Finalmente sono state stabilite le date: il Festival del Cinema di Roma si terrà dal 9 al 17 Novembre. L’assemblea dei soci oggi ha dato parere favorevole al bilancio, 11 milioni di euro, e al programma per la nuova edizione presieduta da Paolo Ferrari con Marco Muller, ex direttore della Mostra del Cinema di Venezia, direttore artistico in pectore. Il Presidente della provincia Nicola Zingaretti ha poi fatto sapere che Roma Capitale sosterrà tutte le spese necessarie che non rientrino nel budget previsto e non coperte da sponsor o da enti pubblici. La riunione, svoltasi oggi, ha stabilito che le date, seppur non ratificate, saranno quelle scelte dal neo direttore Marco Muller. Il Cda le renderà note solo mercoledì in accordo con il Ministero dei Beni Culturali e il Festival di Torino. Che c’entra Torino? Il Festival che si svolge nella città della Mole Antonelliana dovrebbe tenersi, più o meno, nei giorni in cui si è deciso che inizi la kermesse cinematografica di Roma e questa concomitanza ha causato qualche magugno da parte del sindaco torinese, Piero Fassino e il direttore del Festival, Gianni Amelio. “Ogni Festival cerca il periodo di maggior visibilità possibile anche a scapito di altri- dice il giornalista cinematografico, Beppe Musicco- Ricordo che il Mifed, il Mercato Internazionale del Cinema e dell’Audiovisivo di Milano è scomparso dopo che il Film/Art di Los Angeles ha riposizionato le proprio date a ridosso di quelle milanesi, provocandone la chiusura. Come sempre, vige la regola del più forte e Torino sarà costretta a subirne le conseguenze o a riposizionare le proprie date”.



Quanto è contata la richiesta di Muller di spostare le date oppure lei pensa che sia un fatto di opportunità, come è stato detto, per poter ottenere maggior visibilità in concomitanza con alcune prime mondiali?

Marco Muller è arrivato, dalla Mostra di Venezia, a seguito di un periodo di grandi discussioni, anche politiche, causate dalla scelta di non riconfermare Piera Detassis. Le ragioni, a detta di molti, sarebbero giustificate dalla grande visibilità internazionale di cui gode Muller e, di fatto, chi doveva decidere le date si è di fatto piegato alla sua volontà



Quale sarà, secondo lei, il valore aggiunto che porterà Muller a questa edizione della kermesse?

E’ difficile fare una previsione. Piera Detassis aveva fatto un ottimo lavoro cercando di imprimere alla manifestazione un’impronta che la distinguesse da Venezia, vicina temporalmente e forte per nome e tradizione. Muller che è stato fortemente sostenuto dai politici della Regione Lazio, avrà il compito di renderlo ancora più visibile in campo internazionale, considerando anche i suoi legami con il filone del cinema asiatico.

Il Festival di Roma si è conquistato uno spazio in pochissimo tempo. Come spiega questo successo fulminante?



Ancora molti si interrogano sull’utilità di una manifestazione come quella di Roma e di come si sia inserita nel contesto dei festival italiani. Forse anche perché la kermesse della capitale è riuscita a scalfire la visibilità e l’egemonia  di Venezia visto che molte major hanno scelto, negli anni passati, di partecipare al festival di Roma, ignorando la mostra della laguna. Su Torino, la ricaduta può risultare, però, devastante poiché, sebbene abbia un ottimo direttore artistico come Gianni Amelio, si tratta di una manifestazione di nicchia che non può certo competere con i budget messi in campo da Alemanno e Zingaretti.

Lei pensa che Roma, o entro questa edizione o entro la prossima, possa uguagliare Venezia?

Venezia è il festival più antico del mondo e sebbene sia decaduto negli ultimi anni, facendosi surclassare non solo da Cannes ma anche dalla Berlinale, ha ancora un suo fascino. Quella di Roma è una manifestazione molto giovane e non ha alle spalle la storia e l’infinito prestigio della mostra di Venezia: passerà ancora molto tempo prima che avvenga il sorpasso.

Quali sono le differenze nei contenuti fra Roma e Venezia?

Roma si è mossa su più fronti: ha cercato di differenziarsi con pellicole meno Hollywoodiane, cercando opere più autorali ma si è anche avvicinata a film che fossero affini al pubblico televisivo. Muller, però, forte delle direzioni di Locarno e Venezia, ha una politica differente e mira a salire di grado offrendo pellicole ancora più culturalmente avanzate. La competizione, quest’anno, sarà più smaccata e quindi più agguerrita.

Come combattere l’agguerrita concorrenza di festival internazionali come Cannes, Toronto, New York o Abu Dhabi?

A mio parere, in Italia ci sarebbe spazio per un solo grande festival internazionale, in grado di competere con le manifestazioni più prestigiose. Avere due poli come Roma e Venezia non aiuta perché disperde pubblico e dimezza le energie: i colossi internazionali della cinematografia devono scegliere, per motivi puramente economici, dove poter presentare le anteprime e questo significa penalizzare o l’una o l’altra manifestazione, indebolendole entrambe. Per le major americane, addirittura, la scelta viene fatta, non solo fra Roma o Venezia, ma includendo anche Cannes o Berlino. 

(Federica Ghizzardi)