Un sit-in “virtuale” di un quarto d’ora per protestare contro il blocco delle assunzioni e il taglio dei posti letto. E’ quello organizzato ieri dai medici dell’ospedale San Camillo di Roma, che ha richiamato l’attenzione dei carabinieri i quali hanno individuato gli organizzatori della manifestazione e identificato il professor Bruno Schiavo, sindacalista dell’Anaao per cui svolge il ruolo di segretario aziendale. Contattato da Ilsussidiario.net, il professor Schiavo sottolinea che “il taglio delle risorse ha provocato un sovraffollamento del pronto soccorso, con pazienti lasciati nei corridoi. La direzione generale dell’ospedale ha condiviso le nostre richieste, ma la Regione Lazio sembra orientata a respingerle, e questo nonostante il fatto che le nuove assunzioni non aumenterebbero la spesa. I neo-medici servirebbero infatti a coprire le prestazioni aggiuntive che sono comunque pagate dalla pubblica amministrazione”.



Da quali rivendicazioni è nata la protesta dei medici del San Camillo di Roma?

Nel 2009 sono stati tagliati 300 posti letto al nostro ospedale. La Regione Lazio ha introdotto un piano di rientro, una delle cui misure previste è la riduzione dei posti letto. Nell’applicarla ci si è accaniti particolarmente nei confronti del nostro ospedale che è il più grande di Roma ed è il centro di riferimento per tutte le patologie più critiche e d’emergenza. Un altro elemento fortemente negativo è stato il blocco del turn-over, con la mancata possibilità di assumere nuove risorse come medici e infermieri.



Quali sono state le conseguenze di questo provvedimento?

Il blocco delle assunzioni ha creato progressivamente una riduzione della capacità operativa dell’ospedale, che si è tradotta in un grande affollamento del pronto soccorso, come è emerso nel febbraio scorso sia al San Camillo sia in altre realtà sanitarie di Roma. Il pronto soccorso non è però l’origine del problema, ma la manifestazione del fatto che l’ospedale non produce più come un tempo. Su questo ingorgo si è cercato di provvedere con delle misure tampone. Sono stati per esempio allestiti dei posti letto nei corridoi dei reparti, e in questo modo il pronto soccorso è stato alleggerito, anche se non si tratta di una situazione tollerabile.



Quali altri problemi affliggono l’ospedale San Camillo in seguito alle mancate assunzioni?

E’ stato necessario ridurre e, in alcuni momenti della settimana, bloccare i ricoveri programmati. Le persone che si trovano a casa in attesa di un intervento anche importante, per esempio di chirurgia o neurochirurgia, non sono chiamate perché manca il posto.

 

Qual è la posizione della direzione generale in merito a queste criticità?

 

Da febbraio in poi le organizzazioni sindacali e la direzione generale hanno analizzato insieme il problema. Abbiamo condiviso un protocollo d’intesa per evidenziare i provvedimenti minimi da prendere, in termini di assunzioni e di riaperture di posti letto per fronteggiare l’emergenza. La direzione generale, che all’inizio era scettica, alla fine ha condiviso la necessità irrinunciabile dei contenuti delle nostre richieste. Soddisfarle spetta però ora alla Regione Lazio, e in attesa di una presa di posizione che speriamo sia favorevole, ieri abbiamo organizzato un breve sit-in.

 

Che bisogno c’era di un sit-in, dal momento che la direzione dell’azienda sanitaria ha dichiarato di condividere i vostri obiettivi?

 

La Regione, pur non essendosi espressa formalmente, ha fatto capire che non può concedere nulla in più e che al massimo può rimandare a una decisione del ministero della Salute. La palla quindi si sposta ulteriormente, e andiamo verso un percorso infinito che non porterà a nulla. Alla luce dell’urgenza di una soluzione e del ruolo strategico dell’ospedale San Camillo, riteniamo che la Regione possa darci le piccole cose che chiediamo. Siccome però la risposta tarda e sembra sarà negativa, abbiamo deciso di fare sentire la nostra voce, sempre in termini molto civili e senza danneggiare la continuità nell’erogazione dell’assistenza.

 

Quanto verrebbe a costare alla Regione soddisfare le vostre richieste?

 

Le nuove assunzioni e l’ampliamento dei posti letto non aumenterebbe la spesa per il personale sostenuta nell’anno precedente. Nel passato recente, per tamponare il blocco del turn-over si è fatto ricorso alle cosiddette “prestazioni aggiuntive”. I medici erano pagati 70 euro l’ora per queste attività in più, contro i 35 euro l’ora necessari per un neoassunto. Si sono quindi messi in atto dei meccanismi perversi e incomprensibili. Il paradosso è che in una fase di tagli la spesa per beni e servizi è aumentata del 30% portando l’ospedale a una grave crisi.

 

(Pietro Vernizzi)