via Marcello Malpighi 2 ospiterà il prossimo 13 aprile, alle ore 18.30, l’incontro “Passione Chesterton”, dedicato proprio al celebre scrittore inglese. «Qualcuno ha detto che Chesterton appartiene ad un’epoca passata, – ci spiega ancora Gulisano – chiedendosi chi ancora oggi possa leggere i suoi scritti, cercando in questo modo di giustificare la scelta di molti editori di non pubblicarlo più. E’ vero che Chesterton appartiene a un’epoca e un mondo culturale come quello inglese che forse appare lontano dal nostro, ma il suo pensiero è mai quanto oggi attuale».



Come fu la giovinezza di Chesterton?

Chesterton nasce nel 1874 a Londra, figlio dell’epoca vittoriana in cui l’impero britannico rappresentava la prima superpotenza mondiale. Crebbe in una famiglia borghese benestante ed ebbe un’infanzia molto felice, forse anche troppo, perché poi quasi per contrasto nella giovinezza andò incontro ad una forte depressione, una crisi profondissima che iniziò poco dopo aver iniziato l’università.



Come mai?

Chesterton faceva fatica a superare gli esami, nonostante non avesse alcun tipo di problema, ed entrò così in una crisi esistenziale che si ripercosse anche sulla sua persona: era infatti già un ragazzo molto alto, più di un metro e novanta, e a un certo punto il suo corpo esplose letteralmente anche in larghezza fino a raggiungere un peso di circa 150 chilogrammi. Tutto questo, all’età di vent’anni, non era facile da gestire e da vivere, e nello stesso tempo anche le esperienze di fallimento universitario contribuirono a portare Chesterton in una sorta di tunnel della depressione, in cui accarezzò perfino l’idea del suicidio.



Come ne uscì?

Ebbe modo di leggere un Libro della Bibbia che lo colpì particolarmente e che lo aiutò ad uscire da quella difficile situazione: il Libro di Giobbe, il libro del dolore dell’uomo innocente, che non ha fatto niente per meritare tutto quello che gli accade. Quel libro lo illuminò, anche perché una cosa che in quella fase angosciava Chesterton era l’idea che per diventare grandi occorresse rinunciare alla condizione di semplicità e di innocenza dell’infanzia. Il suo timore nasceva dal pensiero che per entrare nel mondo adulto bisognasse perdere quello sguardo da bambino sulle cose, ma presto si rese conto che poteva invece essere conservato e salvato solo dal Cristianesimo.

In che modo arrivò a questo pensiero?

Chesterton abbandonò l’università senza troppi rimpianti e si mise a fare quello per cui si sentiva davvero chiamato, cioè il giornalista. Cominciò quindi a scrivere e a disegnare per diversi giornali, visto che era anche un abile vignettista, e nel giro di pochi anni divenne una delle penne più famose di tutta l’Inghilterra. Nell’ambito del giornalismo incontrò poi una persona, che sarebbe presto diventato il suo migliore amico, vale a dire Hilaire Belloc, un anglofrancese che per lui divenne un punto di riferimento. Basti pensare che fu proprio il grande drammaturgo angloirlandese George Bernard Shaw, con cui spesso Chesterton e Belloc incrociarono le spade della polemica, a chiamare i due scrittori “Chesterbelloc”, come fossero una specie di unico animale a otto zampe.

E fu Belloc a far scoprire il cattolicesimo a Chesterton?

Sì, ma Chesterton impiegò molti anni ad arrivare alla conversione, che avvenne nel 1922. Nonostante questo, anche il personaggio più fortunato inventato da Chesterton, Padre Brown, il prete detective, fu creato quando ancora lo scrittore non era formalmente cattolico.

Cosa fece Chesterton dopo aver interrotto l’attività giornalistica?

Dopo il giornalismo, che gli aveva fatto guadagnare una notevole notorietà, Chesterton scrisse anche molti romanzi, come L’uomo che fu Giovedì, in cui faceva grande uso della fantasia, dell’immaginazione e del paradosso. Tra l’altro aprendo anche la strada al buon uso della fantasia e dell’immaginazione, che poi nel corso del XX secolo avrebbero adottato anche grandi scrittori inglesi come Tolkien, che fu lettore attento di Chesterton. I due non si incontrarono mai, ma Tolkien lasciò nei suoi scritti numerosi riferimenti a Chesterton.

Cosa può dirci invece di Padre Brown?

Padre Brown è un prete investigatore, il protagonista dei romanzi gialli di Chesterton. Molti critici storsero il naso per la sua scelta di occuparsi di generi letterari popolari, ma Chesterton affermava invece con forza la necessità di scrivere innanzitutto per il lettore e non per i critici. E visto che il giallo era il tipo di narrativa più letto e più in voga tra la gente, decise di scriverne per riuscire ad arrivare davvero a tutti, e comunicare qualcosa di grande, cioè quello che aveva dentro da quando aveva conosciuto il cristianesimo.

Che tipo è Padre Brown?

Padre Brown è un investigatore che però non si occupa solo di misteri banali, ma investiga sostanzialmente su quel Mistero con la “m” maiuscola. I gialli di Chesterton non sono semplicemente dei romanzi per far trascorrere al lettore qualche piacevole ora, ma sono un modo per calarsi veramente fino al fondo della realtà. Padre Brown non è la caricatura di un prete, ma è un prete vero, a 360 gradi, e proprio per questa sua capacità di calarsi nel grande Mistero riesce anche ad affrontare tutte le avventure di cui è protagonista.

Cosa può dirci della sua grande passione per Chesterton?  

Sono vicepresidente della Società Chestertoniana Italiana, composta principalmente da lettori, appassionati e cultori di Chesterton. Inoltre recentemente ho voluto riprendere in qualche modo il lavoro di Chesterton, che a un certo punto della sua carriera aveva lasciato da parte Padre Brown per dedicarsi ad altre cose. Così ho pubblicato un romanzo (Il destino di Padre Brown, SugarCo Editore, ndr) in cui riprendo il celebre personaggio, là dove Chesterton lo aveva lasciato, dando vita a nuove sue avventure.

 

(Claudio Perlini)