Un bambino su due a Roma non trova posto nelle scuole dell’infanzia comunali. Su 20.745 domande per l’anno scolastico 2012/2013 solo 11.009 sono state accolte, di cui 9.649 a tempo pieno e 1.791 solo con orario mattutino. Mentre 9.892 richieste sono state respinte per mancanza di posti. Il Campidoglio quest’anno ha risposto mettendo a disposizione 14 nuove sezioni di scuola materna per i bambini dai tre ai sei anni. Dal 2008 a oggi Roma Capitale ha realizzato 17 nuove scuole dell’infanzia, per un totale di quasi mille posti. Per l’assessore comunale alla Scuola, Gianluigi De Palo, “in una città grande come Roma ne sarebbero necessarie molte di più. La giunta Alemanno ha molto chiaro quello che deve essere fatto e lo sta realizzando. Se chi ci ha preceduto avesse pianificato il settore educativo con maggiore lungimiranza, oggi non ci troveremmo a dover affrontare questa situazione”.
Assessore De Palo, che cosa intende fare per risolvere il problema delle liste d’attesa nelle scuole dell’infanzia?
Il Comune di Roma ha aperto 14 nuove sezioni e creato 500 posti in più rispetto agli anni precedenti. Il problema è che le politiche sull’educazione richiedono continuità nel tempo. In passato purtroppo quando si doveva “seminare” non è stato fatto. Si è pensato molto alla creazione di posti nell’asilo nido, dimenticandosi però il fatto che i bambini dal terzo anno in poi sarebbero andati nelle scuole dell’infanzia.
Che cosa vi impedisce di creare un numero di sezioni ancora maggiore?
Le difficoltà che incontriamo oggi sono legate al fatto che con il patto di stabilità, pur volendo aprire un numero ancora più elevato di sezioni, non abbiamo la possibilità di farlo perché abbiamo a disposizione fondi limitati per le assunzioni di personale. Si tratta quindi di un problema oggettivo, che sarebbe stato evitato qualora in passato si fosse “seminato”, cioè se a un numero di aperture di sezioni dell’asilo nido fosse corrisposto lo stesso numero di aperture della scuola dell’infanzia.
Quindi le 14 nuove sezioni non sono sufficienti?
In una città grande come Roma ne sarebbero necessarie molte di più. Noi abbiamo molto chiaro quello che deve essere fatto e lo stiamo realizzando. Se le amministrazioni che ci hanno preceduto avessero però pianificato con largo anticipo determinate dinamiche, sarebbe stato possibile incidere maggiormente. In questa fase invece noi possiamo solo gestire il problema cercando di “rincorrere” quello che non è stato fatto. Mi dispiace dunque che non si possano offrire risposte ulteriori, soprattutto per i cittadini e per le famiglie che sono una priorità.
Alemanno è in carica dal 2008. Non ha avuto il tempo sufficiente per pianificare una soluzione di ampio respiro?
Questo tipo di risposta è mancata negli ultimi 10-15 anni, e non certo negli ultimi quattro. Il problema è che in passato non esisteva un’attenzione al tema dell’infanzia come c’è oggi. Quello sui 9.892 bambini in lista d’attesa è comunque un numero gonfiato, perché la maggior parte delle famiglie fa comunque la richiesta d’iscrizione sia alla scuola dell’infanzia comunale sia a quella statale. Se poi la scuola comunale respinge la domanda, mandano i figli a quella statale e viceversa. La cifra ufficiale sugli esclusi è dunque sicuramente più elevata della realtà.
Come avete fatto ad aprire 14 nuove sezioni senza sforare il patto di stabilità?
Siamo ricorsi a una serie di ottimizzazioni delle risorse esistenti. Le difficoltà finanziarie subentrano soltanto nel momento in cui si rende necessario assumere del nuovo personale. Un Comune non può assumere tanto personale quanto vuole, e quindi si devono compiere delle scelte e delle valutazioni. Del resto le scuole dell’infanzia rispetto agli asili nido hanno dei costi inferiori. Bastava quindi un po’ di buona volontà e in passato sarebbero state possibili delle politiche di incremento del numero di posti. Era sufficiente trovare degli spazi e assumere il personale, senza la necessità di attrezzature particolarmente complicate.
Per quale motivo le richieste di iscrizione sono aumentate rispetto agli anni scorsi?
E’ possibile che ad aumentare sia stato il numero dei bambini nati, o che sia cresciuta la consapevolezza dei genitori sull’opportunità legata al fatto di mandare i figli all’asilo nido.
Il problema è esploso quest’anno o esisteva anche gli anni scorsi?
Questo problema c’è sempre stato. Quest’anno, a differenza del passato, il Comune di Roma ha pubblicato un comunicato anticipando e spiegando le cifre nel dettaglio. Ma un anno fa la situazione era identica a oggi.
(Pietro Vernizzi)