Una discarica è una bomba biologica a orologeria pronta a esplodere anche cento anni dopo essere stata chiusa definitivamente. E Corcolle si trova proprio nella zona est che alimenta di acqua potabile l’intera Capitale, per di più nelle vicinanze di siti archeologici che tutto il mondo ci invidia come Villa Adriana. Senza escludere ovviamente quello che potrebbe accadere in caso di eventi imponderabili come i terremoti, sempre più all’ordine del giorno anche in zone non sismiche del nostro Paese. Ad argomentarlo è Rodolfo Cecchi, professore di Ingegneria ambientale all’Università di Modena, dopo che il governo ha dato il benservito al commissario straordinario per l’emergenza rifiuti, Giuseppe Pecoraro, sostituendolo con il prefetto Goffredo Sottile. Per Cecchi la conseguenza è una sola: costruire una discarica a Corcolle è la peggiore delle soluzioni possibili, anche perché da un punto di vista tecnico non mancano certo le alternative.
Professor Cecchi, in che modo va affrontata l’emergenza rifiuti?
Innanzitutto una premessa. In tutte le cose umane, qualunque iniziativa intraprendiamo, esiste un rischio. Le possibilità tecniche per ridurlo il più possibile ci sono, anche se vanno di pari passo con le spese da sostenere. A questo livello entra in funzione l’uomo, cioè colui che deve realizzare l’intervento come è stato programmato.
Quanto è pericolosa una discarica?
Una discarica è uno dei metodi per eliminare, occultare o mettere da parte il surplus della vita umana, ma ritengo che non sia uno dei migliori. Ha infatti una vita biologica lunghissima, al di là dei tempi di sorveglianza e di affidamento all’uomo, continua a essere una bomba a orologeria anche molto tempo dopo essere stata definitivamente chiusa.
Quanto tempo ci vuole in media?
Si sfiora il secolo, e andare ad affidarsi a una discarica presenta quindi i suoi rischi, come del resto tutti i metodi di abbattimento dei rifiuti. Veniamo allo specifico di Roma … Il punto individuato per la nuova discarica si trova nell’area più delicata della Capitale, cioè il quadrante est che rifornisce di acqua potabile l’intera Urbe, e dunque è una delle zone più sconsigliate per interventi di questo tipo.
Lei quindi è contrario a Corcolle?
Per usare un eufemismo, non mi sembra l’idea migliore, e questo al di là dell’impatto per la vicinanza di siti archeologici come Villa Adriana, importanti per il nostro Paese e sotto l’occhio del mondo intero.
Può fare un esempio di ciò che potrebbe accadere?
Per quanto si utilizzino le tecniche più avanzate, è facile immaginare che cosa può avvenire in occasione di un evento sismico. Io vivo e lavoro a Modena, e ho visto con i miei occhi che cosa si verifica in queste circostanze. A Rivara, proprio nella zona dell’Emilia-Romagna dove il sisma ha sviluppato maggiormente la sua energia, era in progetto un deposito sotterraneo di gas. Un tempo si poteva essere meno preoccupati, oggi invece le percezioni di tutti, sia dei cittadini sia degli addetti ai lavori, è certamente cambiata.
Le discariche però non esplodono …
Sì, ma quando si realizzano grandi impianti per lo stoccaggio e il trattamento dei rifiuti, occorre mettere in conto il cosiddetto imponderabile. Se si verificano fenomeni violenti, di tipo sismico o di altra natura, in una zona che per la Capitale è delicata dal punto di vista idrico, si tratta di un rischio in più da valutare. Altre zone attorno a Roma sono sicuramente più adatte. Sempre che non si voglia optare per soluzioni di diverso tipo.
Quali in particolare?
Occorre affidarsi a un insieme di varie soluzioni. Sarebbe bene innanzitutto incoraggiare il recupero, in quanto tutti i rifiuti dovrebbero essere trattati o trasformati in una sostanza gassosa che possa poi essere riutilizzata per produrre energia. Le reti di raccolta differenziata non risolvono la questione, però educano i cittadini a considerare il problema dei rifiuti e realizzano delle utili economie. Le discariche non vanno abolite del tutto, ma realizzate solo nei luoghi più idonei e meno a rischio. I rifiuti possono essere trattati meccanicamente e biologicamente.
In che modo?
Per esempio per produrre energia tramite la biossidazione a freddo. Si possono inoltre gassificare, in ultima ratio si possono anche utilizzare come combustibile negli inceneritori. Questi ultimi sono sempre malvisti perché producono delle emissioni in atmosfera. Occorrerebbe però riflettere sul fatto che una discarica, per quanto realizzata a regola d’arte, emette nel sottosuolo ed è molto più difficile da controllare se non a danno avvenuto. Dal momento che invece è sotto gli occhi di tutti, e in parte tutti lo temono, un inceneritore può essere tenuto molto più sotto controllo.
(Pietro Vernizzi)