Ieri sera, intorno alle 19:00, alla stazione Termini di Roma un Frecciarossa che arrivava da Milano si è scontrato contro un altro convoglio proveniente da Salerno che stava a sua volta entrando in stazione. Per fortuna l’impatto è avvenuto a bassa velocità, ma ci sono stato sei contusi tra gli addetti di Trenitalia. Tra i passeggeri non ci sono stati feriti, ma alcuni hanno accusato dei malori per lo spavento. Poteva andare peggio, si dice ora, mentre si stanno ancora studiando le cause dell’incidente, che pare essere stato provocato da un oggetto lasciato sui binari. Su quanto avvenuto abbiamo raccolto il parere di Andrea Bicotti, esperto di trasporti.



Come si spiega un incidente del genere?

L’incidente non è grave, ma crea dei dubbi sulla sicurezza del sistema ferroviario italiano. Negli ultimi anni la manutenzione è stata ridotta e il responsabile di tutto ciò è senza dubbio Rfi, che gestisce la rete italiana. Si è investito in maniera importante nella rete Alta Velocità, ma forse nei nodi urbani e nella linea tradizionale si è un po’ tralasciato. Questo piccolo incidente è molto preoccupante, anche perché avviene due giorni prima dell’inizio del servizio di Italo, il treno di Nuovo Trasporto Viaggiatori. Anche loro dovranno utilizzare la rete di Rfi, società che è interamente gestita da Ferrovie dallo stato Italiane, il concorrente. Se fosse successo a loro come si sarebbe comportata Rfi? A chi avrebbe addossato la colpa? Per questo motivo è necessario creare immediatamente l’autorità dei trasporti. L’urgenza è ancora più urgente.



C’è qualche esperienza straniera da cui si potrebbe prendere qualche utile suggerimento?

La gestione della rete ferroviaria non è al top. Basta prendere il caso svedese, dove vi sono anche condizioni climatiche molto più avverse. Non vorrei fare l’avvocato del diavolo, ma due mesi fa l’Italia ferroviaria si bloccò completamente per quasi una settimana a causa delle condizioni del gelo. In Svezia il costo di gestione della rete per treno chilometro è il 30% in meno di quella italiana. È mai possibile questo? Se l’efficienza italiana si avvicinasse a quella svedese vi sarebbe un risparmio di un miliardo di euro l’anno. Non proprio briciole quando ogni singolo euro sta diventando essenziale per il bilancio del nostro Paese in difficoltà. Un altro sistema che si è riformato è stato quello inglese dove anche lì, i costi per la rete sono molto inferiori a quelli italiani. E gli incidenti, da quando vi è stata la riforma, sono molto inferiori a quelli italiani.



Fortunatamente non ci sono state vittime, ma sei feriti e un grande spavento per i passeggeri. Quello che ha stupito un po’ tutti è stata la gestione del dopo-incidente: sono stati allontanati i fotografi, si è impedito ai giornalisti di parlare con i feriti. Ma che cosa c’è da nascondere?

Il nascondere ai giornalisti è sempre un fatto sgradevole. Durante la gestione dell’emergenza gelo ci fu un comportamento analogo. Dalle notizie ai giornali non fu mai detto che venne chiusa la Bologna-Firenze in alta velocità e i treni dovevano passare per la linea tradizionale. È mai possibile che una tratta al 94% in galleria venga chiusa per neve e gelo? Anche in questo caso è necessario che l’autorità imponga regole diverse nella comunicazione delle notizie. Ai giornalisti e ai fotografi è doveroso e necessario lasciare fare il loro lavoro.

 

Dopo questo incidente c’è da avere dubbi sulla sicurezza dei treni in Italia e sullo stato delle Ferrovie italiane?

 

La tragedia di Viareggio è ancora molto viva nel ricordo degli italiani. In quel caso le conseguenze furono disastrose, ma anche i “piccoli” incidenti non sono da sottovalutare. Sono un segnale d’allarme. Sono un segnale che qualcosa nella nostra gestione della rete non va. Sono un segnale che forse altri esempi potrebbero essere presi dal sistema europeo. Per fortuna il Governo ci sta pensando. Ad esempio, la separazione tra rete e operatori ha portato negli ultimi anni in Inghilterra ad avere il sistema ferroviario più sicuro in Europa. E i costi, ripeto, della gestione della rete, sono inferiori a quelli italiani per treno chilometro.