Si è impiccato ieri nel suo negozio a Centocelle. Un artigiano 57enne ha lasciato solo un biglietto per spiegare il suo gesto “problemi economici insormontabili”. Sintomo della crisi economica che ha colpito i piccoli artigiani ma che fotografia di una categoria ormai dimenticata, soprattutto dalle giovani generazioni. Le difficoltà legate al credito e un percorsi scolastici non sempre utili, scoraggiano i giovani a intraprendere questa professione. Abbiamo chiesto per Il Sussidiario.net il parere del presidente del CNA, Erino Colombi.



Presidente Colombi, i sintomi della crisi sono tangibili.

Veniamo da tre anni in cui i nostri artigiani hanno resistito con coraggio ma ora la crisi ha lacerato il tessuto sociale e chi rimane solo non riesce a contrastare un momento così difficile. Nel 2011, solo nel Lazio, hanno chiuso oltre mille aziende artigiane: un sintomo allarmante causato dalla mancanza di concessione di prestiti da parte delle banche, il cosiddetto credito, senza dimenticare il forte calo della domanda e la stretta delle tasse varate nella Finanziaria. Noi vediamo nei fidi lo strumento di cerniera fra l’artigiano e le banche.



In altri tempi, avere le qualità per un “mestiere” manuale era un plus: oggi non più.

In questo momento c’è un grave appiattimento dei livelli qualitativi, conseguenza di una serrata competizione, anche scorretta, da parte di alcune categorie di imprenditori, spesso stranieri, che sfruttano la manodopera del loro paese. Avere certe abilità, oggi, paga ma sino ad un certo punto.

Come incentivare i giovani ad intraprendere questi tipi di professioni?

Anche i lavori si rinnovano. Parlare oggi di artigiani significa citare, ad esempio, tipografi che danno del tu all’informatica e alle tecnologie dell’avanguardia. Così come parlare di meccanici significa parlare di elettronica avanzata. E’ un mondo nuovo: non dobbiamo pensare all’artigiano che abbiamo conosciuto da ragazzi. E’ una professione tutta da reinterpretare, da reinventare e chi meglio dei giovani lo può fare?



Fattivamente, come è possibile reinterpretare la professione?

Per quanto riguarda i giovani noli stiamo seguendo da vicino gli start-up ed è un grande impegno trovare, in accordo con le banche, le risorse per permettere loro di partire. Purtroppo, va constatata l’alta mortalità delle piccole imprese che nascono: quasi il 50% entro un anno dall’apertura è costretta a chiudere. Noi, teniamo corsi e seminari per chi desidera iniziare: soprattutto dal punto di vista burocratico.

Ha degli esempi?

A Roma esistono centinaia di piccolissime case editrici, un caso editoriale, e grazie alla CNA e chi ci ha creduto, una cinquantina di queste sono riuscite a presentare alla “Festa del Libro di Grottaferrata le loro produzioni. Un altro caso riguarda quaranta artigiani laziali hanno presentato, a Dubai alla Fiera Internazionale dell’Edilizia, il progetto di un hotel ideato e progettato da giovani piccoli imprenditori.