Il ministro dell’Ambiente Corrado Clini incontra i giovani per parlare di rifiuti e raccolta differenziata. Nell’aula magna della scuola media Luigi Settembrini di Roma, il ministro ha ricordato quanto sia bassa nella capitale la raccolta differenziata dei rifiuti, motivo per cui «si deve ancora usare la discarica, che è un modo primordiale di smaltirli». Rivolgendosi agli alunni, Clini ha detto di non capire come mai, «se la raccolta differenziata si fa a Copenaghen, o a Venezia, non si possa fare anche a Roma che è una città europea oltre che italiana». L’allarme rifiuti è però ancora alto nella capitale, dove nel giro di qualche mese potrebbero essere proprio le strade a dover accogliere le 4.000 tonnellate di rifiuti che i romani creano quotidianamente, come fu a Napoli qualche anno fa: il sindaco Alemanno si è nuovamente opposto alla realizzazione di una discarica a Corcolle, opinione condivisa dallo stesso ministro Clini, dal presidente della Provincia Zingaretti e dal ministro dei Beni Culturali, Lorenzo Ornaghi. Favorevoli al nuovo sito post Malagrotta sono invece il prefetto Giuseppe Pecoraro e la governatrice del Lazio, Renata Polverini, che vedono a Corcolle l’unica alternativa possibile allo stato d’emergenza. IlSussidiario.net ha chiesto quindi un commento a Giancarlo Longhi, Consigliere delegato di Eco Carbon, consorzio che si pone l’obiettivo di sviluppare nuovi modelli di business  per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili.



Longhi, cosa pensa della situazione romana?    

Effettivamente a Roma la raccolta differenziata stenta a decollare per tutta una serie di motivi che però non sono imputabili ai cittadini romani, come qualcuno può pensare, bensì a carenze organizzative dell’azienda. La capitale è certamente una città “difficile”, basti pensare alla complessità del centro storico, ma ci sono tanti altri quartieri in cui la raccolta differenziata può avvenire alla perfezione come in tante altre città italiane. Questo tipo di raccolta deve essere organizzata in base ad alcuni principi fondamentali che a Roma sembrano non voler essere applicati.



Per esempio?

Bisogna innanzitutto pensare alla gestione dei rifiuti che deve assolutamente derivare dalla possibilità di valorizzarli: nel 2004 proposi alle Nazioni Unite un termine, quello di “Urban Mining”, miniere urbane. Spiegai che i rifiuti, anche quelli urbani, possono essere valorizzati essenzialmente in due modi, come materia o come energia. Si tratta in sostanza di un processo ingegneristico, quasi da industria mineraria, che deve poter valorizzare come materia o come energia ciò che è presente nella cosiddetta “miniera urbana” dei rifiuti.

Quali sarebbero i maggiori benefici?



Si ottengono contemporaneamente tre operazioni importanti: non si getta niente in discarica, si valorizzano i rifiuti non spendendo soldi per lo smaltimento e si riducono le importazioni di combustibili fossili.  

Un progetto del genere è applicabile anche alla città di Roma?

E’ applicabile a qualunque città, ovviamente con maggiore e minore difficoltà. Come dicevo Roma è una città abbastanza difficile per la sua configurazione urbanistica, la sua dimensione e per tante altre peculiarità, ma un processo del genere avviene già in tante altre città, come Milano. Si tratta di ingegnerizzare il processo e ridurre le dimensioni dell’intervento, oltre a tutte altre azioni di comunicazione, sensibilizzazione e formazione, che parte appunto dalle scuole.

Cosa pensa della creazione di una nuova discarica a Roma che vada a sostituire quella ormai stracolma di Malagrotta?

La discarica è il nemico pubblico numero uno. Al giorno d’oggi esistono nuovi e tecnologici modelli di discarica in cui è anche possibile recuperare il gas da decomposizione, cioè il gas metano prodotto dai rifiuti, ma anche nel migliore dei casi non si arriva a recuperarne più del 25%. La discarica, così come è concepita oggi, cioè come un grande buco da riempire, è una vera stupidaggine. Un’ipotesi del genere può essere presa in considerazione per frazioni di rifiuti effettivamente residuali, per esempio il 5% del totale, ma non per il 40-50%, vale a dire quello che accade attualmente a Roma.

Per quanto riguarda la raccolta differenziata a Roma, il ministro Clini vorrebbe fissare l’obiettivo del 65% entro il 2014. Previsione utopistica o effettivamente raggiungibile?

Innanzitutto sarebbe opportuno non parlare più di raccolta differenziata ma di valorizzazione dei materiali, perché la raccolta è semplicemente un mezzo per arrivare alla valorizzazione e non un fine da raggiungere per chissà quale ragione etica. Quello del 65% può effettivamente sembrare un traguardo irrealizzabile, ma non è detto. La raccolta differenziata deve procedere a gradini ed essere organizzata nelle diverse frazioni: si comincia per esempio da tutta la plastica, poi la carta, il vetro gli ingombranti, i rifiuti elettronici e così via, e in questo modo si è arrivati al 35%. Aggiungendo l’organico, ecco che si tira fuori un altro 30%. Ecco perché in fondo non è così utopistico o sbagliato parlare di un obiettivo apparentemente impensabile come questo.

 

(Claudio Perlini)

 

 

 

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