La Provincia di Roma ha recentemente condotto un’indagine in collaborazione con il Dipartimento di Psicologia dell’Università La Sapienza per capire quali siano i livelli di abbandono scolastico nella capitale, quali i fattori di rischio, quali quelli protettivi e infine quali le tipologie di intervento per contrastare il fenomeno. Il progetto sperimentale, denominato “Gli ultimi per primi”, è stato realizzato su un campione di 12 istituti caratterizzati da vari indirizzi per un totale di oltre 1000 ragazzi coinvolti. Come ha fatto sapere la stessa Provincia di Roma, l’obiettivo principale è riuscire a «delineare strumenti e procedure da applicare in maniera sistematica prioritariamente nelle classi del biennio delle scuole secondarie di secondo grado, dove il tasso di dispersione può toccare anche il 30%». I dati che emergono dallo studio evidenziano che il municipio con il più alto tasso di bocciati è il V (19,06%), seguito dal VII (17,5%), VIII (17%), XIX (14,74%), X (12,76%) e XI (12,69%), mentre quello con la percentuale minore è il XV (1,96%), seguito dal III (6,04%) e dal II (6,13%). L’assessore alle Politiche della Scuola della Provincia di Roma, Paola Rita Stella, ha spiegato che intraprendere il progetto si è reso assolutamente necessario dopo aver notato «che erano troppi i ragazzi che non arrivavano alla fine del percorso didattico, e dovevamo impegnarci benché fossimo un piccolo ente e non avessimo una competenza specifica». La Provincia si è quindi impegnata, «oltre a fornire edifici scolastici sicuri e in linea con gli standard europei, anche a dare un supporto all’istituzione scolastica per migliorarne il sistema, puntando i fari su due grandi temi come l’orientamento e la dispersione scolastica, ancora molto alta soprattutto nel passaggio tra il primo e il secondo anno delle superiori». Il progetto pilota, che prende in considerazione gli anni scolastici 2009/2010 e 2010/2011, oltre a quelle dei bocciati ha evidenziato anche le percentuali dei ripetenti, mostrando che il V municipio risulta ancora una volta quello con il dato peggiore (9,54%), seguito dal VIII (8,80%) e dal XIX (8,22%). Il tasso più basso si registra invece nel XV (1,27%), il II (1,96%) e il III (2,08%). «È necessario mettere in campo al più presto non solo interventi idonei ad innalzare il livello medio di qualità dell’istruzione e formazione dei giovani – ha dichiarato ancora l’assessore Stella – ma anche a recuperare la dispersione scolastica, vera emergenza sociale, non più tollerabile per i suoi risvolti sociali, economici e umani». IlSussidiario.net ha quindi chiesto un commento a Tiziana Pedrizzi, dirigente scolastico e ricercatrice dell´Agenzia Nazionale per lo Sviluppo dell´Autonomia Scolastica, la quale comincia subito con il dire che «il sistema scolastico della città lascia alquanto a desiderare. La scuola romana si sta dimostrando sempre più un problema e non è un caso che, in attesa dei dati riguardanti l’INVALSI, il centro delle contestazioni al Servizio Nazionale di Valutazione si trovi proprio a Roma. Ritengo che gli insegnanti romani siano completamente fuori controllo e che vogliano nonostante tutto continuare ad esserlo».



Queste bocciature potrebbero anche rappresentare lo specchio della realtà, spiega ancora la Pedrizzi, «però sappiamo che gli esiti scolastici dipendono moltissimo dall’orientamento delle scuole. L’unico modo per cercare di normalizzare la situazione è quello di dare dei punti di riferimento attendibili: se una scuola ha lo stesso livello nella prova standardizzata esterna di terza media o il doppio rispetto a una scuola che ha lo stesso livello, significa che boccia troppo oppure che quell’altra boccia troppo poco. Finché non c’è uno specchio esterno capace di evidenziare i punti critici, ognuno può fare quel che vuole perché nella valutazione degli insegnanti, che è sempre un elemento soggettivo e imponderabile, ci sono anche scelte diverse: c’è chi vuole fare una scuola più “accogliente”, come viene chiamata oggi, cioè più facile, e c’è chi vuol fare una scuola più seria usando maggiormente la bocciatura. Entrambe le scelte possono essere legittime, ma dovrebbero avvenire alla luce di un controllo che evidenzi con chiarezza che un istituto che ha sostanzialmente lo stesso livello di studenti boccia di più o di meno».



Invece nella situazione attuale, spiega ancora la Pedrizzi, «ci sono rappresentanti dei docenti, sostenuti anche da una parte del mondo politico, che stanno combattendo strenuamente per non mettere la prova standardizzata nella maturità e si apprestano a fare una grande campagna per levarla dalla terza media. Avere quindi i controlli di cui parlo è l’unico modo per rendersi conto delle politiche che le scuole fanno e che sono libere di poter fare, e che le famiglie, se d’accordo con l’impianto educativo, possono liberamente scegliere. Ma senza un ordine e una chiarezza, tutto resta come sempre opinabile, discutibile e pertanto fuori controllo».  



L’assessore Stella ha anche fatto sapere che se l’obiettivo di Lisbona 2020 «è di scendere sotto il 10% di dispersione scolastica, noi siamo tra il 16 e il 18%, in linea con la media della regione Lazio». In vista di misure atte ad abbassare ulteriormente questo livello, secondo Tiziana Pedrizzi è necessario fare molta attenzione, perché «si potrebbe ottenere l’effetto peggiore, cioè non bocciare ma anche non insegnare. E’ vero, i nostri giovani hanno meno voglia di impegnarsi perché vivono in una società nella quale pensano di poter stare bene anche senza faticare studiando. Non so se nei prossimi decenni questo trend continuerà, ma d’altro canto bisogna anche dire che la scuola non asseconda sufficientemente quei ragazzi che mostrano particolari vocazioni operative, in particolare nei confronti del lavoro. Questi ragazzi bocciati sono spesso coloro che vorrebbero lavorare di più e avere un impegno professionale, mentre invece si ritrovano ad affrontare ore e ore di materie teoriche rispetto alle quali non provano alcun interesse».   

 

(Claudio Perlini)