L’emergenza rifiuti che sta colpendo in questi ultimi giorni Roma e il Lazio sembra aver trovato una soluzione quantomeno temporanea. La discarica di Malagrotta, destinata alla chiusura ormai da anni, sarà tenuta aperta per i prossimi sei mesi, mentre parte dei rifiuti verranno trasferiti in Emilia per essere smaltiti. E’ questa la decisione che sarebbe stata presa dopo l’incontro di ieri tra il commissario governativo per l’emergenza Goffredo Sottile e i responsabili degli enti locali, nonché il sindaco di Roma e i presidenti di provincia e regione. Sembra scartata dunque l’ipotesi di inviare i rifiuti in Olanda e in Germania, visto che i costi sarebbero maggiori. Un nuovo vertice tra Sottile e il presidente della Regione Lazio è previsto nelle prossime ore. IlSussidiario.net ha contattato il direttore generale del Gruppo Hera Roberto Barilli, gruppo che si occupa di smaltimento dei rifiuti proprio in Emilia-Romagna dove dovrebbero essere trasferiti parte di quelli laziali. “La possibilità di costruire un sistema di smaltimento dei rifiuti esiste” ha detto ” se solo c’è la volontà politica e industriale. Il buon senso e la politica seria queste cose le rendono possibili”.
Direttore, come giudica la situazione che si è verificata in Lazio in merito allo smaltimento dei rifiuti.
Lo smaltimento dei rifiuti non è qualcosa che si può improvvisare. Noi ad esempio del Gruppo Hera abbiamo affrontato questo tema una decina di anni fa costruendo sei nuovi impianti e pensando ai prossimi vent’anni. Ma allora non si era in una situazione di emergenza come quella attuale nel Lazio.
Ecco, una nuova emergenza dopo quella campana. Come mai queste emergenze rifiuti? Una cattiva politica di gestione del problema?
Meraviglia vedere come si stia ripetendo una situazione che purtroppo non è una novità nel nostro Paese. Secondo me c’è dietro una non politica di gestione. Questo è oggi un problema scomodo perché la termovalorizzazione è strumentalmente e molto demagogicamente combattuta e quindi ci sono tanti progetti che non partono. Ripeto, noi siamo riusciti nel nostro territorio in modo brillante ma non erano tempi di emergenza come questi.
Cosa fare adesso per risolvere l’emergenza Lazio?
Da un punto di vista pragmatico il modo per affrontare la situazione è individuare una discarica almeno in parte provvisoria, e spostare i rifiuti da un’altra parte dove si possano smaltire in modo corretto. Quindi fare rapidamente una pianificazione per un futuro che vuol dire qualora si raggiungessero percentuali del 50, 60% c’è bisogno di un grosso impianto di termovalorizzazione che però hanno bisogno di due o tre anni per essere messo a punto.
Dunque emergenza, ma anche pianificazione per il futuro.
Certo, la soluzione temporanea assolutamente, nel frattempo però anche per portare la raccolta differenziata a livelli europei bisogna realizzare un moderno sistema di smaltimento che potrà funzionare come detto fra due o tre anni. Bisogna poi decidere oggi cosa fare in parallelo alle situazioni tampone.
Voi operate in Emilia, dove si pensa di portare parte dei rifiuti laziali.
Per due terzi la nostra struttura opera in Emilia-Romagna, da Modena fino a Bologna, Forlì, Ravenna e Rimini e abbiamo delle partecipate in Umbria. Questa è la nostra area storica.
Avete avuti dei problemi per il terremoto?
No. La politica di gestione in questi territori ancora prima di Hera, già dalla fine degli anni 70, era ben strutturata. C’erano per l’epoca moderni impianti poi sostituiti con tecnologia a bassissimo impatto ambientale. Siamo dodici volte sotto i limiti consentiti ed è stata concepita dieci anni fa per i prossimi venticinque anni, dunque siamo sicuri. Nel frattempo abbiamo una percentuale di raccolta differenziata che supera il 50% ogni 90% di materiale che viene recuperato e riavviato al riutilizzo. Vede, queste sono cose che si possono fare se c’è la volontà politica e industriale.
Immagino ci voglia una buona collaborazione con gli enti locali.
Certo, d’altronde quelle delle ex municipalizzate nella storia italiana non sono collaborazioni: i comuni sono i nostri padroni, sono azionisti di maggioranza. Queste strutture dal mio punto di vista non si possono lasciare gestire ai privati. Per quanto io sia un privato ha anche uno scopo, non solo quello di far bene i nostri conti, ma di fare un servizio al territorio in cui opero.
E perché nel Lazio o in Campania questo sistema sembra non funzionare?
E’ difficile dare una risposta. Ci sono state soluzioni nel passato che sono state di comodo, il problema ha bisogno di un sostegno politico importante. Anche da noi ci sono comitati contro le discariche perennemente inazione, ma il buon senso e la politica seria queste cose le rendono possibili però bisogna affrontarle per tempo, ci vuole una industria che è capace e attrezzata.