Casa, ambiente, trasporti e mobilità, e tempo libero: mica si può liquidare come semplice mugugno la bocciatura, da parte dei cittadini italiani, dell’operato del proprio Comune rispetto a queste 4 aree; si tratta dell’esito del rapporto Sussidiarietà e…città abitabile. Che, nel dettaglio, rileva come, complessivamente, il voto dato ai servizi relativi non raggiunga la sufficienza: 5,17, su una scala che va da 1 a 10. Un’indagine effettuata su un campione rappresentativo proveniente dalle città italiane superiori ai 250mila abitanti. Che dimostra come, di convesso, il gradimento salga quando entrano in campo iniziative dal basso: tre quarti dei cittadini vedono di buon occhio interventi del terzo settore o del volontariato in settori quali casa, tempo libero e gestione del verde pubblico mentre addirittura il 90% degli intervistati si dice favorevole alle realizzazioni di abitazioni in housing sociale. Giancarlo Cremonesi, che era a Roma, assieme al sindaco Alemanno e al presidente della provincia, Zingaretti, alla presentazione del Rrapporto, ci svela le sue impressioni.



Di che cos’hanno bisogno le città italiane?

Mi sembra evidente che non siano più in grado, da sole, di far fronte alle esigenze dei cittadini. Sia dal punto di vista dell’erogazione dei servizi di base, che da quello della difesa delle fasce più deboli, in termini di welfare. Ora, posto che le risorse sono sempre di meno, mentre quelli che hanno bisogno sempre di più, mi pare che, anzitutto, vi sia, in tal senso, una strada facilmente percorribile. O, per lo meno, a “costo zero”. 



Quale?

L’educazione dei cittadini contribuisce a qualificare la spesa. Pensi, ad esempio, al problema della spazzatura o della pulizia delle strade: la nostra Città, dopo i giorni di festa, a differenza di molte altre, si trasforma in una pattumiera e pulirla è sempre molto costoso. Prendersi cura della propria Città, evitando di sporcarla, già di per sé farebbe risparmiare parecchie risorse. Che potrebbero essere utilizzate altrove. Il medesimo ragionamento potrebbe essere applicato al sistema idrico, energetico e via dicendo.

Questo sarebbe sufficiente per rendere le città più vivibili?



Si tratterebbe di un passo molto importante. Il cittadino, educato a sentirsi parte della propria comunità, tenta di preservarne al meglio i luoghi; come le società contadine di un tempo. C’era sempre qualcuno che, benché non fosse pagato per farlo, si occupava della manutenzione dei sentieri, delle linee tagliafuoco, di pulire il sottobosco o tenere in ordine gli argini dei fiumi. Ovviamente, questo non è sufficiente.

Cosa serve, allora?

Se lo Stato e le amministrazioni pubbliche non sono in grado di rispondere alla esigenze dei cittadini, è necessario coinvolgere, in quelle realtà preposte allo scopo, i cittadini stessi; nelle forme del volontariato, del non profit, ma anche senza storcere il naso nei confronti del profit. Ci sono una serie di realtà che troverebbero beneficio dall’apporto di capitali privati.

Per esempio?

Spesso, le amministrazioni pubbliche non sono in grado di occuparsi, in maniera adeguata, dei campi sportivi, dei musei o dei parchi pubblici. Sarebbe, quindi, opportuno affidarne la gestione ai privati. Consentendo loro, magari, di aprire contestualmente delle attività commerciali in quei contesti perché possano trovare la proposta allettante.

Perché i cittadini dovrebbero fare meglio dell’amministrazione pubblica?

E’ nel loro interesse migliorare il luogo in cui vivono. Laddove si tratti, inoltre, di imprenditori, necessariamente metterebbero in campo quelle strategie necessarie per garantire un servizio migliore a costi più contenuti. Per gli enti pubblici e per lo Stato, quindi, ci sarebbe un risparmio. Inoltre, a differenza di chi opera in un determinato settore tutti i giorni, spesso, chi governa, non è in grado di comprendere in tempo reale le modifiche che si rendono necessarie al servizio perché possa rispondere alle esigenze per le quali è stato istituito; la richiesta di cambiamento, di norma, non è recepita sino a quando non assume le forme della protesta.  

Non è detto, in ogni caso, che il privato faccia sempre meglio del pubblico

E’ vero. Guai, quindi, a sostituire monopoli pubblici con monopoli privati; detto ciò, sarà compito delle amministrazioni locali o centrali svolgere un’azione di indirizzo e di controllo, redigendo contratti d’alto livello e verificandone il rispetto. Possibilmente, attraverso la creazione, laddove non esistono ancora (come nel settore dei trasporti), di Autorità di controllo indipendenti. 

Si è parlato, nel corso della presentazione del rapporto, anche di housing sociale

Non credo che il problema possa esaurirsi nel far ottenere alle fasce più deboli della società abitazioni a costi contenuti, benché, ovviamene, sia un nobile scopo. Ogni categoria cui spettano queste abitazioni, infatti, necessita di una serie di servizi alla persona specifici: gli anziani, ad esempio, di avere i negozi nelle vicinanze, o luoghi ove incontrare persone della loro età, mentre i giovani di avere posti per studiare o fare sport. Anche in tal caso, la ricetta più efficace prevederebbe il coinvolgimento dei cittadini e dei privati. 

(Paolo Nessi)