La modalità è sempre la stessa. Minacce. Furto. Botte. Uno schema che si ripete tutte le volte. Prima che venissero presi, quattro adolescenti di Roma, hanno ripetuto la sequenza per ben sette volte in una sola notte. Dopo una bevuta a San Lorenzo, i ragazzi hanno derubato e picchiato le loro vittime sino a procurare la frattura di un braccio ad uno di questi. Hanno addirittura sottratto un apparecchio per la misurazione della glicemia ad un diabetico. Una modalità che ricorda la peggior scena di “Arancia Meccanica”: uno dei componenti della gang si avvicinava al malcapitato con la scusa di una sigaretta, poco dopo gli altri tre scendevano di corsa dal retro di un furgone e, dopo la rapina partivano anche botte, calci e insulti. Sono stati bloccati in Viale Liegi, dopo le aggressioni seriali, e condotti al commissariato Salario Parioli. Un fenomeno, quello delle baby gang, che non accenna a fermarsi. Abbiamo chiesto un parere alla pedagogista Elisabetta Scala, responsabile dell’Osservatorio Media del Moige, Movimento Italiano Genitori.
Dottoressa Scala, possiamo dire che i ragazzi sono espressione del fallimento dei loro genitori?
Dire questo è riduttivo. Sicuramente le famiglie hanno maggiori difficoltà a compiere il loro lavoro educativo rispetto al passato, i genitori appaiono più confusi e certamente più assenti, a volte anche colpevolmente. Purtroppo, anche i più presenti non riescono ad imporsi a causa del contesto in cui viviamo: se la famiglia fornisce un messaggio e il resto del mondo l’esatto contrario, la famiglia sarà sempre perdente. Prima, ciò che si imparava in famiglia veniva confermato a scuola, in parrocchia, dalla comunità. Il compito per un genitore è molto più complicato.
Spesso, però, i genitori tendono ad essere iper-protettivi verso i propri figli.
Non è assolutamente una scelta sana perché occorre mettere i propri figli davanti alle responsabilità delle azioni che compiono. Bisognerebbe stare vicino ai propri figli, consigliarli per ciò che è meglio ma mai cercare di coprire i loro errori. E’ l’azione più deleteria e meno educativa che un genitore può fare perché non permette loro di imparare dai propri errori. Sarebbe bene abituarli già da subito al peso delle conseguenze.
E’ giusto attribuire alla scuola un ruolo educativo e che coadiuvi la famiglia?
La scuola ha un ruolo educativo fondamentale e le famiglie hanno un grande bisogno, ora più che mai. I genitori non possono essere soli nel compito formativo dei ragazzi: i ruoli sono diversi ma complementari. Purtroppo, anche la scuola fatica a riconoscere la propria identità. Non giustifico certi insegnanti che non compiono a dovere il loro lavoro ma posso capire il sentimento di scoraggiamento di alcuni, verso un ruolo sempre più disconosciuto a livello sociale e mal retribuito. Chi oggi è insegnante lo fa sulle proprie spalle, in completa solitudine.
Spesso ci si stupisce che le baby-gang sono composte soprattutto dai cosiddetti “ragazzi di buona famiglia”.
Questo dovrebbe far riflettere su un’altra questione ossia che a portare a cattivi comportamenti non è sempre detto che sia il disagio economico ma il contrario: avere troppo dai propri genitori in termini di concessioni finanziarie o avere più di quello che è opportuno ottenere ad una certa età a lungo andare non paga. Spesso questo porta solo a pretendere sempre di più senza dare nulla in cambio. Occorrerebbe dare ai ragazzi delle occupazioni sane, degli obiettivi da seguire, degli ideali. Oltretutto, mentre un ragazzo con difficoltà economiche sarà preso da altre preoccupazioni, chi non ha problemi finanziari spesso sperimentano la “noia negativa” che li porta a riempire dei vuoti.
Internet e la televisione sono strumenti potentissimi ma anche estremamente pericolosi.
Occorre metter in gioco la governance nel nostro paese, perchè non è possibile che non ci siano leggi che regolamentino internet e la pornografia, la violenza e il gioco on-line siano accessibili a tutti indistintamente. Ci devono essere due tipi di filtri: uno di tipo legislativo e l’altro rappresentato da un’attenzione maggiore da parte delle famiglie.
Come è possibile prevenire questo fenomeno o invertire la tendenza?
Facendo di nuovo tutti quanti un lavoro comune e non permettere che esista una guerra fra scuola e famiglia di modo che l’una dica all’altra “hai sbagliato”. Ognuno si deve riprendere la propria parte di responsabilità: i genitori dovranno essere più presenti e la scuola dovrà fare di tutto per coinvolgere alunni e famiglia nel percorso formativo scolastico e offrire obiettivi sani. La società, a sua volta, dovrà lavorare per proteggere questi equilibri, chi si occupa di comunicazione deve sentire il perso della responsabilità dei messaggi che veicola, chi vende prodotti non adatti ai minori, deve collaborare perché non finiscano nelle mani sbagliate. Non ultimo, creare una rete di salvataggio fra famiglie per aiutarsi e consigliarsi l’un l’altro rafforzando i messaggi che vengono dati ai propri figli. In questo senso i centri sociali rivestono un ruolo fondamentale: per esempio le parrocchie, visti come centri di aggregazione giovanile, vanno supportate in tutti i modi.
(Federica Ghizzardi)