“Confesercenti aderisce allo sciopero e all’invito ai consumatori a boicottare i negozi indetto da Cgil, Cisl e Uil per il 25 aprile e il primo maggio”. Ad annunciarlo è Valter Giammaria, presidente di Confesercenti Roma, che esprime pieno sostegno all’iniziativa di protesta contro il decreto liberalizzazioni del governo Monti indetta dai sindacati nell’intero Lazio e in altre regioni italiane. Dai dati dell’associazione dei commercianti emerge che il 25 aprile nel centro di Roma sono rimasti aperti circa il 40/50% dei negozi, per rispondere all’afflusso di turisti nella Capitale, mentre in periferia solo il 20/30% ha tenuto la saracinesca alzata.
Giammaria, qual è la posizione di Confesercenti sulla liberalizzazione delle aperture il 25 aprile e il primo maggio?
Confesercenti da sempre è contraria all’apertura indiscriminata per 365 giorni l’anno e 24 ore su 24, come prevede il decreto Monti sulle liberalizzazioni. In questo modo non si salvaguardano più nemmeno le festività religiose e civili. Su questo noi siamo stati sempre contrari e un mese fa abbiamo pubblicato un manifesto insieme a Confcommercio, Cgil, Cisl e Uil. Abbiamo inoltre organizzato un incontro con Confcommercio Roma, e grazie ai nostri sforzi congiunti abbiamo convinto il presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, a presentare ricorso alla Corte costituzionale contro il decreto del governo. Stiamo attendendo di sapere quale sarà il suo esito.
Da quali esigenze nasce la vostra posizione?
Il 95% delle aziende del commercio sono a conduzione familiare con qualche dipendente. Per Confesercenti e per la totalità degli operatori, non è possibile che una persona possa lavorare 365 giorni l’anno senza riposarsi mai. Se il governo volesse realmente tutelare la piccola e media impresa, dovrebbe prendere dei provvedimenti che vanno nella direzione opposta. Il decreto Monti distrugge i negozi al dettaglio.
Su quali basi si fonda il ricorso della Regione Lazio contro il decreto liberalizzazioni?
Le attività produttive sono una materia delegata alle regioni, cui spetta il compito di stabilire quali regole adottare. Il decreto liberalizzazioni invece ha tolto ai governatori la competenza di scegliere sulle aperture dei negozi.
Confesercenti aderisce quindi alle due iniziative dei sindacati, lo sciopero e l’invito ai consumatori a non acquistare in occasione di queste festività?
La nostra organizzazione aderisce allo sciopero indetto dai sindacati, e ovviamente se i consumatori non acquistano i negozi devono chiudere. Confesercenti invita i suoi aderenti a non lavorare non soltanto il 25 aprile e il primo maggio, ma in occasione di tutte le altre festività civili e religiose, come Ferragosto, Natale, Santo Stefano, Capodanno, Pasqua e Pasquetta.
Nel resto d’Europa i negozi sono aperti nei giorni festivi?
L’Italia è l’unica nazione europea in cui gli esercizi commerciali sono aperti in tutti i giorni domenicali e festivi. Qualsiasi affermazione in senso contrario è una menzogna.
Quali sono le attività commerciali rappresentate da Confesercenti?
Tutte le forme di commercio di vicinato, come negozi di abbigliamento, bar, ristoranti, benzinai, ambulanti, agenti di viaggio, alberghi, prodotti per la casa, supermercati, alimentari e mercati rionali.
Che senso ha chiedere a bar e ristoranti di restare chiusi con la città affollata dai turisti?
Bar e ristoranti hanno una normativa e abitudini completamente differenti, ed è giusto che questo tipo di attività restino aperte. Essendo pubblici esercizi, non sono stati coinvolti dal decreto liberalizzazioni del governo Monti e anche in passato hanno sempre lavorato sia il 25 aprile sia il primo maggio.
Fatta eccezione per bar e ristoranti, qual è la percentuale dei negozi di Roma che sono rimasti aperti per la Festa di Liberazione?
Il 25 aprile ho realizzato un sopralluogo nei diversi quartieri di Roma per verificarlo di persona. Nella periferia il 70/80% dei negozi sono rimasti chiusi. Nel centro storico, dove invece c’è più movimento turistico, è rimasto aperto il 40/50%, pur con delle notevoli differenze da zona a zona. Il Tridente, da via del Corso a via Condotti e via Frattina, ha un numero più elevato di saracinesche rimaste alzate. In altre zone del primo e del 17esimo municipio quelle abbassate sono più numerose.
(Pietro Vernizzi)